di Matteo Bonfanti

Mino Favini è a un passo dal trasferimento al Como, club quest’anno risalito nel grande calcio grazie alla promozione in Serie B. I lariani offrono al Mago di Meda due ruoli, quello di presidente onorario e quello di responsabile del settore giovanile, che i biancazzurri vogliono riportare ai fasti del passato, quando il vivaio comasco regalava ottimi calciatori alle big del nostro pallone. Citiamo, ad esempio, l’indimenticato Stefano Borgonovo o il centrocampista, ora allenatore, Luca Fusi, approdato nella sua lunghissima carriera anche alla Juventus. Loro, come tanti altri, erano stati scoperti da Mino Favini quando negli anni Ottanta era a capo del settore giovanile lacustre. Poi, a inizio anni Novanta, l’approdo del Mago a Zingonia, fortemente voluto dalla prima presidenza Percassi. Geniale l’idea del massimo dirigente nerazzurro che grazie all’ingaggio di Favini ha assicurato all’Atalanta una vita longeva, indipendentemente dalle sorti delle aziende dei proprietari che si sono succeduti. Fin dal suo esordio a capo del vivaio, Mino Favini ha sfornato ragazzi subito pronti per la Serie A, portando così prima miliardi di lire, poi milioni di euro,  necessari a far rimanere la Dea quasi sempre nel nostro massimo campionato e, soprattutto, con i conti in ordine. I gemelli Zenoni, Donati, Pelizzoli, Montolivo, Pazzini, Osvaldo, poi Padoin, Gabbiadini, Bonaventura, Consigli e, ora, gli uomini mercato Sportiello, Baselli e Zappacosta, sono solo alcuni dei tanti tesoretti regalati alla società bergamasca dal talent scout nato a Meda il 2 febbraio del 1936. Difficile immaginare un’Atalanta senza l’uomo che ne ha fatto la vera fortuna, anche se il rapporto tra Favini e la dirigenza orobica sembra incrinato da almeno un biennio. A riprova l’addio a Zingonia di tre “soldati” del Mago, parliamo di Perico, Butti e Biffi, e la scelta di dare più poteri a Costanzi, che in questa stagione ha occupato proprio il ruolo che negli anni è sempre stato (solo) di Favini.