Tante partite, tanti epiloghi da batticuore, ma soprattutto tante amicizie destinate a durare nel tempo, si snodano intorno alla figura di Emilio Carlessi, ex presidente del Bergamo San Francesco nonché attuale dirigente accompagnatore della Voluntas Osio. Sull’asse Bergamo-Osio Sotto, sulla scia di un uomo di sport che non trova eguali, per attaccamento, dedizione e genuinità, prendono vita storie calcistiche, oltre che umane, che raccontano l’immagine più pulita, e più divertente, del pallone di casa nostra. Tra un salto di categoria, e un salto fuori-città, verso piazze tutte da scoprire, ecco servita l’epopea di Emilio Carlessi e di quel gruppo di giocatori che, nel loro “Pres”, si sono identificati, fino a formare un tutt’uno inscindibile, e intramontabile. Dove c’è l’uno, arrivano anche gli altri, e allora poco importa, se ci si mette qualche inghippo, o qualche finale di playoff, a mandare all’aria i destini di una stagione. “Ho avuto solo soddisfazioni dal calcio – esordisce Carlessi – perché, nel nostro modo di intenderlo, il divertimento e l’attenzione ai valori umani hanno sempre avuto la precedenza. Fin dai tempi del Bergamo F.C., nel 1997, ho avuto la fortuna di poter disporre di ragazzi che, come me, badano al valore della parola, più che alle firme e ai rimborsi. Il calcio è fatto di piccole cose, specialmente nelle categorie più basse, ed ecco salire alla ribalta qualità impareggiabili, e non trattabili, come l’amicizia e la lealtà. Gente come Frigerio, Colombo e Trocchia mi ha seguito praticamente ovunque, dando mostra di grande attaccamento, ma non dimentico il contributo dei collaboratori, come Angelo Noris, Luigi Gotti e Andrea Ferrari, che negli anni hanno sfoggiato serietà e spirito di collaborazione. Con l’avventura di Osio Sotto, il discorso si è complicato, trattandosi di una piazza che, dopo l’addio della famiglia Cornelli, ha avvertito la necessità di riscattarsi, ma anche lì ho avuto modo di incontrare persone splendide, che a dispetto di tanto vociare hanno sempre manifestato attaccamento e grandi doti morali; su tutti, Giorgio Pesenti e “Il Bocia” Galimberti”. L’apice della gioia non può che coincidere con il massimo traguardo sportivo, vale a dire il salto di categoria, ma il ricordo di Carlessi focalizza un altro momento ugualmente toccante, e risalente al maggio 2012: “Dopo l’approdo in Seconda, in seguito al ripescaggio occorso nel 2011, abbiamo impostato il nostro campionato sulla salvezza, affidandoci a un mister preparato e competente come Palazzi. Dopo un’ottima partenza, la squadra ha vissuto un preoccupante calo, tanto che il mister ci abbandonò a sei giornate dal termine, peraltro a partita in corso. Dopo l’umiliante sconfitta con la Nuova Selvino, si è reso necessario guardarsi in giro per un nuovo allenatore, ma di mister disponibili non c’era traccia. Toccava allora a me prendere in mano il gruppo, ed ecco un’incredibile salvezza maturata al penultimo turno. Fummo bravi tutti noi ad assumerci le nostre responsabilità, e quei ragazzi, tra i mille patemi, ci misero davvero quel qualcosa in più per raggiungere l’obiettivo. A Nembro, nell’ultimo turno in programma, fu tempo di addii, e quel lungo applauso che mi tributò la squadra è qualcosa che rimarrà per sempre dentro di me. Fu un momento davvero commovente, e a ben vedere mi sale la pelle d’oca ancora oggi. Ciò significava che avevamo davvero creato qualcosa di buono, tanto che qualcuno mi ha seguito fino ad Osio, mentre un altro gruppetto si è accasato in blocco al Monterosso”. Storie di un calcio che cambia, che imbocca nuove strade, e rimescola i gruppi. Ma che, al dunque, mette in campo l’umanità vera.
Nikolas Semperboni
lunedì 20 Gennaio 2014