Egregio direttore Matteo Bonfanti
questo non è un articolo ma semplici punti di vista intorno all’Atalanta. La sconfitta di Torino è un furto con scasso perpetrato dall’arbitro internazionale Tagliavento, per la verità non nuovo a simili malefatte. Senza tornare alle famose “manette” di Mourinho, basta ricordare che cosa ha combinato in una partita di Champions tra Basilea e Schalke 04 convalidando un gol ai tedeschi con ben quattro giocatori in fuorigioco con gli svizzeri increduli e basiti. Secondo quanto scrive la Gazzetta dello Sport è stato mal consigliato da Gavilucci, l’arbitro d’area, che ha “visto” il fallo di Consigli. Capisco le difficoltà sui fuorigioco, capisco gli scontri e i contatti fra giocatori in area ma lo scontro tra Consigli e Cerci non dava adito al minimo dubbio: punizione a favore del portiere, in azione difensiva (respinta di pugni in tuffo e soprattutto in anticipo) . E’ vero che in un campionato gli errori arbitrali si compensano ma il rigore di ieri è fuori da ogni logica delle regole del gioco del calcio. Nicchi, un altro della casta dei dirigenti intoccabili nonché capo degli arbitri, che cosa dice? Si discuterà a lungo su questa enorme “cappellata”. L’Atalanta all’Olimpico ha perso la sua nona partita in trasferta e questo è un dato di fatto. E allora chiediamo a Colantuono il perché della formazione scesa in campo dal primo minuto: fuori Denis e Moralez, dentro Livaja e Brienza. I due argentini relegati in panchina hanno fatto scatenare blog, siti, giornali on line, facebook e cinguettiì con fantasmagoriche (e magari veritiere) supposizioni: un castigo societario per nottate non proprio da atleti, una richiesta degli stessi al tecnico per un turno di riposo dopo aver tirato a lunga la carretta atalantina, le scelte di mercato che coinvolgono il croato e l’ex-palermitano, le decisioni tattiche del mister. Certo è che il primo tempo di Torino-Atalanta è stato imbarazzante, soporifero e quasi scandaloso, colpa di entrambe le formazioni. Va bene che un pari all’Olimpico sarebbe stato un buon risultato. Ma se punti subito allo zero a zero devi mettere in conto l’imponderabilità del caso. Proprio quello che è successo all’Atalanta sul prato dell’Olimpico di Torino. Seneca ci ha lasciato questo motto: “Fortuna fortes metuit, ignavos premit” che significa, più o meno “la fortuna ha paura dei forti e invece schiaccia i deboli”.
Il tuo collaboratore più “anziano” Giacomo Mayer