Meglio di così il 2014  non poteva iniziare. Sei punti, peraltro conquistati contro le dirette rivali – Catania e Cagliari – proiettano la Dea a ridosso del suo olimpo privato: la salvezza. Siamo solo al giro di boa, è vero, ma passo dopo passo, bracciata dopo bracciata, i nerazzurri si stanno avvicinando alla meta.
Il film della gara vede i sardi, nonostante lo zero alla voce vittorie in trasferta, partire forte. Come da copione, Ibarbo si rivela pericolo pubblico numero uno. Un ghepardo da braccare al più presto. Anche perché il colombiano ci mette poco ad azzannare la porta bergamasca, prima con un siluro dalla distanza che morde il palo alla destra di Sportiello (6′), e poi con un mancino che va ad impattare l’incrocio dei pali (15′). I legni tremano, insieme ai 7.000 del comunale. Il 4-3-1-2 di Lopez funziona a dovere: i tre mediani – Conti vertice basso, coadiuvato dagli interni Dessena ed Ekdal – garantiscono buona copertura alla difesa e supporto a Cossu, trequartista con licenza di svariare alle spalle di Sau e, appunto, Ibarbo. Colantuono, del resto, aveva avvertito: “Al di là dell’assenza di Pinilla, questi tre là davanti non ce li ha nessuno”. Ed è proprio il Cagliari ad approcciare al meglio la gara, dominando per certi versi un’Atalanta che da brava testuggine inizia a sporgere la testa utilizzando la migliore arma a disposizione: il contropiede. Che vede nel piccolo Maxi Moralez la miccia in grado di innescare il candelotto di dinamite, German Denis, rimasto per lungo tempo inesploso, stretto nella morsa del duo difensivo composto da Astori e Rossettini. I principali grattacapi, infatti, nascono dalle sgambate di Bonaventura, che arma il destro di Denis prima (16′) e il mancino di Brivio poi (25′), respinto prontamente da Avramov. Dall’altra parte, invece, Brienza fatica a carburare, mentre Cigarini – giornata da serbatoio creativo in leggera riserva – è costretto a muoversi di sciabola piuttosto che fioretto, complice il maggior predominio territoriale degli avversari. E senza la luce che s’accende, tutto diventa più difficile. Tant’è che è sempre il Cagliari a sfiorare il vantaggio con la legnata di Conti: terzo palo di giornata – della serie, non c’è due senza tre -.
Il gol di Jack (23′), tuttavia, indirizza la gara su binari più rassicuranti e costringe i tecnici a cambiare le carte in tavola. Dopo lo svantaggio, Lopez getta nella mischia Ibraimi e Cabrera al posto di Dessena ed Ekdal: due centrocampisti dall’attitudine maggiormente offensiva, mentre Colantuono infarcisce la mediana di un altro lottatore, Carmona. Obiettivo salvaguardia del risultato e chiusura degli spazi. Obiettivo raggiunto, tant’è che il forcing cagliaritano produce una sola occasione da rete, sintetizzata nel colpo di testa di Pisano. L’Atalanta risponde gettandosi negli spazi concessi da un Cagliari ormai sbilanciato e dai meccanismi sconnessi, senza arrotondare il parziale. Nulla di nuovo insomma. L’Atalanta avanza, scopre lo straordinario nell’ordinario, e se ciò significa punti in classifica, non possiamo che dargliene atto.

Fabio Viganò