Bergamo – AIAC e Dir Sport insieme, per dire basta alle polemiche e ribadire l’unità di intenti con il mondo arbitrale, quale via preferenziale verso la crescita e la maturazione di tutto il mondo dilettantistico. Nel pomeriggio di giovedì, presso la nostra redazione di piazzale San Paolo, si è tenuta una conferenza-stampa tenuta dalle più importanti figure che rappresentano, a Bergamo, gli allenatori e i direttori sportivi, a partire da Giuseppe Nicoli, direttore generale della Dir Sport: “Non difendiamo a prescindere gli arbitri, ma vogliamo tutelare il calcio dilettantistico, che è anche composto dagli arbitri, e che non può prescindere dal loro operato. Va ricordato con forza che allenatori, dirigenti delle società e arbitri si sono uniti per dare vita a un percorso volto al miglioramento e alla collaborazione della realtà dilettantistica, e questo cammino vissuto assieme, l’uno al fianco dell’altro, è plausibile semplicemente perché gli arbitri sono brave persone, guidate da dirigenti professionali e disponibili, che come tali meritavano di essere coinvolti nei nostri progetti. Tutte le componenti sono ugualmente importanti nel calcio dilettantistico, e proprio perché sussiste un rapporto alla pari, e non subalterno, stiamo imparando a dialogare e a confrontarci, trovando margini di discussione che non trova eguali in Lombardia. Quella intavolata è una collaborazione che le altre delegazioni ci invidiano, e non esito a dire che, sulla falsa riga di quanto fatto da noi, realtà come quelle di Lodi e Como oggi ci copiano. In questo quadro, non c’è bisogno di difendere gli arbitri, poiché sono loro stessi a difendersi da soli; semmai, dobbiamo valorizzare quelle segnalazioni, e quelle lamentele, inoltrate dalle varie società, facendone un reale motivo di interesse e di crescita, non soltanto tecnica ma anche comunicativa. Negli ultimi giorni ci siamo tutti un po’ stracciati le vesti per episodi che hanno fatto scalpore, a partire da quelli occorsi in Roncola-Pontida con ben tre espulsioni e smodati comportamenti di pubblico, giocatori e dirigenti, ma qui ci dobbiamo fermare, per ribadire che gli arbitri sono figure eccezionali. Sono ragazzi anche loro, che in quanto tali possono sbagliare e devono crescere. Non possiamo prendere solo il marcio che c’è nelle cose, e in questo senso il comportamento tenuto dalla Roncola, in merito ai fattacci accaduti dentro e fuori dal terreno di gioco, è stato esemplare. I tempi sono quelli più idonei per un proficuo confronto tra le parti, perché è grazie a gente come Azzaroli, Pizzi, e lo stesso presidente nazionale Nicchi, che è stato possibile questo dialogo tra le parti. Demonizzare la classe arbitrale comporterebbe soltanto un arroccamento delle posizioni, e un ritorno alle origini, che nessuno si sogna di volere. Avanti tutti insieme allora, le società devono continuare a segnalare e, data la vasta gamma di opportunità utili al dialogo, dovrebbero garantire una maggiore presenza alle riunioni concordate con gli arbitri”.
Prosegue Ezio Cingarlini, vicepresidente dell’ Associazione Allenatori di Calcio: “Sono sei anni che alleno gli arbitri, e solo grazie a una vera strutturazione del movimento che è stato possibile continuare a lanciare elementi di valore, come accaduto in tempi recenti con Cataldo. Lavoro tutti i giorni vicino a loro, e posso garantire che anche tra gli arbitri sussistono le stesse logiche legate al merito, e alla competitività, dei calciatori. Anche loro esultano o sbuffano, per una promozione o una bocciatura, e anche loro danno il massimo per ottenere i migliori risultati. Nessuno si sogna di ritenersi superiore a nessuno, pertanto dobbiamo continuare a parlarci. Mettiamo sotto la lente il comportamento degli arbitri, e non gli errori o il singolo episodio”.
Continua il presidente dell’AIAC, Giovanni Capoferri: “Per gli arbitri, valgono pregi e difetti, come per tutti, dunque c’è la possibilità di costruire qualcosa tutti assieme. Oggi c’è senz’altro più apertura che in passato, sono questi i tempi più propizi per fare del dialogo la via preferenziale, verso un reale arricchimento dei singoli, e delle classi di appartenenza. Vorrei ricordare che gli arbitri sono tenuti a conoscere, e osservare, non soltanto le 17 regole del calcio, ma anche le innumerevoli interpretazioni. Gli arbitri, insomma, hanno il loro bel da fare, e l’impegno e la professionalità non mancano, visto l’alto gradimento riscontrato all’interno delle società”.
Chiosa finale per il presidente della Dir Sport Lucio Seghezzi: “Titoloni e frasi ad effetto sono spesso più pericolosi che utili. Per come è maturato il dialogo, dobbiamo far sì che siano prima i giocatori a migliorare il clima, al resto ci penseranno a tempo debito gli arbitri. A quando le prime interviste agli arbitri su giornali e televisioni? A livello nazionale i tempi sono quasi maturi, sono convinto che in tempi ragionevoli, scalando, arriveremo a parare anche sulle più piccole realtà locali. Lasciamoli lavorare questi arbitri, del resto non può e non deve essere colpa loro. Prendiamo per esempio alcune maxi-squalifiche legate a presunti episodi di discriminazione razziale. Quello che accadde a Grassi (ex atalantino, ora in forza al Napoli, n.d.r.) la scorsa stagione, ai tempi della Primavera, ha dell’incredibile: 10 giornate per una reazione, dai toni sì razzisti e dunque da condannare, a seguito di uno sputo ricevuto dall’avversario (Salifu, allora in forza all’Hellas Verona, n.d.r.). Il razzismo non esiste, proprio per questo smettiamo di tutelare gli extra-comunitari. Servono pene esemplari, ma stabilite secondo criteri equi. Leggere di squalifiche per 3 soli turni, legate a interventi violenti volti a spaccare le gambe, non sta né in cielo né in terra”.
Nikolas Semperboni