Bene bene, anzi no, malissimissimo, ma malissimo che peggio non si può, qui da noi un ragazzino si è ammazzato perché tutti gliela menavano perché era quell’attimo sovrappeso. Lo prendevano per il culo quando metteva le sue storie in instagram, sceglievano parole sacrosante per accopparlo col pensiero dello squallido phisique du role di Cristiano Ronaldo, quello che ora gioca per i nuovi nazifascisti in Arabia. Nessuno gli chiedeva mai qualcosa d’importante, tipo “come stai?” oppure “cosa hai voglia di fare oggi?” o, ancora, “quali sono i tuoi sogni al mattino?”. Solo insulti, soprattutto di gente vecchia, subumani a cui il tempo ha gelato il cuore.
Io stesso, sono un giornalista, forse uno scrittore, per via che faccio un libro all’anno. Ho quarantacinque anni. Non sono il fotomodello della Volvo eppure da parenti poco inclini alla sensibilità sono giorni che ricevo una raffica di insulti, in serie, per i cinque chili in più presi quest’anno per via del “c’è ancora il covid e la partita a Orio è rimandata”. A Natale, all’ingresso del pranzo, lei così, gridando, “vieni al camino che ti sciogli un po’, grassone come sei”, ieri, lui, in perfetta forma, “ormai hai la faccia di un criceto gigante”. Mi avessero chiesto cosa mi è accaduto, fare quasi centocinquantamila euro di pubblicità per il mio giornale che era in difficoltà, io, dico io, che sono un cronista sportivo, non un commerciale. Per fare firmare amministratori delegati e capitani d’azienda servono aperitivi e cene, occorrono Negroni e tartine. Mi avessero detto che cuore e “che meraviglia i pezzi che hai scritto”, avessero pensato anche solo un secondo all’abbondanza in cui eccello, le mie parole lanciate come carezze intorno all’universo. Passavano ruttando, ricordando a tutti quanto fossi in sovrappeso, cerchiandomi col filo rosso manco avessi scopato troppo senza preservativo e adesso fossi malato, con l’Aids o la gonorrea, delirando coi commensali sul mio maglione stretto e nero che mi fa vedere la panza. Solo quello, io, il colpevole, per aver salvato la mia azienda, a colpi di frasi a tavola. Nient’altro di me che è il novantanove e passa per cento rispetto alla mia massa corporea.
Ecco, è questo, il mio consiglio, scegliete chi vi ama, allontanate chi vi vede addosso un chilo in più. Chi vi adora, non lo nota, vi considera sempre magri e meravigliosi come Brad. Fottetevene degli altri se questa sera avete bisogno di magnarvi un’intera mucca con la maionese Calvé. E’ il momento, vi serve, ve lo chiede il vostro corpo. Non fermatevi al primo assaggio. Si ingrassa e si dimagrisce a seconda del sentiero, dei sogni e della circostanza, a me capita da quarant’anni, sempre in modo uguale. L’anima, invece, non cambia mai. Ed è la sola cosa importante.
Matteo Bonfanti
Nella foto: io, un grasso, ieri, innamorato del mare