Intanto prima di tutto il calcio, che è la mia vita. Nessuno studio scientifico dimostra che giocare aumenti i rischi, lo dice Spadafora, il ministro dello sport, ieri in videoconferenza con le più alte cariche del nostro stato e delle varie discipline legate al Coni. Di Fontana non parlo, perché è da mesi che prende decisioni legate esclusivamente ai sondaggi elettorali, che danno la Lega in difficoltà. E’ un politico, da tempo il nostro Attilio non si comporta più da amministratore. Per questo credo che gli appelli al buon senso, che tutti gli stiamo facendo, pur giusti e sacrosanti non possano portare ad alcun risultato.
Diverso, invece, il dialogo che va instaurato con gli altri rappresentanti delle istituzioni, soprattutto quelli della nostra provincia, i sindaci in primo luogo, tanti, sia di destra che di sinistra, che, per pochi euro, lavorano giorno e notte per tutelare i diritti e i doveri dei cittadini, pur in un momento così complesso come questo, col rischio di una nuova pandemia sempre in agguato.
Partiamo da un dato. Ieri la Bergamasca ha fatto registrare il dato più basso di contagi dal 6 ottobre, solo ventitre persone. I reparti di terapia intensiva dei nostri ospedali sono vuoti, l’emergenza appare completamente rientrata. Questo anche perché la nostra popolazione dimostra un’attenzione che non c’è da nessun’altra parte in Italia, gran parte di noi non mette minimamente in dubbio le due cose che dobbiamo sempre fare per la nostra salute e quella degli altri, mettere la mascherina e rimanere distanziati. Così nella vita, così nel pallone, dove, lo ripetiamo, c’è un protocollo che nessuno sgarra e la situazione è totalmente sotto controllo.
Ora, collegando i vari argomenti, io penso che qui da noi il calcio e le altre discipline sportive debbano riprendere nella loro totalità, anche perché, grazie ai nostri club che hanno seguito meticolosamente il protocollo anti coronavirus, non si sono registrati focolai dalla ripresa dell’attività. Come detto lo si deve alle società, ai loro dirigenti, ai ragazzi tesserati, ai loro genitori, ognuno che ha fatto la sua parte perché lo sport non si trasformasse in uno dei veicoli di una seconda ondata di epidemia.
I sindaci si facciano interpreti di questi pensieri, anche sapendo il valore sociale che ha lo sport qui da noi, qualcosa di straordinario per innumerevoli aspetti, per prima cosa perché permette ai nostri ragazzi di muoversi, di restare in salute, senza vivere la propria crescita solo davanti a un computer.
E poi si guardi al Comitato Scientifico, come ricorda proprio oggi Andrea Pelis, un bergamasco molto in gamba.  Chiedeva alle regioni, anche al nostro Fontana, non di chiudere lo sport dalla sera alla mattina, uno sport che, lo ricordiamo per la terza volta, è stato regolato da un rigidissimo protocollo nazionale, ma di incrementare i posti letto in ospedale, di provvedere per tempo all’acquisto di vaccini influenzali per l’intera popolazione, che invece ad ora sono pochissimi, di potenziare le strutture sanitarie grazie all’assunzione di medici e di infermieri.
Sempre il Comitato Scientifico esortava le istituzioni al potenziamento del trasporto pubblico, per evitare assembramenti su treni e autobus, al tracciamento dei contagi per individuare possibili focolai, all’individuazione di strutture per la degenza e la quarantena.
E’ stato fatto tutto questo in Lombardia? La risposta è no, purtroppo, è, ad eccezione della nostra provincia, io credo proprio  per via del nostro smisurato senso di responsabilità, i contagi a Milano e in Brianza sono tornati a crescere.
Occorre seguire queste indicazioni. Non bloccare l’attività fisica o istituire un coprifuoco che ha dell’assurdo. I sindaci, così vicini al territorio, scendano in campo in Regione per tutelare i propri cittadini, soprattutto dalle campagne elettorali di chi è ora al governo della Lombardia.

Matteo Bonfanti