A maggio ha deciso di appendere i guantoni al chiodo. Rescissione volontaria del contratto con la Cremonese, ultima tappa di una carriera che gli ha permesso di vestire, tra le altre, le casacche di Triestina, Sassuolo, Foggia, Cagliari, Chievo, Milan, Middlesbrough, Cesena, Ascoli e Alessandria dopo essere cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta. Michael Agazzi, da Ponte San Pietro, si è fatto da parte nel modo più nobile. Troppo grande il timore generato dalla pandemia ancora in corso per non mettere al primo posto la famiglia e gli affetti, rinunciando così a soli 35 anni (oggi ne ha 36, ndr) al mondo del professionismo. Senza rimpianti. “Vivendo in provincia di Bergamo – ha esordito -, ho vissuto da vicino la situazione legata al Covid, perdendo amici e familiari. Ogni giorno le sirene delle ambulanze facevano da sfondo, un’esperienza che nessuno di noi potrà mai dimenticare. Ho optato quindi per fermarmi, senza pensare a soldi o contratti, le priorità sono diventate altre. Non mi è piaciuto il fatto che il calcio non abbia detto stop di fronte a quel momento tragico. Il presente che stiamo ancora vivendo ci insegna l’importanza dello sport. Gli ultimi anni mi hanno confermato che la famiglia non era più il punto di riferimento come ai tempi dei nostri padri, il secondo fondamento era la scuola ma anche quello è venuto gradualmente a mancare; quello che si è sobbarcato tutti questi aspetti mancanti è stato proprio lo sport”.
Oggi Agazzi collabora nella scuola portieri della Dimensione Saga, cercando di portare tutto il suo carico di esperienza ai più piccoli, anche se i progetti per il futuro lasciano spalancate tante porte: “Mi mancano tre esami per la laurea in Scienze Motorie, voglio investire su di me. In settimana poi ho l’esame per il patentino di allenatore UEFA B. Credo che il calcio mi abbia dato un sacco, mi abbia fatto crescere con dei valori, con la disciplina: gli sarò sempre grato. Non me la sento però oggi di dire cosa farò da grande: voglio tenere aperti più scenari possibili”.
L’Atalanta è stata la prima a credere fortemente in lui sin dalla giovanissima età. “Ho trascorso una decina di anni nel vivaio nerazzurro, una tappa importantissima della mia carriera. Da piccolo andavo allo stadio a seguirla, nel presente sta facendo cose straordinarie: da bergamasco posso dire di essere felice. Nella prossima giornata di Champions League giocherà contro il Liverpool, dove milita a mio avviso il miglior portiere del momento, Alisson: è completo, bello da vedere, un atleta straordinario che è cresciuto molto dal suo arrivo in Italia”.
Il percorso calcistico di Agazzi ha vissuto ricordi fantastici: “Difficile sceglierne alcuni, ma se devo pronunciarmi dico la convocazione in Nazionale e la firma con il Milan. Due esperienze indimenticabili in mezzo a tante altre soddisfazioni”. Amarezze? Pochissime. “Il mio vedere o bianco o nero mi ha tolto forse qualcosa, ma togliendomi qualcosa non sarei quello che sono oggi”. Parola di un portiere che ha deciso di salutare il calcio che conta a modo suo, con il sorriso sulle labbra. Giù il cappello.
Norman Setti