Il quinto capitolo di “Attenti a quei Due” (rubrica che in concomitanza con le vacanze natalizie si trasferisce per qualche settimana sul sito di Bergamo & Sport, n.d.r.) racconta in maniera particolarmente nitida il significato di un legame annodato su un campo da calcio e proseguito nella vita. Ben oltre il procedere delle rispettive carriere; ben oltre quelle vicende private che, in combutta con gli anni che passano, portano via via sullo sfondo amicizie e buoni rapporti. La storia di Michele Arrigoni e Matteo Sala è primariamente quella di due amici inseparabili, specialmente in termini calcistici, tanto che sono addirittura nove gli anni trascorsi nella stessa squadra e, in particolar modo, nello stesso reparto. Proprio come compete ai “Gemelli del Gol”, l’uno inventa e apparecchia; l’altro si fionda sulla sfera per scaraventarla in fondo al sacco: proprio come Vialli e Mancini, come Careca e Maradona, come le coppie, per antonomasia, che sul tappeto verde trascinano al successo e si divertono, segnando e facendo sognare. La parabola di due elementi mai dimenticati, a dispetto del dato anagrafico e dell’assodato ritiro dal calcio giocato di Arrigoni, si arricchisce, oltre che di contenuti tecnici, riconducibili alle promettenti avvisaglie scaturite dalla carriera – vedasi il biennio con la maglia della Fiorentina, con tanto di esordio in Serie B per Teo Sala – di importanti contenuti umani, dato che l’amicizia è primariamente fatta di intesa e complicità, al di là delle reti realizzate e della narrazione prettamente tecnica. La profonda sintonia che si respira dalle risposte formulate e la genuinità esibita tanto da “Arri” quanto da “Teo” finiscono così per stridere con un racconto fatalmente incompleto, fatto di un grande sogno, chiamato professionismo, soltanto accarezzato e via via svanito, una volta gettate le basi per un’epopea che, in ambito dilettantistico, rimanda al top dei top. Se per entrambi ci sono passaggi cruciali ricchi di soddisfazione, vedasi Curno e Villa d’Almè per Arrigoni, vedasi Brusaporto, Rivoltana e Sirmet Telgate per Sala, è altresì vero che la celebrità, figlia di una blasonata maglia, non è mai arrivata. Nel computo complessivo, allora, non può essere dimenticato lo spessore umano raggiunto da una coppia che, comunque la si veda, è da ritenersi vincente. Vincente in campo, ma soprattutto nella vita, che, un po’ come accade nello sport, è fatta di alti e bassi e necessita per forza di cose di fidate spalle. Perché questo è stato “Arri” per “Teo”. Questo è stato “Teo” per “Arri”. I due fuoriclasse, per eccellenza, del pallone bergamasco, fondamentalmente troppo buoni per un mondo infido quale quello del professionismo, hanno trovato nella loro amicizia un meritatissimo premio alla carriera.
Nome, Cognome, Soprannome
M.A.: “Michele Arrigoni, detto “Arri””.
M.S.: “Matteo Sala. L’Ibrahimovic di Bergamo”.
Professione
M.A.: “Mi occupo del ramo commerciale della ditta Parquet Clio Project”.
M.S.: “Operaio disinfestatore”.
Incarico nel dilettantismo
M.A.: “Ex giocatore…ma sempre fantasista (e ride, n.d.r.)”.
M.S.: “Attaccante dell’Acos Treviglio, in Promozione”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
M.A.: “Secondo me si tornerà a parlare di calcio, inteso come campionato privo di intoppi o interruzioni, nel 2022”.
M.S.: “Ad agosto si riparte da zero, come fosse un anno normale, con gli stessi gironi”.
Il tuo sportivo preferito
M.A.: “Come sportivo preferito, in assoluto, c’è Maradona. Sportivamente parlando”.
M.S.: “Alex Del Piero. Mai un comportamento sbagliato. Oltre che gran giocatore”.
Squadra del cuore. Da sempre?
M.A.: “C’è solo l’Inter”.
M.S.: “Atalanta, da sempre”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri
M.A.: “La finale di Champions League di Madrid. Anche perché, purtroppo, non è che ce ne siano da ricordare, negli ultimi anni”.
M.S.: “Tutti i derby con il Brescia”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera
M.A.: “Ho fatto il settore giovanile nell’Alzano Virescit, dagli Esordienti agli Allievi, poi ho esordito in prima squadra ai tempi della C1. Dopo ho fatto due anni alla Fiorentina: il primo anno in Primavera e il secondo da aggregato in prima squadra. Dopodiché sono andato in C2 al Pergocrema, due anni, mentre a metà del terzo sono passato alla Biellese, sempre in C2. Con l’Uso Calcio Caravaggese sono stati un anno di D e uno di C2, prima di approdare in Promozione a Curno, vincendo il campionato e salendo in Eccellenza. Poi ancora Eccellenza, con il Villa d’Almè e la Grumellese, per due anni, prima di una parentesi al Cologno Frassati Ranica e i due anni e mezzo a Chiuduno. Di nuovo Grumellese, per mezza stagione e, infine, Verdello, ancora Atletico Chiuduno e l’ultima mezza stagione all’Atletico Chiuduno Grumellese”.
