Poi non ne scriverò più, promesso.
Perché odio le divisioni interne tra tifosi.
Ma potete dire e scrivere quello che volete, come: “Salvate il soldato Gomez”, “Il Papu va sostenuto”, “Lasciate fare alla società”, “sono affari loro”.
Ma la delusione è un sentimento.
Ed è tanto più grande quanto è più grande l’amore e la passione.
Fossi un tifoso distaccato, me ne importerebbe zero.
Ma, nella vita come nel tifo, quando ami fortemente qualcuno, quando credi con tutto te stesso in qualcosa, il sentimento della delusione subentra – prepotente – in automatico.
E non sono deluso da quello che non so.
Ma da quello che vedo.
Dalla superficialità disarmante di un uomo – prima che calciatore – intelligente e capace, che ha inanellato una serie di post e comportamenti lontani dalla logica che imporrebbe il momento delicato.
Basterebbe una foto distensiva, un’apertura, un’esultanza di gruppo, senza tono polemico.
E anche se fra un mese ci fosse un addio, non importerebbe, e capiremmo.
Di separazioni, anche dolorose, il Mondo ne è pieno.
Ma Papu, quando se ne andrà, lo farà comunque da idolo, e Bergamo sarà sempre casa sua.
Anche senza sbandierare la guerra con Gasperini.
Anche senza voler imporre le proprie ragioni.
Non importa essere guelfi o ghibellini.
Io non amo la guerra, e NON voglio schierarmi.
“Salvate il soldato Gomez”, scrivono da più parti.
Ma sono convinto, che l’unico che potrebbe salvare il Papu, sia solo se stesso.
Noi siamo sempre qui per accoglierlo in un abbraccio che è già scolpito – a prescindere – nell’eternità atalantina.
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