Per anni mi avete chiesto come mai tifassi Atalanta, la provinciale o la perdente come vi piace tanto definirla.
Ciò che purtroppo non è chiaro è che il problema non sono io, ma siete voi. Vi riempite la bocca con frasi come “Milano è nostra”, ma voi Milano l’avete mai vista? Vado allo Juventus Stadium e leggo striscioni con scritto “Gallipoli juventina”, ma se siete salentini non dovreste tifare Lecce?
A me sinceramente fate molta tristezza.
Ieri le strade inglesi erano piene di gente che protestava, ma voi dove eravate? A 400 km di distanza dal vostro stadio forse…
Quando abbiamo bisogno di confrontarci tra di noi, ci ritroviamo al Baretto, voi fate videochiamate su Skype?
Allora sono io a domandarvi perché tifate le big? Forse perché vincono sempre?
Preferisco essere perdente tutta la vita, ma essere sicura che i miei valori siano quelli della mia squadra, della mia città e della mia gente.
Eh sì, saremmo quelli che usano il dialetto bergamasco per comunicare tra di noi, quelli che bevono il Borghetti e mangiano pa’ e strinù, ma almeno noi ciò che significa “la minestrina l’é mai asé” lo sappiamo bene.
Fiera di credere che le partite vere siano quelle della domenica pomeriggio alle 15:00 contro il Brescia…
Fiera, soprattutto, di scendere in piazza, quando i miei ideali di tifosa vengono calpestati.
Continuate pure a far finta di sapere cosa significhi davvero tifare, ma nel frattempo lasciate il calcio a chi ci crede veramente, ai perdenti come noi.
No al calcio moderno.
Elisa