Dopo la prima intervista rilasciata da Luca Nozza, proseguiamo nel nostro percorso di approfondimento sulla situazione che attualmente vive il basket bergamasco di base. Oggi abbiamo incontrato Cristian Maffioletti del Cral Dalmine Basket. Cristian dopo una vita in campo oggi svolge un ruolo dirigenziale, pur non avendo del tutto abbandonato il parquet visto che, prima dell’interruzione, era assistente allenatore della prima squadra, iscritta alla Serie D regionale. Maffioletti ha una vasta esperienza sul campo visto che ha raggiunto tre volte i play off in Serie C Silver e nel 2009 è stato nominato dalla Fip miglior allenatore bergamasco.
Cristian, affrontiamo subito la questione del fermo dell’attività. Cosa pensi di tutta questa situazione?
“Ciao Beppe, grazie per l’invito e la possibilità di dare “voce” anche alla società CRAL DALMINE BASKET che come hai scritto ormai mi vede presente da oltre 30 anni, da prima come atleta arrivando fino alla Serie C2 e poi come allenatore, attività quest’ultima che ho iniziato per “colpa” di un amico comune Giordano Lupini.
Ovviamente il fermo di questo periodo è veramente pesante, impensabile anche alla luce di una partenza di fine estate che ben prometteva con tutti gli sforzi messi in atto sia dalla nostra società sia dall’Amministrazione Comunale per consentirci di iniziare la stagione.
Il mio pensiero è che si debba lavorare in palestra in assoluta sicurezza e questo ad oggi non è possibile, certo il protrarsi del blocco si ripercuoterà pesantemente anche sulle scelte future sperando che i più piccoli non perdano la voglia di ritornare in palestra!”.
Raccontaci la tua Società. Quanti tesserati avete tra prima squadra e settore giovanile?
“Cral Dalmine Basket è una delle tante attività sportive che una delle più importanti realtà industriali italiane e mondiali quale TENARIS Dalmine ha messo a disposizione sul nostro territorio e credo di non sbagliare nel voler sottolineare che negli anni l’impronta data alla società sia stata quella di una costante crescita nei numeri puntando ad ampliare il settore minibasket e inserendoci anche nelle scuole con attività didattica specifica. Vedere oggi che la società conta oltre 150 ragazzi e 2 squadre senior con ulteriori 40 tesserati è sicuramente un bell’ obiettivo.
Ovviamente il tutto è stato supportato da una costante volontà dei dirigenti responsabili e di un ottimo gruppo allenatori molto affiatato che ha sempre condiviso apertamente gli obiettivi prefissati.
La strada è ancora lunga e i margini di miglioramento tantissimi, soprattutto per il sottoscritto che ormai via via è appunto passato dal basket giocato, ad allenarlo e oggi più o meno a contribuire a livello dirigenziale. Il tutto con una passione immensa, tanta umiltà perché credo che sia ancora la chiave dei nostri successi, sul campo e non”.
Rivolgo a te le stesse domande poste già al Presidente di Azzano Basket. Nei giorni scorsi è stato rilasciato un comunicato ufficiale da parte di Fip che mantiene il blocco su tutta l’attività di base. Cosa ne pensi?
“Personalmente mi auguro che si possa pensare ad una stagione estiva ufficiale (anche in NBA c è la Summer League …), potrebbe essere una bella vetrina e un test da tenere in considerazione per gli anni a venire e, visto che gli altri sport sostanzialmente sono “fermi”, potremmo approfittare per pubblicizzare, anche tramite TV / social/ etc, la nostra passione per la palla a spicchi!”.
Oltre all’aspetto meramente agonistico, la situazione pandemica ha costretto a sospendere anche tutti gli allenamenti e l’attività fisica di tutti i ragazzi iscritti. Resta questo il rammarico più grosso. Come avete ovviato a questo impedimento “fisico”?
“Rammarico, mai parola più azzeccata. Il mio primo obiettivo è sempre stato “fare gruppo”, da lì si parte e si ottengono i risultati, il COVID non consente tutto questo e rende difficile questo mio approccio.
Certamente ci siamo attivati con schede tecniche/video grazie agli allenatori e soprattutto al nostro preparatore Luca Ferrari ma resta sempre un lavoro individuale, lo stesso lavoro fianco a fianco con un compagno di squadra in palestra rende 10 volte di più. Essere gruppo, condividere il lavoro, la fatica e anche solo un rimprovero o una battuta simpatica è tutt’ altra cosa, e a me personalmente manca molto.
Per noi allenatori poter mettere in campo “fisicamente” tutta l’attività di preparazione stagione che ci impegna intere estati, comprese le presenze al campetto per vedere i ragazzi stessi (o farsi anche due tiri con loro), non ha prezzo…”.
