Oggi abbiamo intervistato un altro volto del calcio bergamasco, Alessandro Rossi, titolare della Rossi e Brevi Carpenteria, uno degli sponsor che ha contribuito alla pubblicazione del libro “Il Vestaglietta” di Matteo Bonfanti (in uscita tra pochi giorni).
Cos’è per lei il calcio?
“E’ uno sport che mi ha dato molte soddisfazioni, mi ha fatto sentire realizzato ed è stato d’esempio per fondare la mia azienda, dandomi la giusta carica. Comunque le mie priorità sono la famiglia e il lavoro. Nel calcio sono presente tutt’ora, in quanto seguo il Valcalepio, essendo la squadra del mio paese, e la Real Calepina in quanto conosco diverse persone”.
Mi parli della sua esperienza calcistica.
“Ho cominciato a giocare nei dilettanti a quattordici anni mentre ora sono uno sponsor di alcune squadre della zona. Sono stato 10 anni a Sarnico, dove c’era un settore giovanile molto interessante e con gente competente. Ricordo, prima di tutto, il mio amico Briolini con il quale ci conosciamo oramai da vent’anni e che frequento tutt’oggi. Pensi che siamo diventati tutte e due atalantini. Successivamente ho intrapreso il corso per diventare allenatore sino alla categoria di serie D, a Milano. La mia carriera di allenatore è stata molto breve: il primo anno a Sarnico fu drammatico e a quel punto lasciai. Poi sono diventato dirigente, fino a ricoprire la carica di presidente. Nel calcio posso dire di aver vestito tutti i ruoli, mi è mancato solo di fare l’arbitro”.
Fino a che età ha giocato a pallone?
“Ho giocato negli amatori fino ai quarant’anni, mi ricordo molto bene l’ultima partita, il mio allenatore mi aveva detto di mettere la maglia numero tredici e io gli avevo risposto che nella mia carriera non avevo mai fatto la riserva e che lui aveva ragione quindi anziché fare la riserva avrei smesso di giocare”.
Si ricorda l’infortunio più brutto che ha avuto su un campo di calcio?
“Non ho mai avuto degli infortuni gravi, nel mio passato di calciatore mi ricordo che in un torneo notturno calciando ho colpito la testa di un portiere, con conseguenze (per lui) abbastanza importanti. Purtroppo è accaduto perché una volta si giocava con i palloni di cuoio e quando si bagnavano pesavano il doppio”.
Mi può dare un suo parere sulla situazione Covid dato che se ne sente parlare tutti i giorni.
“Malgrado tutto, visto i problemi che ci sono stati per il Covid sento di essere stato fortunato. In cinquant’anni di attività lavorativa sono sempre stato il primo ad arrivare in azienda e l’ultimo ad andare via. A causa del virus, sono stato forzatamente a casa due mesi o poco più, insieme a mia moglie e posso dirle che fino a quel momento non avevo mai trascorso cosi tanto tempo con lei. Infatti quando sono stato calciatore e poi imprenditore il tempo da dedicare alla famiglia era poco. Il periodo di lockdown è stato molto positivo, con mia moglie ci siamo conosciuti e avvicinati ancor di più e ho deciso di staccare un po’ di più dal lavoro. Non arrivo più prima di tutti e gli dedico solo qualche ora al mattino e al pomeriggio, dato che in azienda ho la fortuna di avere con me il mio genero e mio nipote, due brave persone di cui posso fidarmi. Grazie al Covid ho capito che l’azienda non è tutto. Prima ero un accentratore, ora riesco a delegare i compiti lavorativi anche ad altre persone”.
Arrivati a questo punto le chiedo se è soddisfatto della sua vita.
“Nella mia lunga vita fortunatamente ho avuto tanto nel calcio, nella famiglia e nel lavoro. Ho avuto anche io dei momenti molto difficili e problematici ma sono soddisfatto”.
Vanessa Testa
In foto: Alessandro Rossi con il fratello Piero e il nipote Domenico Finazzi