Due fratelli, uno nato nel ’91 e l’altro nel ’93, stessa passione nata nel piazzale sotto casa, guantoni e numero uno sulle spalle. Entrambi iniziano la carriera nel paese natale, San Pellegrino Terme, per poi approdare nelle più grandi realtà della nostra zona tra serie D e Promozione.

Nome cognome e soprannome.
RI: “Riccardo Gherardi, per i compagni Ghera”.
RO: “Roberto Gherardi, anche io sempre soprannominato Ghera.. anche se ultimamente alcuni hanno iniziato a chiamarmi Tino.. da Robertino, visto che sono 2 metri…”.
Professione.
RI: “Professore di matematica e organizzazione aziendale presso l’ABF di San Giovanni Bianco”.
RO: “Dipendente per la ditta JAS, mi occupo di spedizioni di merce via aerea”.
Ruolo e squadra nel calcio dilettantistico.
RI: “Portiere del San Pellegrino, la squadra del mio paese dove sono tornato quest’anno per disputare un campionato di Promozione, massimo traguardo raggiunto dalla società nella sua storia: una sfida affascinante, purtroppo interrotta subito dalla pandemia”.
RO: “Portiere della Real Calepina, girone B di serie D. E’ il mio quarto anno qui, anche se nei primi tre la società si chiamava Sirmet Telgate: siamo saliti dalla Promozione alla serie D. Poi quest’anno c’e stata la fusione con l’Atletico Chiuduno Grumellese nella nuova società, ma posso considerarlo come il quarto anno qua”.
Prima squadra in cui hai giocato.
RI: “Ho iniziato a 10 anni proprio negli Esordienti del San Pellegrino. Qui ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino all’esordio in prima squadra in Seconda categoria a 16 anni, ormai nel lontano 2006. Da qui è poi partito il mio percorso in giro per la provincia bergamasca tra serie D ed Eccellenza”.
RO: “Anche io ho iniziato al San Pellegrino a 6-7 anni, anche se ci sono rimasto per soli 4 anni. Poi sono passato nelle giovanili dell’Atalanta, dell’AlbinoLeffe e dell’Alzano Cene. Per poi iniziare a giocare nelle prime squadre”.
Maglie indossate nella carriera.
RI: “Nell’ultimo decennio ho giocato due anni all’AlzanoCene in Serie D, un anno al Frassati Ranica in Prima Categoria (scherzi della regola per noi portieri), due anni allo Scanzorosciate in Eccellenza, un anno tra Villa Valle e Mapello, tre stagioni a Caprino in Eccellenza, fino ad arrivare alla scorsa stagione alla Trevigliese sempre in Eccellenza”.
RO: “Dopo gli anni del settore giovanile, in prima squadra ho iniziato in Eccellenza con il Villa d’Almè, seguito da Alzano Cene (serie D), Ciserano e Grumellese dove abbiamo vinto due volte consecutive l’Eccellenza. Poi Pontisola in Serie D e Caronnese sempre in Serie D. Ora ho sposato il progetto della Sirmet Telgate, abbiamo vinto la Promozione, poi due anni in Eccellenza, campionato che siamo riusciti a vincere l’anno scorso al secondo tentativo, e infine quest’anno Real Calepina in Serie D”.
Pronostico secco, quando torneremo tutti in campo?
RI: “Penso che la previsione più logica sia quella di settembre 2021, con la speranza di farlo in modo definitivo per poter disputare una stagione regolare e senza intoppi”.
RO: “Beh tornare tutti in campo è dura da dire, speriamo che a settembre ci siano le condizioni per far ripartire il calcio dilettantistico a tutti i livelli, con le vaccinazioni in corso e mancando ancora 5 mesi penso che si possa essere ottimisti”.
Lo sportivo preferito.
RI: “Direi Paolo Maldini, oltre che per il campione che è stato, per la sua coerenza ed indipendenza di giudizio che ha sempre dimostrato nella carriera calcistica prima e dirigenziale poi”.
RO: “Da portiere e juventino, calcisticamente non posso che dirti Buffon. Se invece allarghiamo l’orizzonte sono ‘malato’ di Formula 1 ed Alonso è sempre stato il mio idolo”.
Squadra del cuore.
RI: “Da sempre super tifoso del Milan, fede trasmessa da mio nonno materno”.
RO: “Juventino, fede presa da mamma”.
La vittoria che ricordi più volentieri.
RI: “La semifinale di Champions del 2007 (3-0 al Manchester United di Cristiano Ronaldo) vissuta dalla curva a San Siro è stata incredibile. Anche la Champions del 2003 conquistata in finale contro la Juve non è stata male…”.
RO: “Il primo scudetto di Conte, nel 2011-12… Arrivava dopo anni complicati tra la serie B ed alcune stagioni altalenanti in serie A, quindi è stato speciale tornare a vincere dopo tanto tempo”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
RI: “Di soddisfazioni ne ho raccolte parecchie. Se devo sceglierne una, direi l’incredibile cavalcata con il Caprino che ci ha portato ai playoff di Eccellenza nel 2017. Ma come non citare il titolo di Campione Italiano Universitario conquistato nel 2015 con la squadra dell’Università di Bergamo? Un onore essere ricevuti in Comune a Bergamo”.
