Fabrizio Carcano
La decisione verrà ufficializzata il prossimo 17 giugno dalla UEFA. Ma secondo i quotidiani tedeschi, megafono dell’unico campionato ripartito in Europa e finora senza alcun intoppo, non ci sono dubbi: la Champions League si assegnerà con la formula delle Final 8 con gare secche nei quarti e in semifinale, nella sede unica e neutra di Lisbona. Il Portogallo, scelta condivisa da quasi tutte le leghe nazionali: il Paese lusitano ha gestito al meglio l’emergenza pandemica, con un numero di contagi quasi nullo rispetto agli altri Stati comunitari. Ed è un Paese che offre maggiori garanzie sociali e politiche rispetto ad una Turchia ancora alle prese con la pandemia e con noti problemi legati al regime di Erdogan, al mancato golpe, agli interventi militari in Siria e Libia. Dunque due interventi decisi dall’Uefa. Spostare la sede finale da Istanbul a Lisbona e concentrare la fase finale in un evento spettacolare e mediatico. Come accade nel basket e nel volley: otto tifoserie in una città, una sorta di mini torneo europeo tra le otto migliori del vecchio Continente.
Non solo, in questo modo si risparmiano viaggi e rischi, nel caso (ormai sembra remoto) di ripresa dei contagi in uno degli Stati di provenienza del club. In sintesi: zero rischi che un focolaio in Lombardia o Baviera o Catalogna possa mettere a rischio un match costringendo a inventarsi all’ultimo campi neutri e zero viaggi in almeno tre diversi Stati tra quarti, semifinale e finale. Una sola città, un solo stadio, appena sette partite complessive, appena tre gare per chi arriverà a sollevare il trofeo. Per cui tutti a Lisbona, anche se manca ancora l’ufficialita’…