Oggi, martedì 4 maggio, c’è un eroe dei fine settimana pallonari che festeggia. In attesa, magari, di farlo tutti insieme sulla pubblica via – ove concesso e nel rispetto delle regole – in occasione della finalissima di Coppa Italia con la Juventus di mercoledì 19 maggio tra le linee domestiche del Mapei Stadium di Reggio Emilia. Ruslan Malinovskyi compie 28 anni e alla sua seconda stagione all’Atalanta ne sta emergendo come leader, dopo il traumatico addio del Papu Gomez e l’inserimento tattico sulla trequarti dell’adattato Matteo Pessina all’insegna dell’equilibrio. Ma il covid contratto in azzurro ha fatto improvvisamente rivedere al ribasso le azioni del monzese, stessa piaga che a novembre aveva impedito all’ucraino di giocare contro Spezia, Liverpool all’andata e Verona (più il Midtjylland a Bergamo, ma era già negativo) tra il 21 e il 28 del mese.
Nato il 4 maggio 1993 a Zytomyr, il centrocampista avanzato dal 18 sulla schiena, che col 32 in campo avanza a seconda punta col vertice destro come riferimento per rientrare sul prediletto piede mancino, finora ha collezionato 82 presenze tra Serie A, UEFA Champions League e Coppa Italia, segnando 16 gol e smazzando ben 17 assist di cui 3 e 2 nelle ultime 4 di campionato, allungati a 4 e 7 dal “Bentegodi” in avanti (alto a destra nel 4-2-3-1) e 7 più 10 complessivamente nelle 38 uscite stagionali. Grande visione di gioco, ha lo scatto da attaccante aggiunto ma non il passo, il cambio di passo e le attitudini (pressing, contrasti, tackle, eccetera) da centrale a due richiesti da Gian Piero Gasperini.
Ma più di tutto Malina, detto il Colonnello anche dalla moglie Roksana che il 13 novembre 2019 gli ha dato Olivia, possiede perizia e freddezza sui calci da fermo. Vedi punizione alla Fiorentina nel 3-0 bergamasco a Santa Lucia e il rigore con l’Hellas al ritorno. Vista l’imprecisione rituale della squadra nerazzurra dal dischetto, buon (si fa per dire) ultimo Luis Muriel (prima ancora Duvan Zapata contro la Lazio nel quarto del trofeo della coccarda) che in casa del Sassuolo ha appena buttato via 2 punti, c’è da chiedersi se non sia meglio affidargli tutti i rigori, senza contare che avrebbe comunque la slot nell’eventuale lotteria di coppa coi bianconeri tra 15 giorni. Va detto per onor di cronaca che anche Ruslan ha una macchia in materia, vedi parata di Gigio Donnarumma il 24 luglio 2020 al 26′ in Milan-Atalanta 1-1 (14′ Calhanoglu, 34′ Duvan) dopo essersi procurata la massima punizione per fallo di Biglia.
Sottolineato che quello fu il primo errore dopo 10 reti filate dalla stessa distanza e che da nerazzurro l’aveva già messa nella tana del Manchester City (temporaneo vantaggio) il 22 ottobre 2019 prima del 21 marzo scorso nella città di Romeo e Giulietta (1 nello Zorya Lugansk, 6 nel Genk e 1 in Nazionale i precedenti), torniamo alla premessa, ovvero al trofeo nazionale in palio il prossimo 19. Le recenti polemiche per la folla di decine di migliaia di tifosi dell’Inter radunatisi in piazza del Duomo a Milano per celebrare il sospirato scudetto, regalato anticipatamente proprio dal pari atalantino a Reggio nell’Emilia, sta tenendo banco sui mass media.
Tra condanne, profezie apocalittiche al suon del frusto “vedrete fra due settimane” mani alzate dalle autorità statali e comunali che reclamano di non aver certo potuto usare gli idranti per disperdere il cosiddetto assembramento “altrimenti sarebbe stato peggio” e posizioni personali dei vip da insulto sistematico, leggi il nuotatore Filippo Magnini, il giornalista Gad Lerner partito in Vespa col figlio alla volta della festa per strada (“Ma ho rispettato le norme anti Covid stando a distanza dagli altri”) e l’altra selfista come l’esponente leghista Silvia Sardone. Domandona: voi, tifosi dell’Atalanta, che verosimilmente allo stadio non potrete esserci, sareste disposti a correre il rischio di venire additati al pubblico disprezzo scendendo dalle vostre case per esultare per l’eventuale secondo colpaccio in bacheca a immagine e somiglianza di quello del 2 giugno 1963 a San Siro?
Simone Fornoni