Ogni giorno più o meno alle sei di sera mi faccio una mezzoretta di relax su Facebook prima di andare a casa. Leggo post su post, sostanzialmente mi faccio i cazzi degli altri. Non è che sia Charles Bukowski, ma di solito scrivo pezzi più rilevanti, e questo articoletto non lo è. Se mi sono messo, è solo per curiosità, per sapere cosa pensano i miei lettori della moda del momento: centinaia di donne che si fotografano tette e culi al mare associando alle immagini le massime di grandi scrittori, poeti, musicisti, filosofi, guru, scienziati e benpensanti vari.
Faccio tre esempi per farvi capire. Il primo. Lei, giovane e bellissima, mostra il suo lato b tra una selva di mi piace di noi masculi arrapati. E scrive: “Una vita spesa a commettere errori non solo è più onorevole, ma è molto più utile di una vita passata a non far niente. (George Bernard Shaw)”. Frase magnifica, che ci sta anche. Ma che mi dà da pensare perché da sempre mi meno via a preoccuparmi per gli altri. Cosa sta combinando di così grave la bellezza in questione? Quali sono gli sbagli che sta facendo? E come associarli al suo sedere? Si droga pungendosi sulle chiappe? Sta seriamente pensando di darsi alla pornografia? Allora vado a cercare di capire cosa le sta succedendo leggendo gli altri post del suo profilo. E ci sono sempre e solo cani e gatti da salvare al più presto, criceti agonizzanti da curare, petizioni per delfini, anatre, oche, leoni, elefanti e alligatori. E’ laureata, ha un bel lavoro, fa volontariato, deve essere una bravissima tipa. E mi metto il cuore in pace.
Avanti con la bionda mozzafiato, trentina che forse ha il seno rifatto da poco, e comunque lo mette in bella evidenza. Fossi io, che sono un giornalista, abituato a scrivere didascalie alle foto, sopra l’immagine metterei una frase che c’entra, tipo: “Visto, cari amici, che belle zucche che ho?”. Invece sopra trovo scritto: “Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. (Mahatma Gandhi)”. Gandhi? Gandhi? Gandhi? Ma quello che ha liberato l’India con la filosofia della non violenza? Un illuminato che alle pere di una donna non ci ha mai pensato, ma manco minimamente, in tutta la sua esistenza. No, Gandhi no. Sulle tettone di silicone proprio no. Non sono un moralista, anzi, sono tutto il contrario. Ma è troppo.
In ultimo il post di un’amica di una mia amica, una donna incontrata solo una volta, tanti anni fa, per caso, al parco di Valtesse, una persona molto in gamba. Scrive: “Quello che mi piace del tuo corpo è il sesso. Quello che mi piace del tuo sesso è la bocca. Quello che mi piace della tua bocca è la lingua. Quello che mi piace della tua lingua è la parola. (Julio Cortazar)”, che io, che sono un discreto ignorantino, non so chi minchia sia. Uno dice: “Bello, avrà messo sotto l’immagine delle sue labbra”. Niente di più sbagliato. La mezza poesia dell’intellettuale argentino (sono andato ora a vedere la sua esistenza su wikipedia) è il commento a un selfie ai suoi piedi. Per carità, molto carini, curati e con le unghie dipinte, ma cosa ci azzeccano con “sesso, bocca, lingua e parola”? Viene subito da pensare alla famosa Podofilia, una canzone dei mitici Cornoltis, geniale band proprio di Bergamo.
Chi mi conosce lo sa, mio babbo, Marco, dice che ogni mio articolo deve servire a cambiare il mondo in meglio. Quindi ieri notte mi sono messo a pensare a un centinaio di frasi ad effetto, ovviamente filosofiche e mai volgari, per qualunque mia amica che non sappia cosa mettere sopra l’immagine delle sue chiappe, evitando di scomodare i grandi pensatori sia del secolo scorso che di questo, dico quello in corso. Parlo a loro, se vi serve, ci sono. Non per vantarmi, ma proprio adesso ho partorito questa: “La vita è troppo breve per passarla a guardare il culo, le tette e i piedi di qualcun’altra”.

Matteo Bonfanti