L’incertezza, prima di tutto, a dispetto del calciomercato, delle trattative che storicamente caratterizzano la composizione e la rigenerazione della scena dilettantistica e di una dead-line oggi più vicina che mai. A fronte di un’emergenza da Covid-19 che perdura in ogni ambito della società civile – basti pensare all’annosa questione legata alle scuole e ai Centri Estivi dedicati a bambini e ragazzi – il calcio, bergamasco o lombardo che sia, vive di un’inevitabile stagnazione, a fronte delle criticità di tipo economico e gestionale. In un silenzio che, almeno apparentemente, suona prolungato e inaspettato, forse soverchiato da una voglia di ripartenza che trova nelle vicende del calciomercato l’espressione più immediata, il Presidente del Bergamo Longuelo, Fabio Locatelli, prova a rompere gli indugi, focalizzando l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori sui rischi, sul breve e sul lungo termine, e sulle incognite. Il tutto, nella testa e nelle parole di Locatelli, deflagra dinanzi all’ultimo Comunicato emanato dal C.R.L. e che ha portato in dote le date dell’avvio ufficiale della stagione. 13 settembre 2020 per le manifestazioni di Coppa e 27 settembre per tutti i campionati regionali, a fronte dei nove giorni, ricompresi tra il 23 e il 31 luglio, concessi per l’iscrizione ai tornei di Eccellenza, Promozione e Coppa Italia.
Dunque Pres, il peggio è scampato e il calcio può ripartire. Il Bergamo Longuelo sarà regolarmente al via della prossima stagione?
“Nei colloqui e negli incontri che abbiamo organizzato nell’ultimo mese abbiamo illustrato, specialmente davanti alle famiglie dei nostri tesserati, gli scenari cui saremmo potuti andare incontro. Con il 13 luglio, con l’ufficializzazione delle date della prossima stagione, abbiamo scoperto che l’avvio è dietro l’angolo e non sappiamo ancora quel che più mi preme, ovvero il COME ripartiranno i campionati. Tutto appare più nebuloso che mai, senza quelle linee-guida che diventano fondamentali nel momento in cui le società devono delle certezze ai ragazzi della prima squadra, a bambini e ragazzi del settore giovanile e ai loro genitori. Gli accordi che abbiamo preso sono ben precisi: a Longuelo tutti sanno che potremmo pure interrompere l’attività. Eppure, in Federazione sembrano interessare ben altri tipi di accordo. Le modalità di iscrizione, le modalità di pagamento, due date – il 13 e il 27 settembre – che non sembrano nemmeno presupporre che per avvicinarle al meglio serviranno strutture, materiale sportivo e preparazione precampionato”.
A dirla tutta, dell’emergenza da Covid-19 c’è una traccia, in termini di contributo, stilato categoria per categoria. Ma basterà per tornare alla vita di tutti i giorni?
“Premesso che l’emergenza non è ancora finita, basti pensare alla chiusura del Centro Estivo romano emersa qualche giorno fa, o la quarantena che ha colpito il gruppetto di bambini in un Centro Estivo di Nembro, a seguito di un caso positivo, ci sono delle problematiche che necessitano della massima attenzione e delle quali credo che un po’ tutte le società possano farsi portavoce. Ad oggi, veniamo chiamati, in modo perentorio, a sottoscrivere le iscrizioni, dal 23 al 31 luglio nel caso della prima squadra e dal 23 luglio al 07 agosto nel caso di Juniores e Allievi regionali, pur non avendo in mano alcuna linea-guida. Non ci sono protocolli che ci dicano qualcosa sul come ripartire. Ho interpellato direttamente la Federazione, di stanza a Milano, chiedendo lumi, ma la risposta è stata abbastanza chiara: al momento non sono in grado di dirci quando usciranno i nuovi protocolli, ma di certo c’è che la Federazione si è detta favorevole a restare al fianco delle società. Ora, ringrazio la Federazione che si mette dalla nostra parte, ma al di là di dirlo, concretamente cosa potrà e cosa vorrà fare? Se dovesse verificarsi un contagio, si sostituirà a me, a noi presidenti, davanti a una responsabilità penale? Seguendo il protocollo-scuola, che prevede aule con al massimo 15 ragazzi, può garantire che all’interno dei nostri spogliatoi potremo mettere 20-21 giocatori? Come ci ha appena suggerito il caso di Nembro, con una positività di mezzo, dobbiamo mettere in quarantena quante persone? Tutti, o non dobbiamo mettere in quarantena nessuno? Dal mio punto di vista, avere risposta a queste domande sarebbe un buon primo passo. Resta che, ad oggi, prendersi delle responsabilità, per correre questo tipo di rischio, vale un salto nel buio; è un qualcosa cui un presidente vorrà difficilmente esporsi. Per quel che mi riguarda, da presidente, sono stato sempre abituato a fare delle scelte, giuste o sbagliate che siano. Ma in questo caso, essere chiamati a fare delle scelte, poggiandosi sul nulla, è come giocare d’azzardo, puntando sul rosso o sul nero. Senza le dovute rassicurazioni sugli spogliatoi, potremmo pure dimezzare le squadre, passando dalle 12 alle 6 squadre. E allora sì che diventa fondamentale conoscere i destini, e i protocolli, cui andremo incontro”.
