AlbinoLeffe – Carrarese 3-0 (2-0)ALBINOLEFFE (3-5-2):
Savini 6; Borghini 6,5, Canestrelli 6,5, Riva (cap.) 6,5; Tomaselli 8 (34′ st Petrungaro sv), Nichetti 6, Genevier 7, Gabbianelli 7 (34′ st Piccoli 6,5), Gelli 6,5; Cori 6,5, Manconi 7,5 (46′ st Galeandro sv). A disp.: 24 Paganessi, 31 Caruso (p), 2 Cerini, 3 Berbenni, 17 Giorgione, 19 Ravasio, 29 Ghezzi. All.: Marco Zaffaroni 7.
CARRARESE (4-3-3): Mazzini 6,5; Valietti 5,5, Milesi 5,5, Murolo 5,5, Ermacora 3; Pasciuti 6, Agyei (cap.) 5,5 (1′ st Pavone 6,5), Schirò 5,5; Caccavallo 6 (20′ st Marilungo 6), Piscopo 5 (31′ st Manzari sv), Doumbia 5,5 (23′ st Foresta 5,5). A disp.: 1 Polidori, 6 Borri, 18 Tedeschi, 26 Bresciani. All.: Mattia Baldini 5 (Silvio Baldini squalificato).
Arbitro: Scatena di Avezzano 6,5 (Micaroni di Chieti, Catani di Fermo; IV A. Colombo di Como).
RETI: 10′ pt Gabbianelli (A), 41′ pt rig. Cori (A), 40′ st Manconi (A).
Note: espulso Ermacora al 44′ pt per somma di ammonizioni (proteste). Ammoniti Agyei, Ermacora, Canestrelli per gioco scorretto. Tiri totali 14-7, nello specchio 9-3, respinti/deviati 2-1, parati 6-3, legni 2-. Corner 7-4, recupero 2′ e .
Gorgonzola (Milano) – Tris servito sul piatto alla Carrarese in crisi nera, con mister Silvio Baldini (squalificato, in panca c’è il figlio Mattia) dimessosi nel tardo pomeriggio dopo cinque ko in serie, e 50 punti a meno tre dal gong della regular season del girone A di serie C. Un AlbinoLeffe in discesa, per tornare a macinare bottini pieni (dodicesimo) a una settimana dal ko con la Pro Vercelli, fa a fette la Carrarese ridotta in dieci sotto di due gol prenotando un posticino nella griglia che conta. Palloni in saccoccia numero dispari, episodi decisivi a quaterna, come i flash di un lungometraggio diretto in pantofole e interpretato per lo più con una scioltezza da Actor’s Studio. La primizia di Gianmarco Gabbianelli, taglio, stop e botta sotto la traversa lungo il primo palo agevolati dalla sterzata con appoggio di Giacomo Tomaselli, il vero mattatore del pomeriggio in Martesana, dal lato corto. Il ritorno al gol di Sacha Cori. Il rosso alle soglie dell’intervallo del peggiore in campo, già ammonito sul penalty provocato e impazzito fino a guadagnarsi la doccia per proteste su una punizione a favore per fallo del numero 9 bluceleste, e il sigillo di uno Jacopo Manconi al quindicesimo giro di giostra. Prima dei playoff, anche se l’obiettivo non ha ovviamente ancora il conforto della matematica, la trasferta di domenica 18 aprile (17.30) “Garilli” di Piacenza, quindi l’ospitata (ore 15) a Gorgonzola col Pontedera esattamente sette giorni più tardi e la chiusura sempre festiva del 2 maggio al “Rigamonti-Ceppi” di Lecco.
