Il solo gol nelle ultime tre partite dell’Atalanta resta quello all’Inter alle soglie della seconda sosta. Stranissimo, per un attacco che comunque a questo giro è a quota 24 in 11 partite, di cui 18 in 8 giornate di un campionato in calando. Non solo a causa dei salassi di giocatori praticati scientificamente dalle Nazionali. Questione di scelte, ovvero di seconde linee visibilmente più fresche degli intoccabili ma costantemente destinate a far loro panchina anche quando non si viene mai al dunque. La prova provata è che non si segna più dal pareggio casalingo acciuffato dal sotto utilizzato Aleksey Miranchuk, uno zar al Lokomotiv e potenzialmente pure qui, visti i due palloni nella cruna d’ago della porta, da chirurgo del gol, in tre soli spezzoni. In nerazzurro gli tocca fare il mugico nella steppa, a caccia di terre coltivabili dove altri gli trebbiano il posto passandogli l’aratro sulle scarpe a tacchetti.
Il russo, come l’olandese Sam Lammers, rispettivamente 84 e 68 minuti in panca a Cesena con lo Spezia coprendo le spalle a uno Josip Ilicic da zero tiri in porta e a un Duvan Zapata energico ma fermo al palo del primo tempo, è la vittima delle gerarchie cristallizzate all’eccesso di una squadra mai così piena di alternative e di qualità. E così un attacco da 7 possibili scelte, compreso Luis Muriel lasciato a Zingonia alle prese coi carichi di lavoro supplementari per arrivare pronto mercoledì in casa del Liverpool, deve magari affidarsi alla vena che non c’è di Mario Pasalic, il jolly sempre più centrocampista che quando deve fare la punta non ci prende nemmeno a pagarlo.
Sul piatto, niente critiche alla guida, per carità, ma la mera constatazione delle conseguenze di certe preferenze a dispetto dei santi sul piano dei fatti concreti. L’integralismo di un credo incrollabile e la fiducia negli scudieri del suo calcio, anche se e quando non sono in grado di svolgere nemmeno il compitino, non può pagare all’infinito. La forza e insieme anche il limite di Gian Piero Gasperini, allenatore che odia il turnover considerandolo alla stregua di una parolaccia da strappare dal vocabolario e invece talvolta ne rimane volontariamente orfano.
Si gioca ogni tre giorni per il calendario compresso dall’emergenza Coronavirus? A maggior ragione bisognerebbe ricorrere sempre più al ricambio, anche e soprattutto in avanti, scorrendo le cifre di chi gioca meno, anzi troppo poco alla prova del campo: quota 2 sia per Lammers, ovvero stessa cifra in campionato del Toro di Cali che solo con la Samp gli ha potuto cedere la maglia dallo start, sia per Miranchuk, uno che quando gli consentono di alzarsi dal sedile per prendere la mira la mette. E così uno che ha regalato 1 punto, prezioso per il morale e una classifica asfittica benché cortina, 8 squadre in 6 lunghezze, perché nessuno sta correndo o fuggendo, per lasciare spazio a fuoriclasse in cima ai pensieri del mister per quanto abulici e stanchi non ha potuto avere la chance di offrirne un paio in più alla causa. Caro Gasp, questi devono giocare, se non ci pensano i big. Altrimenti non potranno mai diventarlo anche loro.
Simone Fornoni