Un piccolo momento di ritrovo e di saluto, lontano dai proclami, dalle isterie che competono a quel dilettantismo più propenso a risultare la copia caricaturale del professionismo. Eppure, l’addio andato in scena, con una parvenza di festa a sorpresa, mercoledì pomeriggio sul campo cittadino di via Lochis ha mandato in onda un altissimo valore simbolico. Anzitutto, perché il Bergamo Longuelo non c’è e non ci sarà più ed è dunque bene mettersi in testa che persone come Fabio Locatelli e il suo qualificato staff di dirigenti, collaboratori, semplici appassionati pronti a mettere testa e cuore al servizio dei ragazzi, saranno sempre più rare. Il rompete le righe è dunque servito: la società cittadina presieduta per nove anni da Fabio Locatelli esce di scena, con tanto amaro in bocca, per quello che poteva essere fatto e che, al contrario, è rimasto inascoltato. Ma esce anche con la testa altissima, in primis per il dato oggettivo proveniente dai risultati ottenuti sia in sede di settore giovanile che di prima squadra. Non poteva quindi mancare un bilancio complessivo dell’attività, pronunciato dalle varie figure che nell’ultimo decennio hanno trovato molto più di una seconda casa. Certo, Fabio Locatelli, per tutti il “Pres”, con una lettera maiuscola atta a evidenziare la statura di un uomo d’azienda senza eguali. E poi Cristian Quistini, il vicepresidente, o se vogliamo l’alter-ego più indicato per raccontare una dialettica, interna alla società, fatta di rispetto dei ruoli, cordialità e il giusto connubio di professionalità e passione sportiva. Via via, a cascata, le componenti che hanno promosso un efficace lavoro sul campo: da Diletta Roncalli, responsabile del settore giovanile, nonché seconda mamma per tanti ragazzi che, partendo dalle fasce basse, hanno centrato tutte le tappe della filiera, fino a Simone Ghilardi, autentico totem, per il blasone a disposizione e per la competenza esibita. Il dato però forse più indicativo del clima che si è respirato mercoledì pomeriggio, un clima evidentemente commosso ma anche carico di orgoglio per quanto fatto vedere negli anni, viene dalla concomitante presenza dei capitani della prima squadra che, lungo il mandato assunto da Locatelli, si sono adoperati sul campo di via Lochis. Così largo ai volti più cari, con Luca Turani assente giustificato e i vari Camillo Arrigoni, Marco Cesari, Ronny Scarpellini, Paolo Pellegrini, “Super Mario” Vitali, “Guga” Rota e Fabio Buelli attenti a onorare la causa gialloverde, in compagnia di mister Marco Albergoni, dello staff tecnico e di quei ragazzi, come Mistri e Molteni, che rappresentano a tutti gli effetti i frutti più pregiati del lavoro compiuto in sede di valorizzazione del vivaio. Non potevano mancare, laddove andava tributato il doveroso omaggio a una favola calcistica che nella corrente estate pallonara non ha trovato il felice epilogo. Applausi un po’ per tutti, a partire dal “Pres” fino ai collaboratori del magazzino e della segreteria, senza tralasciare gli allenatori del settore giovanile, chiamati ora a fare un po’ più grandi le realtà limitrofe. E in coda a questo tourbillon di emozioni, quel pragmatismo che racconta al meglio la figura di Fabio Locatelli, del quale in tanti oggi si chiedono il destino, perlomeno quello calcistico, cui andrà incontro: “Se mi chiedono dove andrò per tornare a fare calcio, rispondo che non lo so. Se mi chiedono se questo addio sarà un definitivo addio al calcio, rispondo sempre che non lo so. Avrei fatto volentieri a meno delle amarezze occorse negli ultimi tempi. Ma se devo trovare un lato positivo, mi hanno fatto capire che è ora di tirare il fiato. Ogni decisione può aspettare, del resto qui a Longuelo abbiamo imparato bene che cosa voglia dire aspettare. Aspettare… e aspettare ancora”.
Nikolas Semperboni