Laddove, come trapela da più parti, l’input del 13 e 27 settembre sia partito da Roma, non trovi che si sia fatto troppo poco, fino adesso? A forza di rinviare ogni decisione definitiva sui destini della stagione scorsa, non c’è stato tempo per pensare e programmare il futuro.
“Tutto ciò che è accaduto fin adesso è da ricondurre all’attività che non c’è stata, che è stata interrotta a metà. Di mezzo ci sono quattro mesi di stop, di mancata attività calcistica. La ripartenza è stata ora fissata, nulla di nuovo sembrerebbe, eppure con pochi giorni a disposizione dobbiamo muoverci, come se nulla fosse. Non è un caso che fino a poco tempo si sia parlato soprattutto di gennaio quale momento utile alla ripartenza. Poi si è detto ottobre-novembre, secondo la traccia suggerita dalla parentesi fissata dalla Federazione per il mercato e i tesseramenti. Improvvisamente, sono arrivate le date del 13 e 27 settembre: sono talmente vicine che, dinanzi alle linee-guida, ci ritroveremo con un bel terno al lotto da gestire. Chi mi garantisce come andremo in campo? Perché uscire con queste date, quando non è stata data la minima garanzia? Non vorrei che tutto questo fosse stato fatto per dare una parvenza di ripartenza, dal valore più simbolico che pratico, quando, al contrario, non si dispone di nulla di certo. Tante rassicurazioni, almeno a parole, ma poi c’è il sentore di essere trattati come cavie, cui toccherà risolvere da sé le grane. Ora le iscrizioni, poi ci sarà l’acquisto del materiale: ma se la stagione dovesse saltare nuovamente? Come potranno cautelarsi le società? Si badi che la questione non è prettamente danarosa; anzi, la questione economica, dinanzi alla altre problematiche, rappresenta l’ultima cosa, per quel che mi riguarda. Ma almeno ci aspettiamo che qualcuno ci dica come muoversi, in base a un ventaglio di scenari che questa emergenza tiene aperti. Ecco, forse è giunto il momento che anche le società pretendano, dato che i toni utilizzati nel Comunicato, con quel “perentorio” così ricorrente, non mi sono affatto piaciuti”.
E’ plausibile, secondo te, che dietro il silenzio delle società sussista una certa deferenza, nei confronti delle istituzioni? O c’è dell’altro?
“A livello di contatti privilegiati, più personali, con addetti ai lavori della zona o della Promozione, ho avvertito la stessa preoccupazione e la stessa perplessità in altri presidenti e altre figure apicali. E’ pur vero che l’incertezza è tale che la stessa lettura dei Comunicati diventa ambigua e un po’ cervellotica. Si ha paura a prendere posizione, perché tutto resta più che mai in sospeso. Eppure, se è vero che abbiamo voglia di ripartire, per continuare a credere nel calcio, in una passione che impone sacrifici, portando via tempo e denaro, serve primariamente metterci la testa: leggere bene tutti i Comunicati e, nel limite del possibile, provare a fare fronte comune, così da compattare il mondo delle società e portar avanti le stesse istanze. L’interrogativo è anzitutto uno. Dato che a più riprese, senza precise linee-guida, ricorrono sempre più spesso formulette del tipo “Se le condizioni lo permetteranno”, “Fatto salvo eventuali sviluppi sulla questione Covid”, “Laddove possibile”, chiediamo, e chiediamoci, a cosa andremo incontro, se… NON fosse possibile”.
Nikolas Semperboni