Dave Douglas si presenta alla città. Stasera al Donizetti  il trombettista americano, neo direttore artistico di Bergamo Jazz, si esibisce col suo quartetto (Jon Irabagon sax tenore, Matt Wilson piano, Linda Ho  contrabbasso, e Roy Roston batteria) nell’ambito di Bergamo Scienza. In uno stimolante “affiancamento con le diverse iniziative culturali della città” come hanno sottolineato l’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti e il presidente dell’associazione Bg Scienza Mario Salvi. Dave Douglas continua il percorso musicale intrapreso nel 2006 da Uri Caine, amico e sodale artistico del nuovo direttore, abbastanza recente il loro cd “Present Joys”, e proseguito da Paolo Fresu ed Enrico Rava. “Sarà un festival che cercherà di coinvolgere musicisti di respiro internazionale in una sfida che è anche un incrocio di tutte le correnti musicali” ha esordito Douglas e ha continuato spiegando che “i concerti si terranno non solo al Donizetti e al Sociale ma anche in varie zone della città. ”Comunque i musicisti invitati sapranno esprimersi secondo la propria identità personale. Non proporrò musicisti secondo la mia idea di jazz ma coloro che sono capaci di proporre un’ispirazione progressiva della musica. Ogni jazzista manipolerà la sua performance secondo la propria ispirazione, oltre gli stili e le correnti musicali. Insomma deve prevalere l’individualità di ciascun jazzista. Anche perché il jazz non è una affermazione musicale limitativa”. Nel frattempo, in attesa della presentazione ufficiale di Bergamo Jazz 2016 che si svolgerà  dal 17 al 20 marzo, dopo Bergamo Film Meeting, Douglas ha già invitato  due pianisti (Geri Allen e Kenny Baron) che proporranno due distinti progetti appositamente per il festival. Dave Douglas, nato nel 1963 a Montclair, nel New Jersey, è un jazzista a cui piace sperimentare e infatti ha dichiarato in un’intervista che “il mio segreto è cambiare linguaggio”. Del resto la sua vicenda artistica è esemplare per le variegate collaborazioni ed incisione. Dopo aver fatto parte del gruppo Masada guidato da John Zorn  ed aver collaborato con Lee Konitz ha continuato nella ricerca e nella sperimentazione. “Penso che la cosa peggiore che si possa fare, da musicisti, sia ripetersi. Il mio obiettivo principale è sempre stato  quello di imparare qualcosa di nuovo” ha dichiarato in un’intervista di qualche anno fa a “Musica Jazz”. E lo ha sottolineato con estrema chiarezza anche nella conferenza stampa di  con noi giornalisti bergamaschi. Tant’è vero che “Jazz e opera lirica hanno mote cose in comune”. Aspettiamoci, magari, una rilettura di Donizetti in chiave jazzistica. Perché Dave Douglas non ha confini.
di Giacomo Mayer