La musica e il canto sono un tutt’uno con gli alpini, tanto che le canzoni alpine e di montagna fanno parte del patrimonio musicale di intere generazioni. La musica delle fanfare ha scandito le nostre marce nella vita militare e apre i nostri cortei nelle vita civile, allieta le nostre feste, accompagna le nostre commemorazioni e le nostre cerimonie. I cori e le fanfare costituiscono una parte molto importante della nostra Associazione. I cori raccontano la vita quotidiana sulle montagne, la natura, la gente e gli amori. Raccontano anche la guerra, che gli alpini esorcizzano col canto: cantano la casa, la famiglia, la valle lasciata per andare lontano, i commilitoni che non sono più tornati. Mantengono infine – fatto essenziale – una tradizione nella quale la gente si riconosce: non a caso i concerti degli alpini registrano ovunque il tutto esaurito.Dal 2003 è stata istituita, per iniziativa dell’allora Presidente Sarti, una Commissione per coordinare e valorizzare le formazioni corali e musicali alpine presenti sul nostro territorio, realtà che costituiscono un patrimonio culturale e popolare della storia degli Alpini bergamaschi, storia di cui sono espressione viva.Tale Commissione, composta negli anni da Taramelli Antonello, Facchinetti Remo, Mauro Agostinelli, Valle Marco e Brighenti Francesco, oltre al coordinamento delle varie manifestazioni sezionali, in questi anni di attività ha organizzato rassegne di Cori e di Fanfare di cui tre, ( due di Cori e una di Fanfare ), presso il teatro Donizetti, rassegne che hanno interessato tutti i Cori e le Fanfare Alpine della Sezione, ma soprattutto le manifestazioni per l’Adunata Nazionale a Bergamo del 2010, che ha visto la partecipazione di oltre ottanta Cori e oltre 30 fanfare alpini provenienti da tutte le sezioni d’Italia, e quelle per il 90° e 95° di fondazione della Sezione del 2011 e 2016, oltre che al 5° raduno nazionale delle Fanfare dei congedati delle cinque brigate alpine il 20 21 settembre 2014 al teatro Donizetti e al raduno nazionale dei cori delle 5 brigate in congedo il 22 aprile 2006 in occasione della giornata della solidarietà alpina al Palacreberg. Scopo principale dell’Associazione Nazionale Alpini, come recita lo statuto, è quello di “tener vive le tradizioni e le caratteristiche degli Alpini “, e , senza dubbio, il canto e la musica, che hanno sempre scandito il ritmo della vita alpina, nei momenti difficili e in quelli più gioiosi, costituiscono un’espressione significativa dello sforzo di testimonianza di valori e di tradizioni proprie della gente di montagna.Da qui la nascita, in seno all’Associazione, di CORI e FANFARE, movimenti con caratteristiche completamente diverse, ma entrambi costituiti o sostenuti nella maggior parte, con grande sacrificio da Gruppi Alpini.Un Coro rappresenta il Corpo che canta, narra le gesta e i sentimenti dei suoi Alpini. Da chi è costituito e quali sono i temi principali? L’Associazione Nazionale Alpini riconosce, al suo interno, una serie di formazioni corali, alle quali viene riconosciuta la qualifica di “CORO ANA”, formazioni che sono inserite nell’elenco dei Cori dell’Associazione Nazionale Alpini, elenco gestito dalla Commissione Nazionale Centro Studi ANA. Ogni formazione per potersi fregiare della qualifica di “CORO ANA”, deve essere affiliata ufficialmente ad un Gruppo Alpino o ad una Sezione ed i suoi membri essere iscritti all’ANA come Soci Ordinari o Soci Aggregati. La gestione della formazione corale è regolata, nei suoi indirizzi generali, dal Consiglio del Gruppo (se affiliata ad un Gruppo) e il Capogruppo ne è il responsabile o dal Consiglio della Sezione (se affiliata ad una Sezione) e il Presidente ne è il responsabile. Lo scopo di un “Coro ANA” è promuovere la cultura corale degli Alpini in forma adeguata, mediante pubbliche esecuzioni, incisioni su dischi ed eventualmente edizioni musicali. Occupandosi più in generale di diffondere, in modo quanto più corretto e documentato possibile, i canti che il Coro sceglierà di inserire nel proprio repertorio, con particolare riferimento ai canti popolari italiani e quindi alle canzoni montanare, tradizionalmente cantate dagli Alpini. Lo scopo è raggiunto tramite l’adesione al Coro di volontari appassionati di canto ed il continuo addestramento per mezzo di un Maestro o Direttore del Coro. I Cori si avvalgono in modo determinante e prevalente delle prestazioni volontarie e gratuite dei coristi e delle strutture gestionali che i Cori vorranno darsi. I cori possono rivestire la forma della semplice aggregazione spontanea così come quella di una associazione