Atalantini, popol mio, svegliamoci. Non è un sogno. È la realtà, finalmente. Sono trascorse poche ore dallo spettacolare 3-0 alla Juve. E’ stata una notte calda, caldissima, di lunghi abbracci, di fantasmagorici fuochi d’artificio fuori e dentro il campo. Un capolavoro calcistico che conferma come la bottega di gradi artisti, situata in Zingonia, corso Europa 46, sta producendo opere della sublime arte pedatoria grazie al maestro Gasperini e i suoi qualificati accoliti. I nomi e i cognomi dei quali sono noti in tutto il mondo calcistico. E stavolta non solo d’Italia. Secondo il dizionario la retorica è “l’atteggiamento dello scrivere o del parlare, o anche dell’agire, improntato a una vana e artificiosa ricerca dell’effetto con manifestazione di ostentata adesione ai più banali luoghi comuni”. Ebbene sì, siamo largamente retorici perché in cerci casi ci vuole. Atalanta-Juventus 3-0 lo è. Per mille motivi. Innanzitutto il capitombolo della Juve è arrivato dopo un’imbattibilità bianconera che durava da 28 partite, quindi i continui successi dei bianconeri sui nerazzurri tra Coppa e campionato e, infine, la lezione di gioco impartita dai nostri ai campioni d’Italia. E questi non sono forse motivi per godere? L’Atalanta è salita in cattedra ed ha sciorinato davanti alla Juve una lectio magistralis durata quarantasette minuti nel primo tempo, quarantotto minuti nel secondo tempo. Nel primo tempo la Juventus non ha mai tirato in porta mentre l’Atalanta, oltre i gol di Castagne e di Zapata, ha costretto Szczesny a un paio di parate salva risultato, nel secondo tutti aspettavamo la forte reazione della squadra di Allegri, invece solo possesso di palla, piuttosto sterile, qualche mischia senza pretese e un gran tiro di Ronaldo sopra la traversa a pochi secondi dal fischio finale di Pasqua mentre i nerazzurri hanno controllato, uniti e ben organizzati, gli attacchi ininfluenti degli juventini. Intensità, determinazione, forza di volontà e tecnica di qualità sono le doti in possesso degli atalantini. E con tutto il rispetto del mondo pallonaro a Bergamo si gioca a calcio che, tra l’altro, viene esportato anche nelle varie città della provincia italiana, da Milano a Frosinone, passando per Reggio Emilia e per Roma. Un autentico spettacolo calcistico. Se i gol di Zapata, un’altra doppietta, non fanno più notizia, quelli di Castagne sì perché ne ha realizzati due, uno più bello dell’altro, nel giro di pochi giorni. Quello di ieri sera è la dimostrazione palese di che cosa significhi la parola intensità: il belga ha rubato con furore il pallone al molle Cancelo, si è involato fino al limite dell’area e con un tiro di massima precisione ha infilato il portiere bianconero. Dopo la partita con la Sampdoria (7 ottobre) è rimasto seduto in panchina fino al 26 dicembre, proprio contro la Juve, quando Gasperini lo ha riproposto titolare come esterno sinistro, poi ha sempre giocato migliorando di partita in partita fino ad ieri sera. Così per la seconda stagione consecutiva l’Atalanta ha conquistato la semifinale di Coppa Italia e affronterà la Fiorentina il 26 febbraio al Franchi e il 24 aprile a Bergamo (l’altra semifinale è tra il Milan e la vincente di Inter-Lazio), vedremo se queste date saranno confermate come la finale in programma all’Olimpico il 15 maggio.
Giacomo Mayer
FOTO MORO