Prima volta storica di “Attenti a quei due” nel calcio della Bassa, al cospetto di due amici fraterni quali Luca Ciocca e Daniele La Morgia. Una gradevole panoramica tra le realtà più rappresentative, a partire dalle formazioni di Treviglio, ci è concessa dalle parole, a volte più scherzose, a volte più impegnate e concentrate, di due profili conosciutissimi, legati a stretto giro al piccolo grande miracolo calcistico che è stato la Mario Zanconti. Un’intesa sopraggiunta praticamente da sé ha trovato il sostanzioso supporto del campo, dato che i due hanno giganteggiato a più riprese nel cuore della manovra, in quelle complicate terre di mezzo dove la spada va, per forza di cose, abbinata al fioretto. Quantità e qualità, legna e geometrie, intensità e precisione, nell’epopea sportiva di Ciocca e La Morgia, affiatatisi a tal punto dall’individuare, all’unanimità, una coppia di riferimento che nei primi Anni Duemila ha vinto e convinto, sia in ambito di club che di Nazionale: “Ringhio” Gattuso e “Il Maestro” Andrea Pirlo. Proprio come i due ex rossoneri, Campioni del Mondo in Germania 2006, i protagonisti della ventunesima puntata di “Attenti a quei due” guardano con concreto interesse alla prospettiva di poter un giorno allenare. Cresciuti entrambi a pane e pallone, confidano di tornare presto in campo. Con tutta la cautela del caso, per via della pandemia. Ma con la piena certezza che la loro amicizia resterà per sempre.
Nome, Cognome, Soprannome.
L.C.: “Luca Ciocca. “Ciocchino””.
D.L.M.: “Daniele La Morgia. Soprannome? Mai avuto, ad essere sincero. Se vuoi, da bambino, per taglio degli occhi, piede preferito e capello a caschetto, i compagni mi chiamavano “Cino”… per Recoba”.
Professione.
L.C.: “Muratore”.
D.L.M.: “Agente di assicurazioni”.
Incarico nel dilettantismo.
L.C.: “Centrocampista del Badalasco, Seconda categoria”.
D.L.M.: “Giocatore da sempre, quest’anno ero il regista della Colognese (in Promozione, n.d.r.). Negli ultimi 7 anni, anche allenatore in varie categorie, dai Pulcini fino ai Giovanissimi. Ora seguo gli Esordienti 2009 a Caravaggio”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
L.C.: “Spero a settembre, purtroppo non ne posso essere troppo sicuro. Mi piacerebbe che si potesse tornare in campo da settembre, con la certezza di non dover interrompere dopo un mese”.
D.L.M.: “Voglio sperare che si possa iniziare il campionato ’21-‘22 a settembre”.
Il tuo sportivo preferito.
L.C.: “Javier Zanetti”.
D.L.M.: “Parlando di calcio, ne ho diversi, e per varie ragioni. Faccio fatica a scegliere, il mio idolo è sempre stato Andrés Iniesta; poi da milanista direi Maldini; per la mia infanzia, Ronaldo e Robi Baggio. Poi è arrivata l’epoca di Kakà, Pirlo e Ronaldinho. Insomma, sono tanti. Per questo, vorrei anche uscire dal calcio e come sportivo preferito, in assoluto, ti dico Roger Federer”.
Squadra del cuore. Da sempre?
L.C.: “Inter, da sempre ovviamente!”.
D.L.M.: “Milan, da sempre”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri.
L.C.: “La vittoria in Champions del 2010 e la vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006”.
D.L.M.: “Mario Zanconti – Villongo 4-3, primo turno playoff della stagione 2011/12, ossia l’annata della storica promozione in Eccellenza della Mario Zanconti. Un girone di ritorno pazzesco, specialmente pensando a come eravamo partiti. Quella partita credo sia il riassunto di tutta l’annata, il segno chiaro che avremmo potuto giocare ancora dieci turni playoff ma l’Eccellenza non ce l’avrebbe tolta nessuno.
