Quindi, io, che non sono molto intelligente, ieri sera sul terrazzo, verso le dieci e mezza e dopo un paio di limoncelli, ho capito questa cosa: il nostro governo ha deciso di anticipare il Natale e il Capodanno di una settimana. Per via della vicenda Vestaglietta, dieci libri da portare ad altrettante persone che me lo avevano chiesto, ieri ero a Lecco. Così ho fatto una corsa da mia mamma, la Vale, e da mio babbo, Marco, il famoso poeta, ex maestro elementare. La linea dei miei, e a questo punto penso sia quella su cui si sta orientando la gran parte degli italiani, è quella che il 16 si fa il cenone per scambiarsi i regali e il 18 si brinda insieme all’anno nuovo, il 2021, che si spera non sia come il precedente.
Ripeto i provvedimenti a cui sta lavorando il nostro premier Conte, che di nome fa Giuseppe, come il compagno della Madonna, un uomo tra i più sfortunati che hanno vissuto sul pianeta Terra, perché lei era una donna bellissimissima, alta e magra, col viso angelico, ma che è morta che era ancora vergine, insomma senza avergliela data mai. A meno di clamorosi colpi di scena, il nostro presidente del consiglio ci darà una settimanella di libertà, dal 13 al 20, poi si torna al solito, rinchiusi in casa coi congiunti fino al 6 gennaio.
Ora io non contesto assolutamente le scelte del nostro governo, non ho le competenze per farlo, ma vorrei che nella conferenza stampa di venerdì (e qui c’è già chi si tocca i maroni) il bel Giuseppe facesse un po’ di chiarezza. Innanzitutto ci spiegasse se la decisione è legata in qualche modo alla sua infanzia, a quella voglia che abbiamo avuto tutti di aprire i pacchetti sotto l’albero con quell’attimo di anticipo. Mi piacerebbe che Beppe non avesse paura di noi e che trovasse la forza per vuotare il sacco, raccontandoci i suoi traumi nel dettaglio, magari per via di due genitori troppo ligi alle tradizioni, di quelli che i doni si aprono solo dopo che è scattata la mezzanotte. E poi credo che il premier debba indicarci precisamente le nuove date per Natale, Capodanno ed Epifania. Che stabilisca, insomma, col consueto coraggio, che quest’anno Gesù nasce il 16 e non ci sono cazzi e mazzi, che quello è il giorno giusto per celebrare la venuta del Signore, non altri, non il 17 o il 18, ad esempio, e chi sgarra, stavolta, si becca un mega multozzo, di mille e passa euri. Mi serve per essere più tranquillo, per organizzarmi meglio coi miei famigliari, che stanno quasi tutti in un’altra provincia e nove addirittura in un’altra regione. Ne ho bisogno anche per mandare i messaggi di auguri sincronizzati con quelli dei miei amici, facendoci anche qualche chiamatina, presi dal calore del Natale.
E in ultimo, non certo per importanza, un’altra cosa: ma sto cambio delle feste e dei cenoni vale solo per quest’anno o pure per l’anno prossimo? Chiedo a Giuseppe che non sia solo una prova, che, se si decide che le feste sono dal 13 al 20 dicembre, lo spostamento sia per sempre, che tutti questi cambiamenti improvvisi mi mettono l’ansia addosso e finisce che devo andare dal mio psicologo, il caro Ze Ze, due volte la settimana, non una sola.
Matteo Bonfanti