dotata di autonomo statuto purché nel rispetto dello Statuto e Regolamento Nazionali ANA e del Regolamento della relativa Sezione. i rapporti tra cori e le rispettive Sezioni e/o Gruppi vengono disciplinati da ciascuna sezione in totale autonomia.Nella storia, in questi 100 anni, c’è stato un periodo di maggiore produttività rispetto ad altri? Risponde l’alpino Francesco Brighenti Le radici della coralità alpina, vanno individuate già nelle tradizioni orale popolare, anonima prebellica di canti di lavoro, di evasione, di gioia e d’altro, portati poi come bagaglio affettivo dai soldati in guerra, soprattutto dagli alpini. Ripresi poi nel tempo nelle melodie, ma modificati nei testi.Le guerre furono quindi un crogiuolo in cui si incontrarono le tradizioni canore delle diverse regioni italiane.I canti degli alpini sono quindi diventati una espressione più autentica dei valori e dei sentimenti del popolo italiano e alpino.Anche oggi dopo tanti anni e con varie apprezzabili armonizzazioni il canto degli alpini è rimasto nella realtà e nei valori come quello di una volta, proprio per difendere quel canto alpino autentico.Questo patrimonio corale deve sopravvivere nella società odierna, nel quale esso può essere relegato o snaturato e che i cori tornino ai canti alpini e gli alpini a cantare insieme al coro.Il sogno sono i concerti all’aperto, le voci che si uniscono tra i coristi e la gente fino a diventare una voce sola.“ CANTA CHE TI PASSA” è uno dei motti degli ALPINI.Leggi qui tutto lo speciale pubblicato sul Bergamo&Sport in edicola lunedì 12 aprileSPECIALE CENTENARIO ALPINI del 12 aprileCosa è una Fanfara e come opera?La loro funzione è essenziale in ogni manifestazione non solo alpina, ma anche religiosa, culturale e civile, non trascurando inoltre momenti ricreativi.Non vi è festa, raduno alpino o commemorazione, in cui le note di una fanfara, oltre che a scandire i momenti solenni della cerimonia, non riportino al ricordo, ai valori del ricordo, alle gesta dei tanti giovani Alpini andati avanti, in particolar modo, in circostanze tragiche come la guerra.Al pari dei Cori, anche le Fanfare Alpine, svolgono un ruolo importante nella testimonianza di solidarietà e di vicinanza degli Alpini ad anziani, malati e persone meno fortunate, con esibizioni e concerti.Un ruolo importante poi le Fanfare lo svolgono soprattutto, nel coinvolgimento di tanti ragazzi e giovani, con corsi formativi e preparatori alla musica, oggi più che mai indispensabili, non solo per un’educazione culturale, ma per creare nuove leve , dopo l’abolizione del servizio militare obbligatorio, durante il quale, molti degli attuali musicanti, si sono formati. Alcune delle nostre Fanfare sono nate all’interno dei Gruppi Alpini, ma, alcune realtà, hanno dato vita a nuove formazioni sulle ceneri di antiche bande musicali locali affiliandosi poi in un secondo tempo all’apporto degli Alpini dove è determinante la gestione esercitata direttamente dal Gruppo Alpini locale.Trasmettere la propria esperienza e la passione sono la migliore eredità per un Coro ed una Fanfara: come è possibile avvicinarsi e farne parte?Per il Coro risponde il MAESTRO MARIO VALCESCHINI DEL CORO ANA VALCAVALLINA“Dopo 30 anni di ininterrotta attività come maestro dello stesso Coro, posso dire di aver accumulato un po’ di esperienza, frutto di prove puntuali, di numerosi concerti, di tanti incontri con altri cori ma anche di sbagli ed errori. Da tutte queste occasioni ho cercato di trarre utili insegnamenti che, devo dire, hanno dato i loro frutti. In me non sono mai venuti meno la passione e l’entusiasmo che ho cercato di trasmettere anche ai miei coristi i quali, a dire il vero, mi hanno seguito, se si considera che più della metà è insieme a me fin dalla fondazione. Sappiamo tutti che, purtroppo, nei cori della nostra tipologia mancano i giovani. Durante questi 30 anni nel mio Coro sono entrati alcuni adolescenti che però erano, in prevalenza, figli o nipoti di coristi papà o nonni che gli avevano trasmesso l’amore per le canzoni alpine. Arrivati però a una certa età, per diversi motivi, non tanto dovuti alla tipologia delle canzoni che continuavano ad apprezzare lo stesso, cantandole volentieri durante alcuni ritrovi o feste paesane, ma vuoi per …la morosa, vuoi a causa delle prove settimanali ritenute troppo impegnative, vuoi per i fine settimana che volevano impegnare altrove e non in teatri o chiese per i concerti che, fra l’altro, con l’andare degli anni, si erano fatti sempre più numerosi, questi giovani hanno preferito via via lasciare. Per quanto riguarda il mio