Un avvio vivace, lungo il leitmotiv manovra leziosa vs ripartenze, dove a beccarle spalancando le praterie sono i marmiferi, con Piscopo inadatto a tener palla e squadra alta. Nessun problema, dunque, sulla svettata pressoché dal (e sul) fondo di Doumbia sull’ammollo mancino di Caccavallo a un paio di lancette dal rompighiaccio del sostituto di giornata del lider maximo Giorgione, mentre Borghini non cala il 13 in ascensore chiamato dalla bandierina destra da Genevier solo perché gli si oppone il legno lontano. Il pendolino destro-assistman (col piede preferito) è una spina nel fianco di Ermarcora e della mezzala Schirò in ripiegamento, tanto che al 17′ la seconda centrata pesante non viene ghermita d’un soffio da Gelli. A suggerire, spesso, come nella profondità trovata nell’azione-battistrada, è il bomberissimo, già protagonista subito in avvio della verticale per il metro e novanta là davanti con liscio del prodotto atalantino (come il suo portiere) Milesi e uscita provvidenziale di Mazzini.
La fase di gestione è anch’essa da applausi per i seriani, spia di una maturità collettiva ormai raggiunta, e per poco dopo parecchi attimi di vuoto pneumatico non ci scappava il bis: peccato che la punizione del play francese, conquistata da faina dal fromboliere di casa al limite nella mischia sulla precedente (è ancora il valbrembanino ex compagno di linea di Caldara a cascarci) e passata tra le maglie della barriera a dispetto del famigerato coccodrillo, incocci il ginocchio sinistro del ’98 in porta. La successiva pallonessa a pelo d’erba, di esterno, del veteranissimo, chiude praticamente la partita, perché al quarantesimo il terzino sinistro nemico usa le braccia per opporsi all’ennesimo rientro sul mancino di Tomaselli provocando il rigore che Cori firma per il più spiazzante dei raddoppi: il centrattacco viterbese, al quarto successo personale, non la metteva dalla doppietta all’Alessandria dell’11 novembre, un mese prima del ko di misura cogli apuani a campi invertiti. In fin di recupero della prima frazione, la faccia interna della sbarra verticale e l’uomo coi guanti dicono di no al tiro a giro dello scatenato furetto a destra, in combinazione col compagno di reparto accentratosi per il duetto in accompagnamento all’ennesima fiondata in area, e di seguito a Manconi, troppo defilato a destra verso il fondo per poter prendere la mira come si deve.
La ripresa si annuncia un pro forma, anche se viene lasciato troppo campo all’avversario in inferiorità numerica, tanto che il tris arriverebbe nell’immediato se l’autore del 2-0 non fosse in controtempo sulla serpentina del partner d’attacco e Manconi difetta giusto di angolazione e potenza nella botta da fuori di rimbalzo agevolata dal lavorìo carsico del livornese da sinistra (7′). Di là ci prova due volte l’ala destra che scarica centralmente (8′ e 9′), senza scomporre Savini e tentando la furbata a metà del guado nel contrasto con Riva all’ingresso dal lato destro: è lui a cercare il contatto sbattendogli addosso, comunque fuori dalla riga fatidica, il direttore di gara valuta correttamente nonostante i reclami. Sempre lo stesso prende l’iniziativa (16′) stringendo in eccesso dal limite. Il protagonista assoluto della quartultima giornata, slalomista provetto, si vede strozzare la gioia in gola dal colpo di reni del prodotto nerazzurro (19′), ma entro il poker cronometrico, entrato un Marilungo in odore di derby, si rischia oltre il dovuto sulla puntata da destra di Doumbia allontanata di testa dal perno dei bergamaschi e non punita dal sinistraccio ai piccioni di della mezzala sinistra ex Inter. Ancora Tomaselli (27′), lanciato dritto per dritto dal tocco in contropiede del numero 22 dal patronomico sardeggiante, si fa ipnotizzare a tu per tu con l’ultimo baluardo dal casato risorgimentale, poi i fuochi d’artificio riservati al finale: l’ariete della Tuscia rimette la sfera in mezzo – piazzato dalle retrovie di Canestrelli, respinta difensiva a due dal centrodestra recuperata da Piccoli – per il diagonale imbusta-score deviato di coscia da Murolo, Savini alza la saracinesca sul tracciante da sinistra di Foresta, Petrungaro spreca il lancio del cannoniere col contagiri e Mazzini blocca la convergenza dalla stessa zolla di Gelli al novantaduesimo.
Simone Fornoni