Nicola Radici risponde a stretto giro di posta a mister Giulio Cagliani, intervenuto proprio oggi sulla mancata fusione tra Falco e AlbinoGandino, che avrebbe portato alla nascita del Città di Albino: “L’allenatore, che tra l’altro io stimo da sempre, mi pare che non sia a conoscenza dei fatti – spiega l’ex direttore sportivo dell’Atalanta -. Ci tengo quindi a raccontare come sono andati questi mesi in casa Falco”.
Prima però una puntualizzazione, doverosa: “Non ho tentato di fare la fusione con l’AlbinoGandino tenendo all’oscuro il presidente Pierangelo Peracchi, altra persona a cui voglio molto bene – chiosa Radici -. Semplicemente sono andato di persona, a mio titolo personale, dal presidente dell’AlbinoGandino Walter Gotti a cercare di capire se lui e il suo club sarebbero stati interessati a un’eventuale operazione del genere. Capito che la cosa si poteva fare, ho convocato il consiglio della Falco per spiegarne i vantaggi. Sia Peracchi che il fondatore, Paolo Grigis, due anime importantissime all’interno della Falco, hanno deciso diversamente. Ma, ripeto, non è stato fatto niente a loro insaputa”.
Quindi Nicola Radici ci racconta gli ultimi mesi della Falco Albino, partendo più o meno da un anno e mezzo fa, quando Claudio Arizzi si dimette dal consiglio d’amministrazione della società. “Claudio, imprenditore di Albino, che in questi anni si è dato tantissimo da fare, decide di dare le dimissioni, pur continuando a impegnarsi all’interno del club. Ma è il primo campanello d’allarme che qualcosa non va. Poi, prima dell’epidemia legata al coronavirus, lascia anche il vicepresidente Fausto Selvinelli, lui per motivi anagrafici. Si avvicina agli ottant’anni e sente che è venuto il momento di impegnarsi meno nel calcio e la cosa a me personalmente dà preoccupazione perché Fausto è un uomo estremamente capace, un grande catalizzatore di sponsor, una vera e propria garanzia dal punto di vista economico”.
Si arriva al 28 maggio 2020, quando Nicola Radici esprime al consiglio la grande preoccupazione legata al futuro della Falco Albino. “Va ricordato che in Val Seriana il covid ha messo in ginocchio tante aziende, che, difficilmente, avrebbero continuato a sponsorizzarci. Così ho messo sul tavolo la mia proposta, quella di una fusione con un altro club, visti anche i tanti corteggiatori che avevamo in tutta la provincia bergamasca. La risposta di Peracchi e di Grigis, che, ripeto, sono due persone straordinarie, dall’immensa passione, era stata quella che una fusione si poteva anche valutare, ma solo con un’altra società del paese e a patto che nessun ragazzo sarebbe rimasto a casa, senza squadra. A quel punto mi è balenata l’idea di contattare il presidente Walter Gotti, anche perché le nostre prospettive economiche, fotografate proprio in quei giorni dall’ormai ex direttore generale Oriano Signori, non erano delle più rosee. I primi approcci con alcuni sponsor per la nuova stagione non erano stati per nulla positivi”.
A inizio giugno l’incontro tra Nicola Radici e Walter Gotti, che appare entusiasta della prospettiva di dare vita al Città di Albino, unendo tre grandi club, la Falco, l’AlbinoGandino e… l’Oratorio Albino. “Gotti mi è subito piaciuto – racconta ancora Nicola -. La sua idea era quella di dare vita a una società dove i dirigenti dei vari club avessero pari dignità. Nel progetto volevamo coinvolgere anche l’Oratorio Albino. Come tanti altri presidenti in gamba, Gotti ha una grande stima di quanto fatto sia dall’Oratorio Albino che dalla Falco, che è una società che ha un vivaio straordinario grazie alla passione e alla competenza dei tanti che s’impegnano. Direi che il settore giovanile della Falco vale uno di quelli che hanno i club di Serie D”.
Si arriva a questi ultimi giorni. “Sia Peracchi che Grigis hanno bloccato la fusione per paura che qualche ragazzo non potesse più giocare. Ma con Gotti non eravamo entrati nei dettagli. Fossimo andati avanti, avremmo trovato il modo di non lasciare a casa nessuno dei nostri tesserati. Mi dispiace non abbiano capito che questo percorso avrebbe portato tanti benefici. Lo stesso lo pensano sia Oriano Signori che Mauro Marinoni che hanno dato le dimissioni con me”.
Nicola Radici svela di avere sostenuto, solo alcune settimane fa, l’idea di Oriano Signori di affidare a Giulio Cagliani la panchina della prima squadra della Falco per il post Magoni, appena prima che prendesse piede l’idea della fusione. “Ma Cagliani ha detto che non se la sentiva. Sempre a Giulio tengo a far sapere che il mio ingresso nel Forlì non c’entra assolutamente con le mie dimissioni alla Falco. Ho sempre percorso diverse altre strade in questi anni da dirigente ad Albino, anni fantastici con gente meravigliosa, parlo proprio di Pierangelo Peracchi e di Paolo Grigis, due grandi uomini che fanno calcio come impegno sociale, persone che sono da prendere da esempio nel nostro pallone. Il motivo delle mie dimissioni è perché abbiamo idee diverse del calcio in Valle Seriana dopo l’emergenza covid, pur stimandoci tantissimo”.
Matteo Bonfanti