Spesso mi stendo a terra e resto in silenzio per interi minuti a guardare il soffitto. Questo mi offre la piacevole sensazione di mantenere un punto di vista differente sul mondo e mi stimola spunti per interventi assai curiosi e, a volte, interessanti.
Oggi invece no!
Oggi ero nervosa e pure un po’ incasinata e ho provato a stare in panciolle, ma il risultato è stato decisamente negativo. Non solo non ho pensato a nulla di buono o utile, ma sono andata in loop su un dettaglio di non poco conto: perché sentiamo spesso il bisogno di dire la nostra? Perché non percepiamo mai – o quasi -la necessità di tenere per noi stessi ciò a cui pensiamo, magari evitando di esporre lunghi noiosi e spesso inutili monologhi? Per quale motivo tentar di trovare un senso a tutto? A chi importa davvero il nostro punto di vista? E il nostro punto di vista può servire a qualche scopo ulteriore rispetto all’auto incensamento?
La risposta non me la sono data e ho convenuto che, alla fine, nessuno è comunque obbligato ad ascoltare o leggere un’opinione, però eccomi nuovamente a scrivere questo “articolo” e a dire la mia circa l’opportunità di non dire la mia.
Allora, forse, resta una sola conclusione sensata all’abuso di parole da cui spesso siamo immersi e che ancor più spesso realizziamo: ricordarci che Dio ci ha donato una sola bocca e due orecchie! Parliamo di meno e ascoltiamo di più coloro che sappiamo aver davvero qualcosa di utile da dire.
Ecco, diciamo che nel mio sentirmi inutile, stasera ho preso atto della necessità di studiare di più e migliorare come persona per avere più argomenti sensati da riferire e per comprendere quando è il caso di non dire proprio nulla e niente … volevo rendervi partecipi di questa cosa in questo “non articolo”.
Buon tutto a voi …
Vanessa Bonaiti