Zanica
– «Ultimamente ci vediamo un po’ troppo spesso». La battuta del direttore sportivo Aladino Valoti nel porgere la mano ai cronisti fotografa alla perfezione il momento dell’AlbinoLeffe, ricorso alla seconda ciambella di salvataggio nel giro di un mesetto dopo l’esonero di Alessio Pala. Poiché Roberto Bonazzi non è riuscito a rimettere in rotta (quattro ko di fila compreso quello in coppa) la navicella bluceleste sempre più nelle secche, ecco Amedeo Mangone, mastino scudettato della Roma di Sensi, Totti, Montella e Batistuta e ora timoniere scelto per gettare l’ancora della salvezza: «Gli abbiamo chiesto la disponibilità a lavorare con quello che c’è, perché convinti che l’attuale organico finora non si sia espresso come avrebbe dovuto – spiega l’alto dirigente -. Accettare di lavorare in una situazione simile non dev’essere stato facile, ma Mangone ha già esperienza come allenatore a questi livelli (Pavia in C2/Seconda Divisione dal 2007 al 2010 e Reggiana in prima fino all’esonero nel dicembre 2011, NdR). L’imperativo è mantenere la categoria a ogni costo: finora abbiamo preso badilate sui denti e il gap in classifica da recuperare è già notevole, visto che siamo penultimi a 10 punti. E ci dispiace aver dovuto fare a meno di Bonazzi, con cui il legame è strettissimo, ma purtroppo parlano i risultati».
L’ex difensore di Bari, Bologna, Roma, Parma, Brescia e Piacenza, 46 anni compiuti il 12 luglio scorso, torna in panchina con entusiasmo: «Sono uno a cui piace il rapporto diretto coi giocatori anche se tengo alla distinzione dei ruoli, nel senso che i ragazzi sul campo devono fare quello che dico io – esordisce -. Il compito non è facile, ma sono una persona serena e ho trovato un ambiente per nulla demotivato. Il morale è alto, e se la rosa finora ha dato il cento per cento, bisogna fare lo step successivo perché così non basta». Quanto al modulo, dopo la mezza rivoluzione bonazziana fatta di gioco palla a terra e 4-4-2 adottato dopo un incipit a base di tridente, si torna al rombo, più congeniale alle caratteristiche tecniche dei singoli. Anche se gli schemi, per il tecnico di Carugate arrivato lunedì e tenuto nascosto fino alla vigilia della presentazione, sono l’ultima delle preoccupazioni: «Il mio credo tattico? Saperci difendere se necessario in undici e segnarne uno più degli avversari, imponendo il nostro gioco quando è il caso – chiosa Mangone -. Ai miei uomini chiedo lavoro, partecipazione e quel qualcosa in più per tirarci fuori dai bassifondi. Se io sono il terzo allenatore da questa estate significa che qualche problema c’è, ma questa è una squadra da Lega Pro e deve rimanerci». Parola al campo: oggi doppia sessione a Zanica, con lavoro iniziato sul sintetico; sabato il primo banco di prova a Sassari con la Torres.
SF