Sampdoria – Atalanta 1-3 (1-2)SAMPDORIA (4-3-3):
Audero 5,5; Dragusin 6, Yoshida 6, Colley 5,5 (21′ st Ciervo 6), Murru 5,5 (1′ st Chabot 6); Thorsby 7, Adrien Silva 5,5 (40′ st Torregrossa sv), Askildsen 6 (40′ st Ekdal sv); Gabbiadini 6 (21′ st Quagliarella 5,5), Caputo, Candreva. A disp.: 30 Ravaglia, 33 Falcone, 25 A. Ferrari, 12 Depaoli, 31 Migliardi, 28 Yepes Laut, 70 Trimboli. All.: Roberto D’Aversa 5,5.
ATALANTA (3-4-1-2): Musso; De Roon, Palomino (1′ st Scalvini), Lovato; Maehle, Freuler, Koopmeiners, Zappacosta (34′ st Pezzella); Pasalic (14′ st Ilicic); Malinovskyi (34′ st Miranchuk), Zapata (42′ st Piccoli). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 9 Muriel. All.: Gian Piero Gasperini (squalificato, in panchina Tullio Gritti).
Arbitro: Prontera di Bologna 7 (Alassio di Imperia, Saccenti di Modena; IV Minelli di Varese. V.A.R. Fabbri di Ravenna, A.V.A.R. Cecconi di Empoli).
RETI: 10′ pt Caputo (S), 17′ pt aut. Askildsen (A), 21′ pt Zapata (A), 50′ st Ilicic (A).
Note: mezza sera tiepida, terreno in buone condizioni. Spettatori 5.462. per un incasso di 81.629 euro. Ammoniti Palomino, Thorsby, Askildsen, Colley, Chabot e Freuler per gioco scorretto, Ilicic per proteste. Tiri totali 10-15, nello specchio 3-5, respinti/deviati 3-2, parati 2-2. Corner 3-3, recupero 1′ e 5′.
Genova – Ciccio Caputo batte un colpo, la testa di Zapata viene accarezzata due volte da Zappacosta per il sorpasso e Ilicic ci mette la ciliegina sulla torta scendendo dalla bandierina destra per bucare l’incrocio opposto. Un’Atalanta magari non concretissima e nemmeno troppo travolgente sa giocarsela col sale in zucca nell’infrasettimanale della decima giornata vincendo la terza delle ultime quattro scampagnate a Marassi da una Sampdoria francamente un po’ sotto tono. In classifica è quota 18: si veleggia, sulle ali del quarto bottino pieno su una manita di trasferte, verso il big match del prefestivo con l’Aquila sarriana e la rivincita col Manchester United di martedì prossimo con l’obbligo sotteso di sfruttare finalmente a dovere il fattore campo.
Se il diagonale largo del terminale offensivo (4′), ex di turno al pari di Muriel e Gabbiadini, su rimpallo vinto dal compagno di reparto contro il cugino d’arte Colley al di qua dalla lunetta, è la sveglia a una sfida molto tattica, la zuccata a lato dello sfebbrato Maehle entro un paio di lancette nel gioco a rientrare da quinto a quinto è l’indizio certo di una prevalenza ospite. Irrisa e stoppata però entro il decimo dall’ex Sassuolo, senza altri ostacoli che Musso, con la difesa nerazzurra tagliata fuori dal la dell’avanzato Thorsby. A laterali invertiti, ecco l’uno-due del Toro di Cali, prima dritto per dritto piegando le mani di Audero in virtù anche della deviazione di Askildsen e quindi girandola di tempia a fil di palo lontano, grazie alle imbeccate euclidee della sua spalla per il velo a favorire la scucchiaiata deliziosa del ciociaro e al traversone dall’out sempre di quest’ultimo. In mezzo il norvegese-assistman del rompighiaccio gode di troppe pertiche erbose, tanto che scollinata metà frazione Palomino (giallo speso sull’autore del presunto autogol al 14′, salta la Lazio sabato a Bergamo) deve controllare il firmatario dell’effimero vantaggio doriano e l’arquero albiceleste fermarne il servizio dal fondo.
La prima parata del portiere locale è sul terzo ascensore di Duvan91, chiamatogli stavolta da un Freuler a uomo sulla mezzala altrui più ficcante da quando il compagno di linea olandese se l’è fatto sfuggire, mentre a nove dalla pausa il collega atalantino sale in cattedra. Ovvero braccione proteso a ostacolare il possibile pari sul 2 dell’aspirante doppiettista blucerchiato, tagliato dalla parte opposta dell’area in scia col mancino di Bolgare, scambiato di posizione pure lui con Candreva. L’occasionissima a tiro dell’intervallo è dell’ucraino, attardato e sbilanciatosi da sé senza poter riuscire a colpire sotto l’incrocio dal corridoio spalancatogli dal lancetto morbido di De Roon. Nella ripresa, invece, coi bergamaschi a difendere a 5-1-2-1 e i D’Aversa-boys scalati a tre dietro, al 5′ l’apripista non incrocia in asse con l’ex interista tornato a mancina e a tiro Malina ancora non riesce a far scendere l’attrezzo dalla mattonella fuori area. Superato lo scoglietto di una bordata ai piccioni del Gabbia, Askilden recupera bene sulla new entry slovena (17′), raggiunta da un Ruslan convertito in play avanzato che sale talvolta in cattedra vedendosi murare dal prestito juventino Dragusin (22′) un ulteriore conato per il 3-1. Rarefatti i break locali, col romano dall’87 sulle spalle a farla da regista effettivo, ma se Ciervo ci prova dopo due passettini dall’out sinistro per il nazionale argentino è una telefonata di cortesia. Ben più pericolose la girata del colombiano (tacco del partner, ammollo di Maehle) a una sporca decina dal novantesimo, il sinistro morbido di San Giuseppe che non trova il santino nel sette predicatogli da Koopmeiners appena da fuori e il destro centrale del mattatore del mercoledì al culmine di borseggio e lungolinea radente del tulipano. Alle soglie dell’extra time, Miranchuk dal cerchio per la corsa del journeyman Piccoli, recuperato e rimpallato da Dragusin. Fino alla magia di Josip, una delizia, peraltro da posizione defilatissima, la coppia beffata Yoshida-Chabot a guardarsi sgomenta e Lyosha a spellarsi le mani dagli applausi. Al compagno e a se stesso, avendo effettuato il passaggino, una correzione di testa, che vale bonus al fantacalcio.
Simone Fornoni