Bergamo –

Ma quale animale pericoloso, famelico e aggressivo. Il Centro Sub Bergamo non ha più paura dello Squalo bianco (Carcharodon carcharias), grazie alla conferenza tenuta, martedì scorso, presso il Palazzo Coni di via Monte Gleno, dal Dott. Alessandro De Maddalena, uno dei più importanti specialisti al mondo di questo temuto predatore acquatico. La biologia, le tattiche predatorie, cenni sull’osservazione e il cage diving, e un puntuale aggiornamento sullo stato di salute di una specie sempre più minacciata, hanno scandito le parole del luminare, il quale, da vero uomo di scienza, ha provveduto a sfatare i più erronei luoghi comuni, sciorinando dati inconfutabili e diapositive davvero eccezionali. Intento a studiare lo Squalo bianco da 17 anni, il Dott. De Maddalena si è soffermato sulla situazione in Sudafrica; teatro delle sue ricerche, nonché luogo privilegiato per l’osservazione di un animale che, nel nostro Mediterraneo, ha conosciuto negli ultimi decenni una forte diminuzione numerica, a causa dell’inquinamento delle acque e della contrazione dei siti  idonei alla riproduzione. “Siamo circondati da troppa disinformazione, e da troppo sensazionalismo – ha detto De Maddalena – e allora ben vengano determinati momenti di confronto, come quello organizzato dal Centro Sub Bergamo, che sono senz’altro utili a divulgare le giuste informazioni, restituendo tutta la dignità del caso a un animale bellissimo, del quale si son dette troppe sciocchezze. Basti pensare alle segnalazioni nel Mediterraneo. Ogni volta che qualcuno avvista uno squalo, sembra che quella sia destinata a diventare l’ultima segnalazione, manco si trattasse di un prodigio, o di un miracolo. Eppure lo Squalo bianco vive stabilmente nel Mediterraneo, e non ci si dovrebbe scomporre più di tanto. Poi vanno a cercarlo nel Mar Rosso, ma è un dato incontrovertibile che lo Squalo bianco, nel Mar Rosso, non c’è. Un altro aspetto su cui riflettere riguarda gli studi sull’animale morto, per i quali, in passato, si sono compiuti troppi errori, e troppe nefandezze. Per quanto utili alla raccolta di informazioni sulla dieta, la tassonomia, e la riproduzione, studi di quel tipo non bastano, e andrebbero affiancati da quelli sull’animale vivo. Purtroppo, i corsi di biologia sugli squali non sembrano interessare a nessuno in Italia, tantomeno alle Università”. Ecco spiegato dunque il perché della scelta del Sudafrica, quale punto privilegiato per le ricerche su un predatore davvero sorprendente: “Il Sudafrica presenta la più alta concentrazione di squali bianchi, tanto che è possibile persino osservarlo mentre preda in superficie le otarie, o addirittura mentre compie balzi clamorosi fuori dall’acqua. Solo in Sudafrica accade tutto questo, in un contesto che può annoverare un paesaggio unico al mondo e una varietà incredibile di specie, tra uccelli, come sule, albatros e pinguini, cetacei e mammiferi”. De Maddalena, che ha letteralmente incantato con le parole, e con diapositive davvero mozzafiato, passa così al delicato rapporto uomo-animale: “Lo squalo diffida dell’uomo, e non è vero che lo attacchi per mangiarselo. Possiamo ipotizzare che certi episodi siano da correlare al bisogno dell’animale di mettere alla prova le proprie tecniche di predazione, “giocando” ed “esercitandosi” con l’uomo, ma guai a pensare che lo squalo rappresenti un reale pericolo.  Lo squalo si avvicina alle coste solo in determinati periodi dell’anno, in concomitanza con la caccia ai tonni, ai delfini e a vari tipi di pesce, e le stesse immagini a nostra disposizione raccontano di un animale intelligente, abile a imparare, e che può disporre di due stomaci, utilizzati a mo’ di dispensa, che gli permettono di restare per lungo tempo a digiuno”.
Nikolas Semperboni

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