Silenzio, basso profilo. L’Atalanta sta studiando l’evoluzione degli eventi. La SuperLeague sta perdendo pezzi e consensi rapidamente. Prima le defezioni del PSG e delle tedesche, ad amputare in partenza il progetto limitato a inglesi, spagnole e italiane, poi le rivolte di personaggi come Klopp e Mourinho, infine il ripensamento di Chelsea e Manchester United. Mezzo naufragio, in meno di 48 ore.
La strategia di stare zitti e attendere sta premiando la Dea. Che attenzione, non parla ma è al lavoro. Con la strategia romana del ‘si vis pacem para bellum’.
Guerra di avvocati, carte bollate, istituzioni. Saranno Federazioni e Leghe a mettere in campo gli eserciti, non i singoli club.
A spiegare meglio la strategia nerazzurra oggi è stato il quotidiano lombardo Il Giorno.
“L’Atalanta sta alla finestra, ma si prepara alla battaglia contro l’ipotesi della SuperLeague. Battaglia in ogni sede, legale o istituzionale. La linea del club bergamasco, che aveva intuito da settimane quanto stava bollendo nel pentolone dei grandi club, non cambia: basso profilo, toni pacati, zero polemiche roboanti. Di sicuro la Dea (che peraltro non ha chiesto nessuna esclusione di Juve, Inter e Milan…) non ci sta, perché gli introiti economici derivanti dalla Champions League – i 110 milioni incassati negli ultimi due anni e i 40 milioni già preventivati se la squadra dovesse qualificarsi anche quest’anno. La società della famiglia Percassi in questi anni ha compiuto importanti investimenti a livello infrastrutturale e tecnico per colmare il gap che c’era con i principali club europei… Tutto questo per portare l’Atalanta tra i primi 30 club europei. Prima il progetto, poi gli investimenti e a seguire sono arrivati i risultati sul campo, con i due terzi posti consecutivi e ora con quello attuale. Logico che adesso la Dea non ci stia a farsi buttare fuori a tavolino. La linea della dirigenza al momento è: fare di tutto per difendere il valore della serie A. Per cui l’Atalanta ora è alla finestra”, ha scritto il quotidiano di corso Buenos Aires.
Basso profilo, zero polemiche e fatti silenziosi. È da sempre la strategia nerazzurra. Lo sarà anche in questo passaggio delicato per tutto il nostro calcio.