Presentazione in pompa magna per Maurizio Costanzi, 57 anni, nuovo dirigente del settore giovanile atalantino, dopo aver trascorso sedici anni al Chievo, che ha lasciato non per stanchezza o mancanza di stimoli ma per divergenze sulla programmazione. Pierpaolo Marino ha chiarito subito l’importanza di questo nuovo acquisto: “E’ un dirigente importante, di primo piano, un’eccellenza del settore e questa è la dimostrazione di come la famiglia Percassi abbia a cuore il settore giovanile, proprio nel momento in cui il rilancio dei vivai è la strada maestra per rivitalizzare il calcio italiano”. Costanzi ha l’incarico di responsabile scouting per i giovani ma collaborerà con Corti anche nella ricerca di talenti per la prima squadra. Zamagna e Favini, poi, si sono dichiarati “particolarmente felici” per questo arrivo in casa nerazzurra e Finardi ha aggiunto “Oltre che essere molto competente è anche una bella persona”. Dunque un’accoglienza in grande stile che ha stupito lo stesso Costanzi, non abituato a presentazioni con una foltissima rappresentanza dei media bergamaschi e non. “Sono venuto a Bergamo – ha sostenuto Costanzi – perché l’Atalanta rappresenta uno dei settori giovanili più importanti d’Italia. Un’occasione da non perdere tant’è vero che l’accordo con Luca Percassi l’ho siglato in fretta e senza problemi”. E poi ha confermato: “Faccio parte di un gruppo che mi ha accolto con grande disponibilità. Sono qui con entusiasmo e forti motivazioni, con l’intenzione di portare qualcosa in più. Voglio ripagare la fiducia con onestà nel lavoro, impegno e ovviamente i risultati. Il mio intento è quello di seguire il percorso di Mino Favini, un dirigente che ha scelto nella sua vita di impegnarsi unicamente nel settore giovanile. Lui è il mio esempio”.  Ma dove si possono scoprire i nuovi talenti? “Soprattutto valorizzando il nostro territorio. Però dobbiamo riflettere su questo stato di crisi. Perché nazioni che hanno tre-quattro milioni di abitanti ci superano? Non dobbiamo avere paura delle rivoluzioni che in questa fase sono necessarie. Il calcio italiano giovanile deve completare il percorso di costruzione di un calciatore. Da noi manca una tappa importante, quella della valorizzazione. Non so se vadano bene le seconde squadre o le società satelliti, di sicuro dobbiamo cercare di allargare il territorio. Insomma serve una globalizzazione. Poi serve una sinergia tra famiglie, scuole e società anche perché le ore di allenamento dei ragazzi sono troppo poche”.  E per finire una chiara richiesta da parte di Finardi: “Lo voglio insieme sui campi e negli spogliatoi per parlare con i ragazzi”.
g.m.