tipo di “reclutamento coristi” io mi comporto così: quando ci sono feste o raduni, e si canta spontaneamente, cerco di ascoltare, di “origliare”, di avvicinarmi “furtivo” a chi mi accorgo che canta bene e, a fine serata, gli propongo di entrare a far parte del Coro: spesso sono riuscito a…fare centro. Ci sono state, poi, altre tipologie di avvicinamento e di ingresso nel Coro: l’amico convinto dall’amico, il “fan” che rimane soddisfatto delle nostre performances, l’audizione dei nostri CD che hanno suscitato l’interesse… Per cementare di più il gruppo e per venire incontro anche a richieste ed esigenze degli stessi coristi, diverse volte ho invitato maestri “professionisti” o esperti vocalisti a tenere brevi corsi di elementare lettura della musica o di potenziamento degli elementi base del canto come la giusta respirazione, l’intonazione e devo ammettere che queste iniziative sono servite ad aumentare il livello qualitativo delle singole voci e dell’amalgama del gruppo corale. A volte alcuni coristi, stanchi o demotivati, si sono allontanati dal coro, per una “pausa di riflessione”, ma io ho cercato di stargli sempre vicino, sentendoli di tanto in tanto, tenendoli aggiornati, invitandoli ai nostri concerti o a quelli di altri cori. E devo dire che questi coristi, vedendosi “corteggiati” e seguiti, dopo aver anche ammesso e “confessato” una certa nostalgia per l’assenza prolungata, sono quasi tutti ritornati, con soddisfazione loro, mia e degli amici cantori. Finché c’è vita, continuiamo l’avventura e, finché c’è fiato, continuiamo a cantare, ancora con passione da parte mia che vedo condivisa anche dai miei coristi; in questo periodo mi fanno pressione perché ci si possa ritrovare ma, come si sa, le regole sono ferree. Li rassicuro comunque che questa lontananza non sarà per molto, con la ferma convinzione che, parafrasando il titolo di un film del grande Ermanno Olmi, “torneranno i canti”.Per la Fanfara risponde il MAESTRO SALA MASSIMO DELLA FANFARA ANA DI SCANZOROSCIATE“L’eredità che ti lascia far parte di una fanfara Alpina è un bagaglio molto importante di storia e amicizia che da generazioni si trasmette rinnovandosi sempre. Ricordiamoci sempre che la Musica è l’unico vero linguaggio universale perché è l’unico che non ha bisogno di traduzioni, le note musicali sono uguali in tutto il mondo.Il Modo Migliore per conoscere questa realtà e farne parte, inizia partecipando alle prove musicali in aula musica e alle manifestazioni /concerti, così da poter vedere con i propri occhi il lavoro di preparazione ed il risultato finale nel clima di Amicizia ed affiatamento e divertimento (sano) che si crea in un gruppo musicale.La Musica è vita e condividerla con gli altri e coinvolgerli, davvero appagante” Alpino Taramelli, cosa direbbe ad un giovane volenteroso ed appassionato che vuole farne parte? Per un giovane entrare a far parte di un coro o di una fanfara significa soprattutto un po’ di sacrificio, pandemia a parte, con uno o due prove settimanali, scuola musica x le formazioni musicali, impegni e uscite durante esibizioni nelle feste dei gruppi Alpini e ho manifestazioni e cerimonie ufficiali ma il tutto è ripagato con tantissime soddisfazioni sia musicali che personali. Principalmente fare gruppo, condividere la gioia di sentirsi tra amici, aiutarsi reciprocamente e far parte della grande famiglia alpina che purtroppo, ormai dal 2005 con l’eliminazione del servizio militare, non abbiamo dove poter attingere.Nel convegno svoltosi a Vicenza nel 2016 Il vicentino Bepi De Marzi e Maestro del famoso coro “I Crodaioli”, musicista e compositore di molti brani fra cui il famoso “Signore delle Cime”. Ha parlato di “Chi può far parte dei Cori Ana?”. «Dobbiamo cantare di più perché non è tempo di retorica, i giovani sanno molto di musica, ……”Ma a tutti i giovani appassionati di musica e del canto corale alpino suggerisco di provare rivolgendovi al vs gruppo alpini del paese che vi indicherà dove e chi poter contattare oltre che a consultare il sito Ana sezionale di Bergamo: http://www.anabergamo.it/cori-e-fanfare.html Nella foto sopra la Commissione Cori e Fanfare AL CONVEGNO SULLA CORALITA ALPINA 2017 CON BEPI DE MARZI e sotto la Commissione organizzatrice degli eventi Cori e Fanfare all’adunata Nazionale di Bergamo 2010 e per i 90 anni della Sezione 2011Si ringraziano la Commissione e l’alpino Taramelli Antonello
mercoledì 14 Aprile 2021
SPECIALE CENTENARIO ALPINI: I Cori e le Fanfare ANA; le canzoni alpine fanno parte del patrimonio musicale di intere generazioni
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