RO: “Ho avuto la fortuna di vincere ben quattro campionati. Però se devo sceglierne uno dico il primo, l’Eccellenza vinta a Ciserano nel 2013-14. Era il primo campionato vinto e quindi quello che mi sono goduto di più. Gli ultimi 5 minuti della penultima partita di campionato, quando ormai lo stavamo per vincere matematicamente, sono stati un’emozione incredibile. E dopo il fischio finale ricordo perfettamente l’abbraccio fra me ed i due difensori centrali, Carminati e Santinelli. E poi tutti i festeggiamenti successivi”.
Ricordi quanti rigori hai parato? La partita in cui ti sei sentito decisivo?
RI: “Sinceramente il conto non l’ho tenuto, penso una decina a livello di prima squadra. Se penso ad una partita, direi un derby Caprino – Cisanese vinto 2-1 nel quale mi sono particolarmente superato”.
RO: “Quanti ne ho parati non lo so, anche se sono sempre stato un buon pararigori. Come partita, forse la migliore è stata un Sondrio-Pontisola 1-1, feci due grandi interventi ed il primo dei due sono convinto sia stata la più bella parata che abbia mai fatto in vita mia”.
Un dirigente e un giocatore con la quale avresti sempre voluto lavorare.
RI: “Dico un allenatore, Josè Mourinho. Per ambizione e motivazione penso sia il numero 1, da lui si potrebbe solo imparare”.
RO: “Io scelto Diego Pablo Simeone come allenatore, i risultati che ha ottenuto in questi anni sono impressionanti. Come giocatore dico invece Chiellini, penso che averlo davanti a sé per un portiere sia il massimo possibile”.
Dove è nata la passione per questo ruolo?
RI: “La risposta è semplice: con mio fratello da piccoli passavamo le giornate nel piazzale sotto casa. E il premio più ambito era sempre quello di andare in porta…”.
RO: “Esatto, passione trasmessa dal papà che faceva il portiere, e cresciuta negli anni da ragazzini a giocare per strada sotto casa”.
In ambito calcistico, quale è la tua ambizione?
RI: “Innanzitutto quella di vincere un campionato a livello di prima squadra, cosa che mi manca: in questi 10/12 anni di prima squadra non ho praticamente mai giocato con squadre che puntavano a vincere il campionato; l’ambizione è quella di arricchire il palmares nella seconda parte di carriera. A livello individuale, invece, non mi vedo nemmeno a metà del mio percorso: l’obiettivo è quello di continuare a giocare nelle massime categorie del calcio dilettantistico per altri 10, forse 15 anni … fisicamente sto benissimo, è 5 anni che non salto una partita di campionato (dovrebbero essere 110/120 giocate consecutivamente) e lo stop forzato di quest’anno di pandemia mi ha fatto capire ancora di più quanto amo questo sport”.
RO: “Sicuramente riuscire a giocare per molti altri anni, considerando che ne ho 27 spero almeno altri 10 anni o forse anche di più. Poi sicuramente andare avanti a giocare a lungo in Serie D, massimo campionato dilettantistico in Italia, sarebbe il massimo”.
Una persona a cui sarai sempre grato.
RI: “Faccio due nomi: Alberto Rinaldi, preparatore dei portieri ai tempi del settore giovanile del San Pellegrino che mi ha cresciuto come portiere e che oggi purtroppo non c’è più, e Mario Consonni, che ha dato la svolta al mio percorso: lui giocò contro di me una partita di un torneo notturno a San Pellegrino nel 2008 o 2009: io parai l’impossibile, lui mi notò e decise di scommettere su di me portandomi dalla Seconda Categoria in serie D! Gli sarò sempre grato”.
RO: “Parlando di campo dico Mario Astolfi, primo allenatore che mi ha fortemente voluto a 17 anni come titolare in Eccellenza, a Villa d’Almè, in una squadra che puntava a vincere il campionato.. e che due anni dopo mi ha rivoluto nuovamente a Ciserano dove abbiamo vinto coppa e campionato. Grazie a lui che mi ha lanciato ho iniziato la mia carriera tra i grandi. Poi sicuramente tutta la dirigenza della vecchia Sirmet Telgate (Scaburri, Vescovi e Podavitte in primis), è già il quinto anno che gioco per loro e quindi gli devo molto”.
Il sogno nel cassetto.
RI: “Tornare in serie D, questa volta da “vecchio”. Ho disputato due stagioni in D quando ero nelle annate della regola, poi purtroppo non c’è stata più l’occasione (ho scritto negli scorsi mesi un articolo su come la regola penalizzi i portieri). Sicuramente ci sarà modo nei prossimi anni di tornarci, ne sono sicuro”.