M.S.: “Giovanili Alzano Virescit, Primavera Fiorentina con esordio in B; Pergocrema, Bergamo Cenate, Palazzolo, Uso Calcio Caravaggio, Folgore Caratese, Mapello, Caravaggio, Curno, Rivoltana, Brusaporto, Ponteranica, Pradalunghese, Vertovese, Sirmet Telgate, Colognese, Luisiana, Romanengo, Asperiam, Acos Treviglio. Forse ne ho dimenticata qualcuna (ride, n.d.r.)”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
M.A.: “Il periodo calcistico più bello è coinciso sicuramente con gli anni di Firenze. Ma porto nel cuore anche quelli di Villa d’Almè e Curno. Tra i periodi più brutti, in assoluto, dico Calcio Caravaggese, Cologno e Verdello: non tanto per i compagni, quanto per le persone che ci giravano attorno”.
M.S.: “Il più bello è senz’altro l’esordio in Serie B, in occasione di Cagliari-Fiorentina. Il più brutto racconta di un procuratore che non dice di avere offerte da diverse squadre, perché vuole portarti dove vuole lui. Solo che di mezzo c’è un rinnovo già firmato con la Fiorentina e che alla fine viene stracciato. Peccato…l’ho scoperto soltanto anni dopo”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
M.A.: “Mi sarebbe piaciuto lavorare con il grande Tom Astolfi, mentre a livello di giocatori mi sarebbe piaciuto giocare di più con bomber Pellegris”.
M.S.: “Tra i dirigenti, nessuno in particolare. Come giocatore, scelgo Iniesta”.
Il tuo sogno nel cassetto
M.A.: “Il mio sogno è rendere felici mia moglie e i miei figli. E rendere orgogliosa di me la mia famiglia”.
M.S.: “In vacanza per sempre”.
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
M.A.: “Purtroppo in ambito calcistico non ho più ambizioni. Ma mi piacerebbe lo stesso che nei settori giovanili si tornasse a respirare quella passione su cui noi vecchi potevamo contare, quando eravamo giovani. E vorrei che certe persone incapaci non fossero nel calcio”.
M.S.: “Vincere sempre”.
Una persona cui sarai sempre grato
M.A.: “Sarò sempre e per sempre grato a Diego Belotti e a tutta la mia famiglia”.
M.S.: “La mamma”.
Un tuo pregio e un tuo difetto
M.A.: “Come pregio, credo di essere una persona solare, di compagnia. E come difetto so di essere ogni tanto pesante”.
M.S.: “Il pregio è la sincerità. Il difetto è la troppa impulsività”.
Un pregio e un difetto dell’altro
M.A.: “Il pregio di Teo è la sua sincerità. Anche se ogni tanto gli si blocca la vena”.
M.S.: “E’ un buono. Ma a volte è anche troppo buono”.
Ricordi quanto vi siete conosciuti?
M.A.: “Ci siamo conosciuti nei Giovanissimi dell’Alzano. Lui era già lì fin dai Pulcini, credo, mentre io arrivavo dal Curno. Poi per nove anni abbiamo sempre giocato assieme”.
M.S.: “Tra il 1995 e il 2000. Poi da lì diverse tappe che hanno legato le nostre carriere”.
Un bilancio del vostro percorso assieme
M.A.: “E chi lo sa (ride, n.d.r.). Giovanissimi, Allievi e prima squadra dell’Alzano; poi Fiorentina e Pergocrema, ritrovandoci infine nei due anni di Curno. Ne abbiamo fatte un bel po’ assieme”.
M.S.: “Alzano Virescit, Fiorentina, Pergocrema, Curno. Ne abbiamo passate tante. E abbiamo anche vinto qualcosa”.
Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
M.A.: “Non saprei…sicuramente due bravi (e ride, n.d.r.)”.
M.S.: “Noi siamo noi. Punto”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia
M.A.: “Con Teo ho condiviso soprattutto il sogno che credo ogni ragazzo abbia nel cassetto: quello di provare a essere calciatore. Io e lui abbiamo avuto la fortuna di essere ad un passo dal sogno più grande. Per questo credo che i due anni a Firenze siano indimenticabili”.
M.S.: “Ne ho tanti. In generale, dico la convivenza a Firenze”.
Manda un saluto all’altro
M.A.: “Ciao Teo, ho saputo che hai realizzato il gol più bello della tua carriera: una figlia. Auguro a te e alla tua famiglia di essere felice. E come sempre: fa ‘l brao!”.
M.S.: “Ciao Arri, io per te ci sarò sempre. Un abbraccio. Teo”.
Nikolas Semperboni