KHARKIV
– Un nebbione mai visto tant’è vero che i giornalisti partiti lunedì sono stati costretti a tappe forzate prima di arrivare a destinazione. Prima Varsavia, quindi Kiev poi taxi, treni e pullman, sette ore di viaggio nella steppa, eufemismo. Poi dall’aeroporto al centro città nell’immensa Ploshad Svobodij, piazza della Libertà, mezzora di bus e subito salta all’occhio la planimetria di una città tipicamente sovietica. Per lunghi anni Kharkiv è stato un centro industriale dove si costruivano e producevano i mezzi militari dell’Armata Rossa e durante la seconda guerra mondiale venne occupata dai nazisti, poi liberata, quindi di nuovo occupata, al centro della famosa operazione Barbarossa. Oggi tutto è mutato, è la seconda città, cerca un milione e 400 mila abitanti, della martoriata Ucraina. I vecchi tram verdi, sia su gomma che su rotaie, sono i mezzi mobili per attraversare un largo e lungo territorio squadrato da vialoni a quattro corsie con traffico abbastanza intenso. Chiese, monasteri e vecchi edifici dell’iconografia sovietica che si intersecano con nuovi palazzi, grattacieli con hotel e ristoranti alla moda. Sì, anche a Kharkiv c’è la movida con tante belle ragazze che sembrano top model.
Giacomo Mayer