Ho appena finito di leggere l’ultimo articolo di Marco Birolini e per una volta faccio i complimenti alla categoria di cui faccio parte, i famosi giornalisti, qui da noi chiamati giornalai da tutti i ragazzi della Curva. In questo momento leggo tantissimo, prima di questa sfiga solo la Gazza al bar e le pagine dello sport dell’Eco, al secondo caffé. Ora tutto, spesso scoprendo colleghi bravissimi, di cui ignoravo l’esistenza, cronisti alla continua ricerca di una verità oggettiva, in grado di dare ai lettori una narrazione onesta, slegata da gruppi di potere di natura politica o industriale, articoli capaci di segnalare ai cittadini i tanti errori fatti nella gestione dell’emergenza, oltre che dalla grande sensibilità nei confronti dei parenti delle vittime.
Chi non vive a Bergamo non riesce a immaginare quanto stia accadendo, i miei parenti lontani possono farsi un’idea, ma non possono sentire sulla pelle lo stato di shock che spesso prende ognuno di noi dopo l’ennesimo lutto di qualche persona cara. Io stesso, che non sono di primo pelo, a volte perdo completamente la lucidità che dovrei avere per scriverne, perché mi sale la rabbia nei confronti di chi poteva fare, ma non ha fatto, condannandoci a questo dolore che sembra infinito. Leggere gli articoli lucidi e puntuali di tanti ragazzi, che sono passati di qui, iniziando la loro carriera al Bergamo & Sport, mi rende estremamente orgoglioso, attenuando la tristezza che sento dentro. E anche se io non c’entro una beata mazza con la loro crescita professionale, faccio finta di meritare un bravo, ovviamente da spartire con Marco e Monica, che invece hanno fatto e che sono da sempre qui con me, nella nostra piccola (ma mai così battagliera) redazione.
Nel disastro della nostra politica, nel comportamento alquanto ondivago di alcuni importanti capitani d’industria, penso che la nostra categoria stia facendo del suo meglio, le firme dei media locali, gli inviati dei quotidiani nazionali, ma anche i nostri collaboratori, che da una settimana all’altra hanno iniziato a scrivere di ospedali, posti letto, tamponi e pasti da portare agli anziani, loro che normalmente raccontano in modo delizioso il derbissimo tra Scanzo e Villa Valle, perché è quello, solo quello, il football, che li muove.
Tralascio di parlare dei medici e degli infermieri, persone straordinarie che ho imparato a conoscere in questi giorni, evito perché del loro valore ce ne siamo accorti tutti, così come non racconto, ancora, l’immensa dignità della gente, per tanti aspetti persone uniche al mondo. Spesso lasciati soli dai propri rappresentanti politici, i bergamaschi non si sono messi a piangersi addosso, ma si sono rimboccati le maniche per iniziare a risolverla.
Finita questa brutta vicenda, ci saranno da cambiare tantissime cose per far sì che un’altra strage del genere non si ripeta più, la soddisfazione che sento oggi al mio sesto articolo su questa bruttissima vicenda, è che noi giornalisti stiamo dando il meglio di noi, ognuno con le proprie grandezze e i propri limiti, sempre cercando la verità.
Matteo Bonfanti
Nella foto una normale domenica in redazione, quattro anni fa