“Avremmo voluto riprendere lunedì 16 marzo, fino a prima del nuovo decreto del governo del 9 comunque non c’era l’esatta percezione della gravità della situazione. Adesso siamo in quarantena, e se qualcuno esce viene arrestato”

. L’isolamento domiciliare dell’Atalanta nella formula del “tutti a casa” fino al prossimo martedì 24 marzo viene inquadrato con crudezza da Giovanni Sartori, responsabile dell’area tecnica, nella telefonica concessa a Eurosport: “Lavoriamo tutti da casa, compresi i giocatori, anche se mi rendo conto che senza le attrezzature di Zingonia è difficile”, sottolinea il dirigente.

Mentre la serie A è scossa dall’ufficialità della positività al Coronavirus anche di Blaise Matuidi, secondo juventino infettato dopo Daniele Rugani, il Cobra di Lodi atalantino ammette il senso di impotenza che si respira in società: “Ogni ora le cose possono cambiare. Il Valencia ha dichiarato i casi di Coronavirus nei suoi effettivi e visto che l’abbiamo affrontato il 10 abbiamo dovuto fermarci fino al 24 anziché tornare al Centro Sportivo Bortolotti mercoledì 18: volevamo aspettare il Consiglio dei Ministri e l’Uefa”.

“Soltanto una settimana fa pensavamo di allenarci normalmente, ma qui si sussegue una svolta di ora in ora. A partire dal presidente, tutto il personale lavora da casa, dalla parte amministrativa allo scouting – precisa ancora Sartori -. Ci si telefono e si usa Skype per mantenere il contatto col mondo là fuori. I giocatori hanno due obblighi: l’attenzione all’alimentazione e la forma coi mezzi a loro disposizione. Ma non tutti hanno tapis roulants o macchine specifiche”.