Le Frecce Tricolori sopra le nostre teste? Uno spreco di soldi inutile, qualcosa che porta meno euro nelle nostre tasche già dissestate dopo l’emergenza del coronavirus, oltre che inquinare i nostri cieli. Pensiamo invece a sanità, scuola, cultura e servizi pubblici, alle fasce più deboli, messe ulteriormente in ginocchio da questo difficile momento. Questo, in estrema sintesi, il pensiero del collettivo di donne bergamasche, che, nato solo qualche mese fa, si sta rendendo protagonista di tante battaglie importanti per la parità di genere nella nostra provincia.
La prima manifestazione è stata il 2 febbraio, un flash mob nel centro della nostra città, dal nome El violador eres tu, contro la violenza sulle donne. Poi, nella notte tra il 24 e il 25 maggio, tante scritte sulle nostre strade coi gessetti colorati, per attirare l’attenzione della popolazione sui diritti violati in questo tempo sospeso di coronavirus.
Ora una lettera inviata alle redazioni dei giornali bergamaschi per dire no all’imminente arrivo delle Frecce Tricolori, richiesta fatta dal nostro sindaco, Giorgio Gori, per celebrare la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in programma il prossimo 28 giugno.
Come detto la missiva, firmata da Paola Savo, a nome del Collettivo, e che pubblichiamo alla fine dell’articolo, si domanda se sia una scelta opportuna l’arrivo nei nostri cieli del fugace spettacolo, dai costi esorbitanti, quando le priorità dovrebbero essere altre.
Matteo Bonfanti
Qui la lettera
«Gentile redazione,
scrivo a nome di un gruppo di donne di Bergamo, un gruppo femminista eterogeneo e intergenerazionale auto-organizzatosi attraverso strumenti informali. Siamo le donne che il 2 febbraio hanno organizzato a Bergamo il flashmob “El violador eres tu”, portando in piazza Vittorio Veneto oltre 200 donne, che si sono unite al grido lanciato dalle donne cilene lo scorso novembre. Solo alcune di noi si conoscevano prima di allora, il flashmob ci ha fatte incontrare e non ci siamo più lasciate. Anche chiuse in casa, a distanza, abbiamo continuato a tessere questa relazione. Prima e poi durante il lockdown molte di noi hanno perso amiche, amici, care e cari, altre si sono ammalate o hanno visto ammalare i propri cari. Ci siamo scambiate idee e abbiamo condiviso riflessioni, speranze, visioni su cosa verrà dopo, delusioni, indignazione e rabbia, tanta rabbia.
Domenica scorsa, la nostra rabbia e delusione sono cresciute nuovamente quando abbiamo appreso da L’Eco di Bergamo che il nostro sindaco e il sindaco di Brescia si stanno attivando per ottenere che il 28 giugno, in occasione della visita di Mattarella a Bergamo, le Frecce Tricolori colorino i nostri cieli.
Noi, donne di Bergamo, non condividiamo nel modo più assoluto l’entusiasmo espresso nell’articolo a proposito di questa iniziativa, non ci riconosciamo affatto nel ritratto grottesco di bergamaschi e bergamasche delusi/e dalla scelta di escludere Bergamo dai voli celebrativi delle Frecce. Crediamo anzi che sia stata una scelta più che opportuna. Di più: riteniamo che i passaggi nei cieli delle altre città siano stati inopportuni, uno spreco di risorse pubbliche, sempre grave ma tanto più grave in un momento come questo, oltre che un’inutile fonte di inquinamento ambientale, da sempre grave, ma tanto più grave ora che studi autorevoli hanno ipotizzato una drammatica connessione tra inquinamento dell’aria e diffusione/letalità del Covid.
La sanità, la scuola, la cultura, i servizi pubblici soffrono da sempre della carenza di risorse economiche e investimenti. La pandemia ha esasperato e reso evidenti le ingiustizie e iniquità di un sistema che emargina, discrimina e penalizza le fasce più deboli della popolazione e le donne, a cui da sempre viene chiesto di sopperire a proprie spese alle mancanze di un welfare inadeguato. In questo quadro, uno spreco ingiustificato e ingiustificabile di risorse pubbliche per un attimo di vanesio orgoglio nazionale ci sembra davvero fuori luogo. Il momento di atroce sofferenza che i bergamaschi hanno vissuto e stanno vivendo richiede ben altre risposte dai nostri amministratori locali, che potrebbero invece casomai chiedere al Presidente Mattarella e al governo nazionale che i fondi che servirebbero per offrire alla popolazione bergamasca questo fugace “spettacolo” siano invece utilizzati per la sanità, la scuola pubblica, l’ambiente, i servizi culturali della nostra città».