di Giacomo Mayer
Chissà quante volte abbiamo scritto e scriveremo di partite decisive nell’arco di un campionato. Come quella di domenica pomeriggio tra Atalanta e Catania. Il popolo nerazzurro è preoccupato dell’andamento della squadra atalantina: non vince da due mesi (2-1 sul Bologna), gioca male, prende gol (7 nelle ultime due partite), segna col contagocce e sta pericolosamente scivolando in classifica. Alla vigilia dell’ultima giornata del girone d’andata l’Atalanta ha collezionato 18 punti, sei in meno della scorsa stagione quando c’erano i due punti di penalizzazione. Se vince oggi passa a 21 punti e il bilancio del girone d’andata diventa, d’incanto, positivo. E con questi punti anche nel ritorno (42 totali) la salvezza è più che sicura. Ma sarà così? No, prevediamo un girone di ritorno sofferto e con gli ormai consueti alti e bassi, come lo scorso campionato, come in questo girone d’andata. Ne più, ne meno. I giocatori sono gli stessi e quindi, salvo miracoli, non si prevedono robusti cambiamenti. Sarà un continuo tiramolla anche perché nel calciomercato di questo periodo l’Atalanta non cambierà. In attesa di scenari futuri, magari più sereni, l’Atalanta deve battere il Catania, senza se e senza ma. In pratica sono tre punti obbligati e, per la verità, non impossibili da conquistare. Rispetto ed attenzione verso gli etnei che, comunque, fuori casa, nelle nove partite giocate, hanno collezionato altrettante sconfitte. E nel calcio cifre e dati hanno un significato preciso. Se l’Atalanta conferma le brillanti prestazioni casalinghe la vittoria non sarà una chimera. Certo, i nerazzurri devono mettere in campo forza di volontà, carattere e cuore per convincere i tifosi bergamaschi che lentamente ma inesorabilmente stanno cominciando a spazientirsi. Con i giocatori, con il tecnico, con la società. La squadra è mediocre, l’allenatore ha fatto il suo tempo e la società ha finito i soldi: questi i mugugni di parecchi fans nerazzurri ed è corretto e giusto non nasconderli. Poi, si sa, le vittorie scacciano tutti i cattivi pensieri e l’Atalanta oggi col Catania e domenica prossima col Cagliari ha la possibilità di riabilitarsi agli occhi dei bergamaschi. E’ altrettanto corretto sottolineare, calciomercato a parte, che il club atalantino sta facendo di tutto per convincere i tifosi a sostenere la squadra, da venerdì in ritiro a Zingonia, con il “compri 2, paghi 1”.
Non c’è pace per il reparto difensivo, diciassettesimo cambiamento in diciannove partite: non gioca Consigli, ammalato, lo sostituisce Sportiello, al suo esordio in campionato, affiancato da Benalouane, Lucchini, Stendardo e Brivio. Infortuni, squalifiche e prestazioni incerte hanno costretto Colantuono a mutare sempre l’assetto. A centrocampo fuori Carmona, dentro Migliaccio che farà compagnia a Cigarini mentre Baselli tornerà in panchina. Sugli esterni: a destra Brienza, probabilmente alla sua ultima partita in nerazzurro prima di tornare in Sicilia, destinazione Trapani, e a sinistra Bonaventura, atteso ad una prova convincente e continua dopo le recenti opache prestazioni. In attacco la coppia Moralez-Denis con la speranza che il Tanque ritrovi in fretta la mira, i suoi gol sono fondamentali per la salvezza dell’Atalanta.
Il Catania, in questo momento, è un cantiere senza fine. Pulvirenti sta cercando di correre ai ripari per evitare la retrocessione. Ha riportato a casa Lodi, decisivo lunedì scorso col Bologna, ha tesserato il centrocampista argentino Fabian Rinaudo dallo Sporting Lisbona, è interessato a Samba Diakitè, centrocampista franco-maliano in forza al Queens Park Rangers, aspetta dal Genoa l’esterno sinistro Centurion e magari, dopo la partita, chiederà a Percassi il prestito di Livaja, visto e considerato che è sfumato l’acquisto dell’argentino Pablo Piatti, confermato dal Valencia.
Bergamo, domenica ore 15
Atalanta (4-4-1-1): Sportiello; Benalouane, Stendardo, Lucchini, Brivio; Brienza, Cigarini, Migliaccio, Bonaventura; Moralez; Denis. All. Colantuono
Catania (4-3-3): Frison; Peruzzi, Rolin, Spolli, Biraghi; Izco, Lodi, Plasil; Castro, Bergessio, Barrientos. All. De Canio