Sono le quattro di un sabato pomeriggio qualunque, mi trovo nel negozio della mia parrucchiera di fiducia, accanto a me altre due clienti, ovviamente a debita distanza, che parlano del più e del meno. Accennano a vari argomenti, tra cui il sesso libero richiamando l’ormai nota questione Grillo.
Simona – la parrucchiera – prova a riportare gli argomenti “nei ranghi”, accennando al problema del mancato sostegno economico di questa ondata COVID e subito gli animi si scaldano.
La rabbia sale, così come la tristezza nel ricordare l’ultimo anno scorso. Simona sbuffa mentre sanifica la postazione utilizzata dalla cliente uscita da poco e si chiede a quando un po’ di stabilità.
Tutte quante vorremmo un po’ di serenità, una ritrovata normalità e voglia di smettere di chiudere ogni conversazione con la frase: “ma che colore avremo la prossima settimana?”.
Una più ottimista se ne esce con un “su dai che ormai ci siamo”, ma poi l’altra si mette a starnutire e cala il silenzio per una frazione di secondo finché le avanzo un semplice “salute”.
In questa nuova e si spera temporanea realtà – lontana dal marzo scorso, ma ancora “tinta di covid” – un pizzico di normalità si mischia alla vita attuale tutta regole e disciplina… regole che molti cercano di alleggerire con un pizzico di furbizia che non necessariamente crea reale pericolo; io che, in questo momento, non me la sento nemmeno tanto di criticare un po’ di leggerezza perché diciamocelo: è proprio vero che molte attività non se la passano affatto bene.
E mentre nei palazzi romani e milanesi qualcuno che, spesso, la quotidianità del popolo non l’ha mai realmente vissuta si trova a decidere di come il popolo debba vivere o morire (di COVID o di “stenti”), nei negozi dei parrucchieri, degli estetisti e via discorrendo, la normalità cerca con forza di ritrovare i suoi spazi. Questo non vuole essere un articolo, ma semplicemente un augurio che presto la vita di un tempo con la sua bellezza e pure le sue difficoltà, torni regina nelle vostre case.
Vanessa Bonaiti