Bergamo
– “Sono azzurra di skeleton. Siamo soltanto due bergamasche, con Elena Scarpellini”. Alessandra Fumagalli ha tutto l’orgoglio di rappresentare l’Italia in una disciplina di nicchia e pure un cugino famoso che pratica il gioco più popolare: “Seguo solo lui, non il pallone, dove il business toglie un po’ di spazio allo sport. Attenzione, però, anche noi stiamo uscendo dal guscio: l’anno scorso sono andati a medaglia Mattia Gaspari e Valentina Margaglio, nella prova a squadre ai Mondiali di Altenberg”. Detto che il parente si chiama Roberto Piccoli, attualmente in prestito allo Spezia – “Non ho una squadra del cuore, l’Atalanta in tv la vedo soprattutto quando gioca in Champions: onora tutti noi” -, la testa lei, 22 candeline spente il 16 agosto, non la usa per colpire un attrezzo di cuoio: “L’attrezzo è lo skeleton, che è anche il nome della disciplina che ho scelto di abbracciare. La testa, come la pancia, nel nostro caso è in giù, protesa alla meta”. Il contrario dello slittino, dove ci si sdraia sul dorso: “Per praticare quello ci vuole una scuola, va fatto fin da bambini. In Italia è diffuso in Alto Adige. La mia scelta invece è iniziata per gioco: sono al terzo anno”, precisa la portacolori del Bob Club Cristallo.
Prima di sposare la neve, Alessandra, famiglia tutta di sportivi praticanti o meno, avendo il sacro fuoco dentro aveva percorso altre strade: “Ginnastica artistica fino al 2014, poi salto con l’asta con l’Atletica Bergamo 59, cui mi aveva introdotta mia madre, insegnante di educazione civica e tramite col mio allenatore di allora, e infine lo skeleton. Ho fatto convivere le due cose per un anno intero. Ma piste noi non ne abbiamo, aspettiamo che riaprano quella di Cortina per le prossime Olimpiadi invernali: la più vicina, quella di casa, è a Innsbruck”. Una vita nomade: “I raduni si tengono dove ci sono le gare: Sigulda, in Lettonia, dove recentemente ho fatto un ottavo posto (19 dicembre) dopo i due buoni settimi a Winterberg (27-28 novembre) in Coppa Europa, Altenberg in Germania e appunto in Tirolo. Ma viaggiare è una fortuna, anche se da ottobre in poi sono sempre con le valigie ai piedi del letto, lontana da casa”. Per le feste comandate, però, si torna alla base: “Attualmente mi sto allenando indoor al campo Coni di via delle Valli: noi di Bergamo siamo fortunati, è uno dei pochi in Lombardia a consentirci una preparazione adeguata. Non a caso in molti arrivano da fuori provincia. Durante l’estate usiamo una rotaia apposita e una slitta modificata da utilizzare sulla pista in tartan per stimolare fase di spinta. In seguito si allenano la discesa e la guida”.
Il ferro del mestiere è una bestia (d’acciaio) rara, da maneggiare con cura: “Sotto ci sono pattini fresati in ferro, con solchi longitudinali, per mantenersi dritti sulla pista. Ma poi bisogna guidarlo. Prevede un limite di peso per uomini e donne: io sono tra i 65 e i 66, il mio skeleton 34,7”. Un profano si chiede perché mai l’opzione per qualcosa di così estremo, salvo ricordarsi che anche a Gianni Agnelli piaceva lanciarsi a capofitto, nella storica Cresta Run (che esiste dal 1885), a Sankt Moritz: “Volevo fare un’esperienza nuova, quella tipica di chi intende mettersi in gioco per avere risultati concreti. Le sfide mi sono sempre piaciute. Sono emozioni e sensazioni difficili da descrivere: l’adrenalina, la velocità, il contatto col ghiaccio. La voglia di provare cose diverse è una costante, non soltanto per me: anche la mia compagna di Nazionale Elena Scarpellini, che è di Zanica mentre io sono di città, faceva asta, gareggiava per l’Aeronautica. Ma anche il prima, la preparazione, fa innamorare di questo sport”. Non ancora una professione: “L’obiettivo è che lo diventi. In luglio mi sono laureata in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano. Far coesistere la vita d’atleta con una professione civile, chiamiamola così, è dura: magari mi trovo un lavoro in estate per il gruzzoletto, perché a ottobre si riparte”. Niente lockdown per Alessandra e la sua grande passione: “Non ha fermato la stagione, fin qui si sono svolte tre gare di Coppa Europa. A metà gennaio mi aspetta l’esordio in Coppa del Mondo, a Sankt Moritz. Il 4 gennaio si riparte col mini raduno a Innsbruck. Ovviamente i tamponi, all’arrivo e a 48 ore dalle competizioni, esistono anche per noi”. Parola di cugina d’arte, una che di ostacoli non ne vede né li concepisce per natura. Perché il mondo visto a testa in giù è molto più interessante.
Simone Fornoni