Zingonia

“Ha ragione Caldara quando dice che l’Atalanta è una cultura. Invece a Bergamo si continuano a leggere polemiche inutili, che mi mettono contro Percassi, che usano Zapata come pretesto, che parlano di fallimento se non andassimo in Europa. Un fiume in piena, Gian Piero Gasperini, fino al Golfo dei Poeti, specchio della ripresa del campionato: “Lo Spezia è una buona squadra che ai risultati, poiché è fuori dalla zona pericolosa, ha aggiunto più coraggio. Le partite facili esistono nelle polemiche di chi non ha mai azzeccato una sola previsione e strumentalizza ancora la sconfitta di Lecce, quando la formazione schierata era competitiva e in linea con la valorizzazione dei giovani”, il senso del prepartita al Centro Sportivo Bortolotti.

GASP E LE POLEMICHE. “Finisse qui, saremmo in Europa League. Le 4 sconfitte su 15 turni prestano il fianco a una lettura catastrofica perché si sono condensate nelle ultime 5 partite”, rimarca il tecnico nerazzurro. Sempre in vena di lezioni di bon ton deontologico, figlie delle frizioni col quotidiano cittadino: “Non rilascio interviste durante le pause stagionali né do la formazione ai giornali, sia chiaro. Mi preoccupa leggere che siamo una grande squadra e se non andassimo in Europa sarebbe un fallimento. L’ultima polemica è la mistificazione che mi ha messo contro Percassi: leggendo quel titolo stavamo prendendo il caffè nel suo ufficio. Tra noi c’è rispetto, lui ha un grande carisma. Sarebbe meglio parlare di calcio: l’Atalanta può guardare con serenità al futuro anche per i bilanci che ha grazie ai risultati degli ultimi sette anni. Al presidente ho detto che sarebbe bello tornare in Europa e che la cosa più importante è una società solida in grado di valorizzare Scalvini, Ruggeri, Ederson e Hojlund. Valorizzare è tutto”.

GASP E LE PRESSIONI. Su un altro punto la convergenza coi taccuini spianati sembra essere irraggiungibile. “Su Zapata ho detto una cosa molto semplice. Non deve dimostrare col gol il suo attaccamento. Non è con quei gesti, il voler tirare il rigore contro l’AZ, quando c’erano due specialisti come Koopmeiners e Lookman, che deve dimostrare qualcosa. Non gli voglio creare pressione: va benissimo quello che fa, è un ragazzo positivo, non deve essere un pretesto per creare dei problemi. Invece questo ne è un esempio”.

GASP E LE MOTIVAZIONI. Mass media a parte, una mezza strigliata alla squadra, nemmeno troppo tra le righe, c’è e si vede. “Abbiamo bisogno di ritrovare un po’ di cattiveria, di motivazioni più forti, di legami più forti coi nostri valori. Dice bene Caldara che quando si gioca contro l’Atalanta di fronte si ha una cultura. Dobbiamo proporci in un modo più convincente, soprattutto in casa, dove c’è mancato qualcosa per raddrizzare le partite, cosa in cui eravamo bravi negli anni scorsi”. Ancora, sulla situazione complessiva: “Abbiamo meno qualità tecnica rispetto a qualche tempo fa, dobbiamo metterci più fisicità, ad esempio nel gioco aereo”.

GASP E LA SOSTA. “A gennaio dopo la sosta per i Mondiali ci sono tante partite, è normale. Con lo Spezia è come ricominciare la stagione, c’è voglia di giocare. Una pausa anomala che comunque ci ha dato la possibilità di allenarci bene. La scelta di restare a Bergamo al netto delle amichevoli internazionali è stata giusta. Sono stati buoni test. Giocare senza pressione serve anche a conoscerci di più: c’è un gruppo di giocatori che sta insieme da tanto, i legami sono forti”, la premessa gasperiniana dal sapore di proemio alla sedicesima al “Picco”.

GASP, FILOSOFIA & SINGOLI. La chiosa è sulla filosofia e sui singoli. “La rosa ideale non è quella corta, ma quella giusta. Al primo anno a Genova in ritiro c’erano 42 giocatori. Se è troppo ampia, ci si riempie la bocca vendendo fumo alla gente. Una rosa ampia non fa una squadra forte. Non ho bisogno di lezioni su come si fa una rosa e una squadra: quest’anno purtroppo siamo un po’ troppo numerosi, ma non c’è stata la possibilità opposta e non credo ci sarà nemmeno a gennaio. Io del resto non mando via nessuno, domani si parte in 25 lasciando a casa Demiral e Musso. Porto Hateboer anche se non è ancora a posto per giocare. Ho tifato tutti e 4 i nazionali ai Mondiali, Pasalic è arrivato sul podio, bene anche gli olandesi e Maehle. Il croato è un attaccante solo per esigenze tattiche, gioca ovunque. E il danese ha possibili sviluppi da centrocampista: mi sta dando segnali, tra corsa, resistenza e capacità di inserimento anche da posizione centrale”.
Simone Fornoni