Sotto 2-0, l’abbiamo pareggiata in nove al 10’ di recupero del secondo tempo regolamentare con gol di Mazza, il nostro portiere (Maicol Mazza, ex Calvenzano ma all’inizio di questa stagione al Fornovo, n.d.r.)”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
L.C.: “Ho sempre giocato nella Zanconti, fin da bambino, fino all’esordio in prima squadra a 16 anni. Dopo una stagione in Prima categoria, sono andato in prestito al Villa d’Adda in Promozione. Finito l’anno, sono tornato alla Zanconti che nel frattempo era salita in Promozione; qualche anno ancora e poi il passaggio, per una stagione, in Eccellenza alla Trevigliese. Dopo ancora Zanconti, in Promozione, Eccellenza e ancora Promozione. Dopo la fusione con il Pontirolo, sono stato due anni all’Accademia Gera d’Adda, per poi passare al Calvenzano. Mezza stagione al Pagazzano…e quanto mai (sorride un po’ scettico per la scelta fatta, n.d.r.)…e infine Badalasco, a dicembre 2019”.
D.L.M.: “Inizio a muovere i primi passi in prima squadra nella stagione 2007/2008, con la maglia della Trevigliese. Dopodiché passo in Zanconti per una stagione, che si conclude purtroppo con la retrocessione in Prima categoria, nonostante che, a livello personale, credo sia stata una delle mie migliori annate, tant’è che il direttore Vecchi, fino a qualche giorno prima della preparazione estiva, mi aveva confermato che avrei iniziato la stagione in Trevigliese. Detto…e non fatto. All’ultimo istante, vado in prestito a Calvenzano e da lì torno alla Zanconti per 6 stagioni consecutive, fino al fallimento della società e fino al passaggio all’Accademia Gera D’Adda. Resto lì una stagione e mezzo, poi a dicembre 2017 passo alla Falco Albino.
Nell’annata ‘18/’19 ritorno a Calvenzano, per volontà di mister Brusaferri e del diesse Bonizzoni, mio compagno ai tempi della Zanconti. Da agosto ‘19 fino ad oggi sono alla Colognese e qui mi piacerebbe continuare, portando a termine almeno una stagione intera”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
L.C.: “Fortunatamente ho un sacco di ricordi bellissimi, in quanto ho avuto la fortuna di aver giocato sempre in gruppi fantastici. Probabilmente il fatto di essere riusciti, nel 2012, a passare in Eccellenza con la Zanconti, traguardo mai raggiunto prima dalla società, è una soddisfazione grandissima e lo metto tra i primi ricordi belli! Il più brutto è la rottura del crociato che mi ha portato a perdere quasi tutta la prima stagione nell’Accademia Gera d’Adda”.
D.L.M.: “Il più bello è il gol nella finalissima playoff della stagione 2011/’12. Partita Zanconti – Corbetta Vittuone, finita 3-0. Il più brutto credo possa essere la retrocessione nella stagione 2009/10 a Calvenzano. A fine andata avevamo 26 punti, se non sbaglio, ed eravamo terzi o quarti. Nel ritorno ne abbiamo fatti 8 e siamo retrocessi ai playout. Qualcosa di incredibile”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
L.C.: “Mi piacerebbe lavorare con Cristian Redaelli, attuale tecnico della Trevigliese. È un amico e l’ho avuto come compagno nel mio primo anno in prima squadra. Sui giocatori, la scelta è più difficile. Se posso pensare in grande, una partita la giocherei volentieri con Ronaldo il Fenomeno (ride, n.d.r.). Lui era e rimane il top per gli interisti”.
D.L.M.: “Penso anzitutto a Emanuele Polloni, mio ex compagno alla Zanconti, ora dirigente del Badalasco. Per conoscenze, carattere e competenze credo possa essere un ottimo direttore sportivo. Per il giocatore con cui avrei voluto giocare è più dura, ne ho incontrati tanti forti, ma ho avuto la fortuna di giocare con compagni altrettanto forti. Sono un centrocampista a cui piace appena possibile andare in verticale e ogni volta che ho giocato contro Davide Ubizzoni, “Ubi”, ho sempre pensato che mi sarei trovato molto bene con lui davanti”.
Il tuo sogno nel cassetto.
L.C.: “Mi hanno insegnato che i sogni non bisogna dirli, altrimenti non si avverano”.
D.L.M.: “Non si dice, sono scaramantico (e ride, con aria furbina, n.d.r.)”.
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
L.C.: “Sinceramente mi piacerebbe fare un’esperienza in panchina!”.
D.L.M.: “Avrei voluto come ogni bambino fare il calciatore, quello vero, ma non sono stato abbastanza bravo né abbastanza volenteroso. Ora mi piace molto allenare; mi piace studiare, imparare e trasmettere quel che ho imparato ai miei ragazzi. Perciò spero di crescere e migliorare tanto in questo ambito e un domani sedermi in panchina con la tuta del Milan per guidare i miei Giovanissimi o Allievi in un derby con l’Inter. Sì, ad oggi preferisco i piccoli ai grandi”.
