Io non so cosa mettono addosso a voi, a me quei cartelloni bellissimi, tra l’altro fatti da uno figo figo, il compagno Karletto, e affissi un po’ dappertutto per tirare su il morale a Ilicic, ogni volta mi fanno commuovere.
Anche oggi. Ero lì, intorno all’una, appena fuori dal Palazzetto, incerto se venire in ufficio direttamente o se farlo, ma con una piccola deviazione da Tresoldi, per stendermi con una dozzina delle famose polpettine al sugo, e ne ho visto uno. A Bergamo pareva il deserto, non c’era in giro nessuno, così mi sono fermato, ho parcheggiato alla cazzo in mezzo alla strada e sono stato ad ammirare Josip per una manciata di minuti.
Quei cartelloni hanno l’effetto di stregarmi, li guardo, mi vengono i brividini sulle braccia e mi scende una lacrimuccia. E penso a quanto sono fortunato a vivere in una città dove da tempo la realtà supera la fantasia, come a Napoli, che è distantissima, ma ha lo stesso cuore gigante, infinito perché immensamente protettivo. A Bergamo c’è tanta gente meravigliosa, che regala piccoli grandi gesti per coccolare i propri figli, quelli naturali, ma pure gli adottivi, come Ilicic, come me, quando si trovano in difficoltà.
Solo questo, la dichiarazione d’amore è finita. Anche perché mentre stavo lì, commosso, completamente immerso nella tenerezza orobica, un uomo sui cinquant’anni, incazzato nero per via della Pandona Aranciona in mezzo alla corsia, mi ha strombazzato pesantemente, gridandomi: “Va bene Ilicic, gli siamo tutti vicini, ma tu come cazzo fai a lasciare la macchina in quel modo? Sei ubriaco?”. E il momento poetico si è concluso mentre mi è rimasta addosso la solita impressione, quella che Bergamo sia la Napoli del nord.
Matteo Bonfanti