Il 5 settembre 1938 il re Vittorio Emanuele III appone la sua firma sul regio decreto numero 1390: “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista. Si tratta del primo atto normativo del governo Mussolini contro gli ebrei, un atto in cui le leggi razziali divennero provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari). Una vera dichiarazione sulla razza, quindi, appunto, una legittimazione della visione razzista, della supremazia di una razza su un’altra razza.
Il criterio di quanto detto si basava sull’assunto scientifico: “Le razze umane esistono e ciò non è un’astrazione del nostro spirito, ma una realtà fenomenica materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre IMPOTENTI di uomini simili per caratteri fisici e psicologici”.
La stessa impotenza che Daniel Prude (un afroamericano di 30 anni, con disturbi mentali, che correva nudo in un sobborgo di New York) ha sentito qualche giorno fa, sotto la maschera antisputo che i poliziotti gli avevano messo. Le suppliche, i gemiti, i grugniti di Prude a nulla sono serviti, anzi, la testa gli è stata schiacciata contro l’asfalto; tali percosse dopo qualche giorno, lo hanno fatto morire. Prude è l’ennesimo caso dopo George Floyd a Minneapolis, e Taylor Pellegrin della Louisiana, sul quale l’America e tutto il mondo è tornato ad urlare, e ad oscurare, in segno di protesta, i propri profili Facebook. Sì certo tutti rifiutano l’epiteto del “razzista”, ma ahinoi, di questo si tratta.
Cento anni fa con la legittimazione delle leggi razziali e adesso, qualche giorno fa, con l’altrettanta legittimazione della violenza. Nel 1938 era la stessa politica che si ammontava di razzismo. Ma oggi, dopo rivoluzioni, guerre e pandemie (che ci avrebbero dovuto rendere migliori) siamo ancora qua, a cavalcare l’onda della xenofobia, anche nella vita di tutti i giorni. Del resto cos’è il razzismo se non un camaleonte che si adegua agli stereotipi del momento? Il razzismo, la diversità (per religione, usi, costumi e sfumature della pelle) sfugge allo stereotipo ed allo standardizzato. Si, certo, il fenomeno viene dovunque e comunque censurato, tuttavia viene inteso esclusivamente come tale, semplicemente un fenomeno.
Ma tangibilmente si fa ben poco per combattere questa legittimazione che, attraverso leggi o comportamenti viene perpetrata da sempre. “Homo homin lupus” disse il filosofo Hobbes, l’uomo è lupo per l’uomo. Ecco, quel senso di superiorità e supremazia che attanaglia gli umani, come le più selvagge bestie, è una costante purtroppo, una tragica costante… Ebbene l’altrettanta tragicità del razzismo contro i non “standardizzati” trae origine proprio dell’ignoranza e a nulla serve mettere uno sfondo nero come immagine del profilo Facebook, perché è necessario scrollarsi di dosso quella sciocca convinzione di credersi migliori degli altri… Perché come disse Umberto Saba, e lui ben lo sapeva: “Patriottico, nazionalismo e razzismo stanno fra di loro come la salute, la nevrosi e la pazzia”.
Monica Rao