di Giacomo Mayer

La domenica di campionato, giornata numero 15, è stata una goduria per gli amanti del calcio, di fede atalantina grazie alle imprese di  Manolo Gabbiadini e Jack Bonaventura, due splendidi virgulti del vivaio nerazzurro. Senza dimenticare Andrea Belotti, cresciuto nell’AlbinoLeffe, che vedremo all’opera al Comunale domenica pomeriggio con la maglia rosanero del Palermo.  Almeno ci si consola dopo le prestazioni recenti dell’Atalanta che, oggi come oggi, ha solo due punti di vantaggio sul Cagliari, terzultima squadra in classifica. Un piccolo margine che non è una tragedia. Ma il pessimismo e la mancanza di certezze riguardo alla Dea stanno nella totale assenza di gioco causata da confusioni tattiche e precario stato di condizione della maggior parte dei giocatori.  Intanto Stefano Colantuono non è discussione. Ha il forte sostegno dei Percassi e non è mai stato sfiduciato dal maggior organo di informazione locale, l’Eco di Bergamo. Basta e avanza perché le voci di dissenso contano poco anche se i tifosi nerazzurri mugugnano e faticano a comprendere le scelte dell’allenatore atalantino. E sono ben di più dei famosi 25 di manzoniana memoria.  Allora avanti con Colantuono.  Ad un patto però: che, dopo quindici giornate, si decida, definitivamente, a puntare su un modulo di gioco. Quello che ritiene più adatto in questo momento di crisi, decida lui visto che è a conoscenza dei vizi e delle virtù della rosa a sua disposizione. Non si può ogni benedetta domenica cambiare: 4-4-1-1, 4-4-2, 3-5-2, 4-3-3, 4-3-1-2. Sembrano aride cifre o numeri da giocare al lotto, no sono gli schemi tattici messi in campo in quindici partite. Come dire la confusione è al massimo livello. Fino a poco tempo fa s’imputava a Colantuono una rigidità tattica: conosce solo il 4-4-1-1 (o il 4-4-2) non cambia mai. Da questa stagione il contrario, una ridda di cambiamenti da far venire il mal di testa un po’ a tutti, giocatori nerazzurri compresi.  Si dirà: gli infortuni di Estigarribia e Raimondi hanno cambiato le carte in tavola. Beh, è un’esagerazione perché con tutto il doveroso rispetto per i due infortunati (a parte il fatto che Raimondi era finito nel dimenticatoio) nella rosa non mancano i possibili sostituti: D’Alessandro, Molina e Spinazzola. A meno che siano stati tesserati solo per fare tappezzeria.  Certo nessuno aveva previsto la lunga crisi di Denis che sta giocando male di suo comunque è anche vero che di palloni giocabili gliene arrivano pochissimi.  Insomma una serie sorprendente di problemi.  E l’imminente mercato, che si aprirà il 5 gennaio e si chiuderà alle ore 23 del 2 febbraio, riuscirà a risolverli?  Scontata l’acquisto di un attaccante e il nome che circola con maggior insistenza è quello di Gilardino, a ruota un fantasista come Diamanti mentre è spuntato anche il nome dell’esterno destro dello Sparta Praga e della nazionale, Borek Dockal.  In queste ore si parla anche di Taarabt, l’anno scorso al Milan.
Di sicuro il calcio mercato è una giostra che gira, gira e non si ferma mai. Quindi aspettiamoci di tutto e di più. Domenica arriva il Palermo che alla vigilia del campionato era nel novero delle squadre che avrebbero lottato per la salvezza.  Dopo quindici turni di campionato ha sette punti in più dell’Atalanta. Non sarà facile per i nerazzurri conquistare tre punti. Proviamoci.