Anche oggi vorrei raccontare una mia piccola esperienza personale cercando di estrapolare qualche riflessione. Qualcuno si lamenterà del mio irrefrenabile desiderio di dare una spiegazione a ogni particolare del mio vissuto quotidiano, ma io ritengo di poter parlare solo di ciò che conosco e – aggiungo – trovo utile dare un senso alle cose.
Dunque, durante la video riunione di una associazione di cui faccio parte, un ragazzo ha fatto questa battuta a mio dire poco felice: “Tutti i ricchi dovrebbero scomparire dalla faccia della Terra”.
Si è trattato di una battuta, però, anche conoscendo l’ideologia del soggetto, ho ritenuto doveroso rispondere con una frase che ripeteva spesso mio padre.
Il mio buon babbo Mario (peraltro ex operaio con un piccolo vissuto nel sindacato della sua azienda) soleva ribadire che, se il datore di lavoro circolasse in Ferrari, ovviamente qualora rispettoso dei diritti dei suoi dipendenti, sarebbe una benedizione, perché sintomo di solidità aziendale! Certo, forse oggi certe dinamiche sono cambiate, ma continuo a non disprezzare la ricchezza economica della gente. E ci mancherebbe!
Soprattutto quella di chi si è costruito il proprio benessere con sudore e sacrificio!
Perché questo? Per più di un motivo.
Si dice che, in proporzione, chi ha meno denaro tenda a donare maggiormente, ma di certo il contributo del ricco può essere decisamente più sensibile e utile alla Comunità tutta di quello conferito da colui che percepisce uno stipendio medio basso o comunque di chi (come la sottoscritta) non naviga nell’oro.
Insomma, anche il “ricco” è una risorsa …un’importante risorsa aggiungerei.
Ancora: trovo scorrette, inutili, limitate e assai invidiose le affermazioni di coloro che per natura tendono ad aborrire la ricchezza in quanto tale o a credere che chi benestante non è sia per forza migliore degli altri.
È una forma di “razzismo” vero mal celato dalla becera legge del politicamente corretto.
Ricordo una frase pronunciata dal Dalai Lama che descriveva la felicità come una combinazione di pace interiore, pace mondiale e disponibilità economiche. Indubbiamente si trattava di un pensiero che aspirava a più alte implicazioni pure in termini solidaristici, ma ciò non toglie che il benessere economico abbia un proprio valore intrinseco, non fosse altro che in termini di utilità.
Si potrebbero aprire millemila parentesi, ma ritengo che l’essere ricco non debba essere declinato quale motivo di disprezzo, bensì come possibile strumento di serenità personale e, magari, utile ausilio al benessere della comunità tutta.
Semmai poco apprezzabile è l’atteggiamento di chi questa ricchezza la ostenta in maniera esasperata e a tratti ridicola, chi pensa che solo il denaro possa rendere felici, chi pensa di essere migliore degli altri solo per il cospicuo conto in banca, chi insegna ai propri figli che conti solo il benessere economico, chi vive attaccato morbosamente al denaro. Sforziamoci, però, di distinguere tra chi è ricco e perbene e tra chi ha i soldi, ma resta misero nell’animo e impariamo a essere felici per coloro che – per fortuna e decisamente ancor di più per bravura – hanno più disponibilità di noi.
Soprattutto non diamo per scontato o non facciamo credere di essere tutti pronti, bravi e disponibili a distinguere tra le due citate categorie di ricchi! Buon tutto a voi…
Vannessa la Vane Bonaiti