Una persona cui sarai sempre grato.
L.C.: “Al di là del mondo calcistico, ovviamente sarò sempre grato alla mia famiglia che c’è sempre stata, in ogni momento”.
D.L.M.: “Ne ho fortunatamente tante. Ovviamente i miei genitori, anche se non è detto che sia per tutti così. Sono orgoglioso di loro e li ringrazio per avermi sempre consigliato e supportato in ogni scelta, peraltro facendolo ancora oggi. La grande Mirta, una persona speciale: era la mia tata, quando ero piccolo. Mi avrebbe comprato un campo da calcio per farmi giocare, se avesse potuto. Mia moglie Mara, che non sopporta, ma supporta, specialmente quando di mezzo c’è la mia grande passione per il calcio. È una donna straordinaria, anche per questo”.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
L.C.: “Sono una persona solare, il difetto principale direi che è la testa dura”.
D.L.M.: “Come pregio, credo di essere una persona positiva e carismatica. Mi piace sempre vedere il buono e il bello, in ognuno e in ogni cosa. Il difetto è l’impulsività. Diciamo che ogni tanto spengo tutto, senza reale motivo e finisco per non dare il meglio di me”.
Un pregio e un difetto dell’altro.
L.C.: “Dani è una persona fantastica, un vero amico e un vero uomo. Il suo difetto più grande forse è che quando perde la testa in campo inizia a litigare col mondo intero: avversari, arbitro, panchine. Però devo essere sincero, mi fa morire dal ridere quando lo fa!!! Io lo adoro”.
D.L.M.: “Luchino è una grande persona, sempre disponibile ad ascoltare e se possibile aiutare. Una persona davvero buona, sincera, sempre con il sorriso. Difetti, tanti!! (e ride, n.d.r.). Scherzi a parte, direi che l’essere troppo generoso e buono a volte diventa un’arma a doppio taglio”.
Ricordi quanto vi siete conosciuti?
L.C.: “L’anno preciso non lo ricordo, ma è arrivato alla Zanconti dalla Trevigliese e da quasi subito siamo diventati grandi amici”.
D.L.M.: “Ormai più di dieci anni fa, in occasione della preparazione estiva a Casirate, con la Zanconti. Da lì abbiamo condiviso per otto anni di fila lo stesso spogliatoio”.
Il compagno più forte con cui hai giocato?
L.C.: “Aldo Ferrari, una sola stagione insieme prima che lui prendesse il volo per la serie C alla Giana”.
D.L.M.: “Ne dico due e casualmente con lo stesso cognome. Giacomo Ferrari, giocatore che non ha bisogno di presentazioni, con me a Calvenzano, in Promozione, nella stagione 2009-’10. Mi ha colpito per l’umiltà e la disponibilità nei confronti di tutti, soprattutto dei più giovani. E poi Aldo Ferrari (neoacquisto del Villa d’Almè, in Serie D, ma esploso a suon di reti al Mario Zanconti, n.d.r.). Dal mio punto di vista, è ancor più forte di quello che finora ha dimostrato. La Serie D la merita e la può fare sicuramente da protagonista”.
Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
L.C.: “Come caratteristiche la prima coppia che mi viene in mente sono Pirlo-Gattuso. Lui ovviamente ha grandi qualità tecniche ed eccellente visione di gioco, io sono il trattore recupera palloni…per non dire asino che corre (e ride, n.d.r.)”.
D.L.M.: “Io e lui siamo il 4 e l’8. Con le dovute proporzioni, in campo, direi come Pirlo e Gattuso. Grandi amici, fuori e dentro il terreno di gioco”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia.
L.C.: “Beh i bei ricordi con lui sono tantissimi. Esulando dal calcio, devo dire il giorno del suo matrimonio”.
D.L.M.: “Ne ho tanti, in campo e fuori. Su tutti, direi il mio matrimonio del 2018, lui era ovviamente il mio testimone”.
Manda un saluto all’altro.
L.C.: “Ciao fratellino, spero di poterti abbracciare presto (e gli manda un cuore virtuale, n.d.r.).
D.L.M.: “Ciao Luchino, mi manca un po’ vederti spaccare lo spogliatoio dopo le partitelle perse o sentire qualche dialogo “intelligente” con qualche avversario. Grazie a questa intervista ho rivissuto qualche momento di quelli belli, che piacciono a noi, spero ti sia divertito anche tu nel farla. Ci vediamo presto fratellino, un abbraccio”.
Nikolas Semperboni