A livello dirigenziale sei stato chiamato ad affrontare anche problemi organizzativi prima demandati ad altri. Come ti sei sentito in questo nuovo ruolo? La pandemia ha creato, lo sappiamo, anche gravi problemi economici. In tal senso anche le piccole società non professionistiche avevano stipulato accordi economici sotto forma di sponsorizzazioni, fonte essenziale per poter coprire gli alti costi di gestione (impianti, assistenza medica, staff tecnico, ecc.). Inoltre, anche le famiglie si sono trovate a contribuire economicamente senza aver usufruito dei servizi connessi al tesseramento. Come vi siete organizzati in tal senso?
“Da questo punto di vista il mio contributo è stato meramente di supporto al corretto svolgimento di tutte le attività di sanificazione in palestra messe in atto pre e post allenamento, gestire correttamente i ragazzi con le varie incombenze burocratiche.
Fortunatamente la presenza di Enrico Frigeni, dirigente storico della nostra società, ha reso tutto questo “facile” da gestire abbiamo applicato il tutto con rigorosa attenzione proprio per garantire il corretto proseguimento della stagione.
Per quanto riguarda le famiglie la società ha sempre dimostrato grande attenzione, contenendo da sempre il costo delle attività e tenendo in considerazione il periodo di non presenza in palestra; tanto di cappello perché tenere in piedi il tutto non è facile e gli sponsor di questi periodi sono sempre giustamente meno disponibili alla luce delle difficoltà economiche che li hanno colpiti”.
Ritieni che una ripartenza, secondo le indiscrezioni, in estate, possa essere praticabile e su quali basi intendete muovervi?
“Come ho già detto prima faccio il tifo per una “stagione estiva”, se lo consentiranno saremo sicuramente pronti a riallacciare le scarpe e lavorare con i ragazzi in palestra o all’ aperto.
Certo che la maggior parte delle società utilizza principalmente impianti scolastici e qualche problema potrebbe crearsi nell’utilizzo degli stessi, vedremo come gestire anche per quanto riguarda il periodo di settembre abbiamo avuto un’ottima collaborazione e un positivo confronto sia con gli Enti Scolastici sia con il Comune stesso”.
Vedere palestre e palazzetti vuoti e “sentire” il silenzio di parquet e taraflex che sensazioni ti lascia?
“Da giocatore arrivavo sempre molto in anticipo in palestra per poter tirare e concentrarmi nel silenzio della palestra interrotto dal solo “suono” della palla, quel suono oggi è diventato insopportabile, insostenibile… mi sono affacciato al mondo della pallacanestro per caso, un gruppo di amici mi portò a vedere l’ Olimpia Milano esattamente 30 anni fa, ne avevo 13 e l’impatto con il palazzetto pieno ed il sentirsi “in campo” durante la partita sono stati talmente coinvolgenti che quell’inverno inizia a giocare a basket mollando il mondo del calcio (sinceramente la mia vena calcistica era oggettivamente scarsa ma avevo un abbonamento per San Siro con mio papà… alla Scala del Calcio!).
Da zero, senza aver fatto minibasket ma con tanta curiosità e una crescente passione, con veri amici più che compagni di squadra è partita la mia avventura da giocatore.
Mi sono convinto con il tempo, soprattutto da allenatore nelle fase top play off per la C1, che certi risultati vengono perché il pubblico e la presenza alle partite del tuo settore giovanile sono davvero il tuo miglior 6° uomo e a Dalmine abbiamo sempre cercato di curare questo aspetto nel pre e/o post partita. Giusto un aneddoto, facevamo l’ ingresso in capo con ragazzini dell’ ultimo anno di minibasket e gareggiavano a chi potesse entrare con il ns centro senegalese N’ Diaye Papis; dissi a uno di loro “che non era lui il più forte ma tutti e 11 gli altri giocatori a partire da chi gli passava bene la palla, senza quei passaggi forse non sarebbe stato così esplosivo e non avrebbe imparato tutto – o quasi – quello che sapeva fare in campo”….proseguii e mi feci accompagnare da quel ragazzino “entrare con l’ allenatore non è così bello – capisco – ma gli applausi del pubblico li abbiamo presi anche noi”. Ovviamente li sentivo urlare come matti ad ogni pallone toccato da Papis!”.
Cristian, pur non dimenticando tutte le problematiche esposte, ti senti di lanciare un messaggio positivo agli atleti ed alle loro famiglie?
“Da buon bergamasco molà mia molà mai… E’ nelle difficoltà che esce il vero carattere di un gruppo, sono sicuro che la voglia e la passione del nostro movimento andrà oltre e ci faremo trovare pronti”.
Giuseppe De Carli