Nelle ultime settimane ho visionato diversi portafogli di investimenti ‘appoggiati’ su banche tradizionali. Quello che salta particolarmente all’occhio è il ‘copia incolla’ che viene fatto, portafogli uguali sia al 40enne con figli che al 70enne che ora vuole godersi la meritata pensione.
Eppure le esigenze dovrebbero essere diverse tra le due figure, non pensi anche tu ?
In questi anni ho più volte affrontato, sia nel post del sabato che sul mio gruppo Facebook, un argomento di finanza a cui tengo particolarmente. Spiegarlo a chi si siede al mio fianco per affrontare un ‘cammino’ finanziario lungo anni è importante, potremo affrontare insieme i momenti di calma piatta dei mercati come quelli di burrasca sapendo che il portafoglio di investimenti avrà una sua strategia ben definita.
Ecco perché queste due domande che mi sono state poste in settimana (da un 40enne) mi danno la possibilità di scrivere nuovamente di un pilastro fondamentale nella pianificazione finanziaria.
“Ho sentito spesso parlare di diversificazione, ma concretamente cosa significa? Io ho un profilo di rischio basso, è importante anche per me oppure no?”
La diversificazione è un elemento fondamentale per ridurre il rischio di un portafoglio.
Interessa tanto il risparmiatore più timoroso, quanto quello più dinamico e, per quanto possibile, prescinde anche dalla dimensione del risparmio.
La somma dei rischi all’interno di un portafoglio non è matematica.
Infatti anche sottoscrivendo più prodotti a basso rischio potrei ritrovarmi con un altissimo rischio per emittente, per area geografica o per settore.
La visione d’insieme, quindi, è un elemento fondamentale per comprendere se ciò che sto facendo ha effettivamente un senso o se semplicemente ho distribuito male il mio patrimonio.
Ci sono tanti modi di diversificare, ma più comunemente lo si fa per aree geografiche, per settori, per tipologia di strumenti finanziari e per orizzonti temporali.
Concretamente diversificazione significa scegliere elementi che non siano troppo correlati tra loro, in modo da evitare che potenziali problematiche finanziarie che interessano il mio portafoglio si ripercuotano sulla sua totalità.
Ad esempio se i miei risparmi sono suddivisi tra titoli di Stato italiani ed un fondo obbligazionario governativo europeo, un’eventuale crisi del debito europeo impatterà su tutti gli elementi del mio portafoglio.
L’effetto sarebbe invece diverso se il mio portafoglio fosse composto da titoli di stato italiani, un fondo obbligazionario governativo statunitense ed uno obbligazionario corporate paesi emergenti: la crisi del debito europea colpirà i titoli italiani, ma avrà un impatto diverso (minore, nullo o positivo) sui titoli di stato americani o su quelli delle aziende dei paesi emergenti.
Stesso discorso vale per l’ambito azionario: una crisi del settore automobilistico non impatterà sul settore del commercio online o sui beni di lusso e viceversa.
Una buona diversificazione, libera dalla ‘schiavitù’ dei contesti di mercato.
Mantenendo l’equilibrio del portafoglio si evitano errori comportamentali molto frequenti nelle fasi di crisi.
Inoltre permette di rimanere proattivi, consentendo di cogliere le opportunità che di volta in volta si creano.
Con le dovute accortezze, in un mare agitato si può anche pescare bene
Buona domenica
Simone Pontiggia

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