Uno sprazzo di calcio giocato, nel limbo di un’estate dilettantistica spesa più tra la paura e le incertezze che tra i colpi di mercato. Complice l’allentamento delle restrizioni, l’Atletico Sarnico onora il suo uomo più rappresentativo tributandogli quanto promesso: una maglia celebrativa, la cui genesi è da ritenersi quantomeno travagliata. Vuoi per qualche risultato negativo, vuoi per lo stop che ha colpito i campionati per via della pandemia da Covid-19, la premiazione si è fatta attendere. C’è tuttavia un aspetto positivo. Perché quando di mezzo c’è un generale stato di apatia, unitamente a un prolungato fermo dell’attività atletica, ci sta pure che qualcuno inizi a malignare su un presunto ritiro dall’attività agonistica. Trattandosi di uno dei “vecchietti terribili” del nostro calcio, uno degli ultimi “Immortali” in grado ancora oggi di incidere e strappare applausi a scena aperta, il tributo offerto a Matteo Sora vale anzitutto da linfa vitale per un giocatore, e un uomo, abituato a fare dell’entusiasmo e dell’aspetto motivazionale i suoi storici cavalli di battaglia, oltre naturalmente a una vena realizzativa che, un po’ come accade con il vino buono, sembra migliorare con il passare degli anni. Anche se in coda a una stagione avvelenata dal virus, e da una chiusura anticipata che non rende giustizia a nessuno, tutto il mondo dilettantistico saluta come una benedizione il regalo dell’Atletico Sarnico al suo cannoniere-principe: una maglia con impresso il traguardo delle 250 reti raggiunte in una carriera di prim’ordine. Da qui riparte l’Atletico, fortemente determinato nel proseguire un’attività impregnata di passione sportiva. E da qui riparte bomber Sora, che a dispetto di qualche chilo di troppo allontana le dicerie e suona la carica per sé e per l’intero calcio bergamasco: “Come direbbero gli inglesi, “This is History”. Sono molto contento di questo premio, non me l’aspettavo, tanto più che in questa stagione ci si è messo un po’ di tutto perché non potessi godermi fino in fondo quello che ritengo un traguardo importante. Avrei forse preferito riceverlo nel pieno della stagione e con qualche chilo in meno di quelli che purtroppo ho messo in questi mesi di fermo. Cinquanta giorni di Covid-19 e di stacco dal lavoro si sono fatti sentire, nello spirito oltre che nel corpo; ora questa maglia mi riporta su di giri, facendo affiorare certi ricordi e certe emozioni che solo il calcio è in grado di regalare. Mi sono demoralizzato, ma l’amore per questo sport non è mai stato in discussione. Il ritiro può attendere, continuerò a giocare e continuerò a farlo con l’Atletico Sarnico, che ringrazio in ogni sua componente, dai dirigenti, i collaboratori e tutti i miei compagni, per questo splendido dono. L’Atletico è uno stile di vita, prima ancora che una squadra”.
Nik

Nella foto, Matteo Sora con Marco Belotti, dirigente dell’Atletico Sarnico