L’avventura di Mattia Caldara al Milan si chiude con le visite mediche all’Atalanta, da figliol prodigo, fissate per venerdì 10 gennaio. La vigilia della sfida all’Inter, l’altra sponda del pallone dei Navigli, per ironia della sorte. Il rinforzo del mercato invernale torna dunque nella sua Bergamo dopo una stagione e mezzo con sole due partite ufficiali all’attivo, dopo essere stato usato come merce di scambio dalla Juventus per riavere Leonardo Bonucci. A fine estate del 2018 in Europa League col Dudelange e il 24 aprile dell’anno scorso nella semifinale di ritorno con la Lazio.
Tra una mini tranche e l’altra, il tendine d’Achille e il crociato. Un calvario concluso tra l’indifferenza della sua nuova società, che poi non è quella che l’aveva scelto nella sessione di riparazione del 2017 per lasciarlo alla base fino alla primavera del 2018. Nel dorato mondo delle big Mattia da Scanzorosciate, ragazzo semplice che aspetta il primogenito dalla dolce metà Nicole Nessi, non ha sfondato. Anche perché non ha avuto chances. E non ha potuto né voluto evitare l’operazione nostalgia alla Marten de Roon, con conseguente riduzione dell’ingaggio.
Nessuna recompra per il Diavolo, che al massimo avrà una percentuale sulla futura rivendita. Caldara ha scelto il ritorno a casa, quella casa dove può sentirsi un re. Le cifre raccontano che in nerazzurro è sempre stato un califfo. 66 presenze e 10 reti tra 2013-2014, 2016-2017 e 2017-2018. La formula concordata per il difensore classe ’94 (candeline il 5 maggio) è il prestito di 18 mesi con obbligo di riscatto a 15 milioni.
Nel settore giovanile di Zingonia fin dai Pulcini insieme a Conti e Gagliardini dopo i primi calci nel piccolo club del paese, l’esordio in A in prima squadra nel secondo tempo di Catania il 18 maggio 1994. Allora allenava Stefano Colantuono. Dopo le due annate a titolo temporaneo in B a Trapani e Cesena, il paio a Bergamo col Gasp. E la scalata alla gloria culminata nel ripensamento che sta già mandando in visibilio i tifosi. Perché è di nuovo lì uno di loro, uno di noi.