Continua a regnare l’incertezza sul futuro del calcio dilettanti. Sulla conclusione della stagione 2019-2020, stoppata a inizio marzo a causa dell’emergenza Coronavirus, aleggiano enormi punti interrogativi e a stretto giro si attende una risposta definitiva da parte della Federazione. Si tornerà a giocare per completare i campionati? E se sì, quando sarà possibile farlo? Manuel De Martini, allenatore della Juventina Covo, ci ha fornito il proprio punto di vista sulla questione: “In tutta sincerità sono contrario alla ripresa delle competizioni. Essendo dilettanti, credo non ci siano le condizioni adeguate per portare a termine i vari tornei. In questo momento è difficile garantire la totale sicurezza e, soprattutto, con il dilatarsi delle tempistiche le società avrebbero pochissimo tempo per programmare e preparare eventuali Playoff o Playout. Senza dimenticare che se si giocasse fino ad estate inoltrata si andrebbe ad influenzare anche l’organizzazione della stagione successiva”.
Il presente, invece, parla di una situazione di quarantena da rispettare almeno sino al 3 maggio: “A livello personale è cambiato poco perché sto continuando a lavorare in smart working, rispettando le disposizioni imposte dalla mia azienda”. E’ però la mancanza del calcio a pesare sulla quotidianità: “Al momento della prima sospensione abbiamo bloccato tutti gli allenamenti, delegando ai ragazzi delle tabelle di preparazione personalizzate da seguire individualmente. Poi quando il nuovo decreto ha sancito lo stop a qualsiasi tipo di attività abbiamo comunicato alla squadra di fermarsi. Mi manca molto il contatto con i ragazzi, vivere emotivamente lo spogliatoio, gli allenamenti e le partite. La preparazione di un match, l’analisi della sfida precedente, il raggiungimento di un obiettivo… mancano queste emozioni che sono la vitalità del calcio”.
Se ne parla ancora poco ma tra gli addetti ai lavori c’è il timore di forti ripercussioni dal punto di vista economico: “Le prospettive non sono incoraggianti. Qualsiasi imprenditore, in questo momento, ha a cuore la salute della propria azienda e mette al primo posto la tutela dei propri dipendenti. La volontà di sponsorizzare delle società calcistiche passa ovviamente in secondo piano e potrebbe generarsi un pericoloso effetto domino. In ogni caso, voglio guardare al futuro con ottimismo e prima o poi si ripartirà e le aziende sane supereranno questo momento. Sicuramente vivremo una fase di transizione fino alla scoperta del vaccino, dopo la quale potremo anche essere in grado di “convivere” con questa minaccia”.
Grandi incognite anche sul settore giovanile, dopo l’ufficialità dell’annullamento dei campionati: “Il Settore Giovanile lo collego alle scuole: se non è possibile fare stare i ragazzi insieme in classe, è inverosimile pensare che possano condividere uno spogliatoio o peggio ancora un campo di calcio. Credo che a livello giovanile, tantissime attività e non solo il calcio, si muoveranno alla stregua dell’istituzione scolastica che è un assoluto riferimento”. L’emergenza che stiamo vivendo potrebbe anche riscrivere il rapporto calcio-famiglie, con lo spettro della diminuzione delle iscrizioni presso le Scuole Calcio: “E’ normale che un genitore abbia qualche remora iniziale ma credo che alla fine prevarrà la voglia di divertirsi del ragazzo e, con le giuste condizioni, la famiglia non può impedirgli di fare ciò che ama. Dal punto di vista economico, invece, mi aspetto un importante ridimensionamento a livello generale che permetta di aiutare tutti e quindi di scongiurare un calo delle partecipazioni, sia in termini di squadre che di singoli ragazzi. Una ricerca di maggiore equilibrio che possa beneficiare a tutto il nostro movimento”.
Michael Di Chiaro