RO: “A questo punto della carriera penso che il sogno sarebbe riuscire a vincere anche un campionato di serie D, dopo quelli di Eccellenza e Promozione”.
Un pregio e un difetto.
RI: “Come pregio direi la voglia di migliorarsi sempre, di mettermi costantemente in discussione per crescere e fare sempre meglio, nel calcio e nella vita in generale. Sono molto esigente con me stesso. Il difetto direi che forse sono un po’ permaloso, ma non sono convinto che sia troppo un difetto…”.
RO: “Pregio? Sono una persona sempre solare e sorridente, davvero difficile che ci siano giornate in cui non sia di buon umore.. Come difetto non saprei, ho un gruppo Whatsapp con tre grandi amici, Giorgio Belotti, Samuele Careccia e Matteo Ruggeri, e dicono che sono il più rosicone che ci sia.. non sono proprio d’accordo ma me lo dicono sempre”.
Il compagno più forte con cui hai giocato.
RI: “Faccio un nome per ruolo: come difensore Antonio Pergreffi allo Scanzo (oggi al Modena in C); centrocampista Paolo Facchinetti (anche lui allo Scanzo); mentre come attaccanti Matteo Cavagna (al Caprino) e Fabio Spampatti (ai tempi dell’AlzanoCene)”.
RO: “Anche io non posso non citare Fabio Spampatti con cui ho giocato all’AlzanoCene, e poi aggiungo Ferreira Pinto con cui ho giocato al Pontisola”.
A quale portiere vi ispirate?
RI: “Buffon per ogni portiere è il punto di riferimento, poi direi Handanovic e Courtois per l’efficacia e la costanza di rendimento nel tempo”.
RO: “Ovviamente Buffon non si può non citare perché è il più grande di tutti.. se invece devo dire uno che apprezzo molto come stile nel parate e nelle uscite, allora dico Neuer”.
Chi è più forte?
RI: “Assolutamente io (ride, ndr)… Parlando seriamente credo che in porta ho qualcosa in più io, mentre nelle uscite Roberto è devastante”.
RO: “Ovviamente ognuno pensa di essere il migliore, quindi non posso che risponderti io.. ma siamo sicuramente entrambi ottimi portieri ai nostri livelli”.
Un pensiero sulla ripartenza dell’Eccellenza, sì o no e perché.
RI: “La mia personalissima opinione è che, fin da ottobre-novembre, quando è esplosa la seconda ondata della pandemia, si dovessero sospendere tutti i campionati dilettantistici, serie D compresa, e lasciare proseguire solamente i professionisti che col calcio ci lavorano. Sulla ripartenza dell’Eccellenza sono ancora più sorpreso: in una situazione drammatica, che vivo quotidianamente a scuola nella mia esperienza di docente, nella quale si costringono a casa bambini delle elementari e delle medie con lo scopo di limitare i contagi, pensare di far ripartire l’Eccellenza penso sia difficile da spiegare. In questo senso, ho molto apprezzato la (sicuramente) sofferta decisione presa da diverse società della nostra provincia di rinunciare al proseguio di una stagione che risulterà sicuramente falsata sportivamente parlando”.
RO: “La ripartenza dell’Eccellenza mi ha stupito, considerando che siamo a fine marzo ed in genere a questo punto i campionati erano in dirittura d’arrivo, mentre invece in questo caso l’Eccellenza deve ancora iniziare. Ormai penso che tutti fossero convinti di portare a termine i campionati dalla serie A alla serie D e nient’altro, visto appunto che siamo a fine marzo e la situazione della pandemia non è per nulla risolta. Per questo la ripartenza adesso è forse un po’ forzata, ma sicuramente ci sono anche molti interessi dietro che hanno fatto propendere per questa decisione”.
Un pensiero sulla pandemia.
RI: “La pandemia, al di là degli effetti sul mondo del calcio dilettantistico, ha prodotto un disastro a livello sociale, soprattutto nelle fasce di età più penalizzate, quali quelle dei ragazzi che si vedono ormai da un anno costretti a casa, privati di quei rapporti sociali che alla loro età sono fondamentali. La speranza di tutti è che ci aspetti l’ultimo mese, massimo due, di sofferenza e sforzo per poter poi tornare a godere di tutte quelle libertà che forse prima non apprezzavamo fino in fondo”.
RO: “Purtroppo è uno tsunami che ha travolto le vite di tutti noi, noi qua a Bergamo ne siamo ben consapevoli dopo quanto successo nella primavera del 2020. Speriamo si risolva tutto ora che si inizia a vaccinare buona parte della popolazione, in modo che si possa tornare alla normale vita di un paio d’anni fa.. è quello che ci auguriamo tutti”.
Mandate un saluto.
RI: “Saluto tutti i lettori di Bergamo & Sport e gli appassionati di calcio dilettantistico che come me stanno soffrendo per la mancanza della nostra grande passione”.
RO: “Un saluto a tutti i lettori di Bergamo & Sport, e forza Real Calepina”.

Mattia Locatelli