Non ci voleva certo Albert Einstein, bastava John Doe o, per restare autarchici, il signor Rossi. Il protocollo per la ripresa dell’attività del calcio dilettantistico fa acqua da babordo e tribordo e i nodi vengono al pettine. Prima di parlare del caso Varesina, formazione di Venegono Superiore militante nell’Eccellenza lombarda, un accenno al comunicato congiunto di Asd Paladina e Asd Accademia Calcio, firmato dai rispettivi presidenti Egidio Capitanio e Walter Mazzoleni, puntualmente riportata da Bergamo & Sport. In essa si sottolineavano le criticità e la mancanza di chiarezza di FIGC e LND, ventilando la non iscrizione e/o il ritiro delle compagini del settore giovanile per l’impossibilità di rispettare le regole, onerose e dispendiose oltre che fonte di responsabilità in capo ai gestori degli impianti e loro rappresentanti legali. Di qui la proposta (inascoltata) di far partire a settembre solo i tornei delle prime squadre, rinviando quelli giovanili a dicembre, quando la situazione epidemiologica dovrebbe essere più chiara. Le parole di preoccupazione dei due patron suonano profetiche, visto che in Eccellenza, a inizio preparazione, c’è già un calciatore (asintomatico) positivo al Covid. Inevitabile sospendere gli allenamenti e mettere tutto lo staff in isolamento fiduciario per 14 giorni. Rebus sic stantibus, è forte il rischio di ripartire senza alcuna garanzia di portare a termine i campionati. Le norme, qui sta il punto, non prendono in considerazione la varietà dell’universo dilettanti, che spazia dai semi-professionisti agli amatori. Alcune società di serie D stanno già iniziando gli esami sierologici, cui far seguire regolari tamponi. Procedure, va da sé, inattuabili dall’Eccellenza in giù.
Giuseppe Fappiano